Muzak - anno III - n.04 - luglio 1975

Libri Uecodel paradosso Giaime Pintor « Solo di fronte al riso la situazione misura la sua forza: quello che esce indenne dal riso è valido, quello che crolla doveva morire » (Elogio di Franti). Questa considerazione, tratta dal pezzo forte del libretto Diario Minimo di Umberto Eco (Mondadori pag. 160 - L. 1.000), costituisce un po' la ragione stessa dell'opera: ridere, fare il verso, prendere a gabbo situazioni, ma soprattutto mode culturali, miti della società d'oggi, parodiare un certo modo di far letteratura, sociologia, antropologia o critica letteraria. Son tutti brevi pezzetti di un umorismo fulminante, ancorché raffinatissimo, schizzetti quasi, diverrissement apparentemente futUi. Come in Frammenti, dove ipotizzando la relazione di un filologo del 1800, 'dopo l'Esplosione della terra del 1980, sulla cultura italiana del XX secolo: « Altrove troviamo invece senso di disperazione, di lucida coscienza della crisi, come in questa spietata rappresentazione della solitudine e dell' incomunicabilità che forse, se dobbiamo credere a quanto l'Enciclopedia Britannica dice di questo autore, dobbiamo ascrivere al drammaturgo Luigi Pirandello: « Ma Pippo Pippo non lo sa - che quando passa ride tutta la città; ... » O ancol'a: « Ascoltate la pura bellezza di questi versi: « Lo sai che i papaveri son alti, alti, alti ... ». O qualche pagina più in là, Fenomenologia di Mike Bongiorno, dove in pochissime righe Eco mette a nudo il meccanismo che presiede al successo televisivo: l'essere un poco sotto la mediocrità, nella stupidità che non ha nemmeno a tratti la grandezza (senonaltro in negativo) che talvolta l'idiozia sa trovare. E sentite come immaginari antropologi della Melanesia vedono l'Italia e la sua storia, in una prova di demistificazione del mito-risorgimento che andrebbe letta in rune le seconde elementari: « Certamente non tutti gli italiani sentivano l'ansia della riunificazione, ma fra tutti fu il regno di Napoli quello che tenne alta la fiaccola della riscossa. Se dobbiamo credere ai documenti fu appunto il Re delle due Sicilie che fondò l'accademia militare della 1unziatella nella quale si formarono i più fervidi patrioti, Morelli, Silvati, Pisacane, De Sanctis. A questo monarca illuminato si dovette dunque la • rinascita italiana; ma tramava nell'ombra una oscura figura di austriacante, il Mazzini, del quale poco riportano le storie, salvo che continuamente organizzava falsi complotti che di regola venivano stranamente scoperti e sventati, così che i migliori e più generosi patrioti, astutamente istigati dal Mazzini, cadevano nelle mani dell'austriaco e venivano chi ucciso chi imprigionato ... In posizione singolare si trovavano gli Stati Sardi, apparentemente disattenti ai problemi dell'unificazione nazionale. Di essi si sa che l'esercito piemontese intervenne proprio a Milano nel corso di un'insmrezione, ma riuscì a tal punto a confondere le cose che fece fallire la rivolta e abbandonò la città e i rivoltosi nelle mani degli austriaci ». Sempre dallo stesso pezzo, la giornata tipica di un indigeno milanese: «Di buonora esso si sveglia per recarsi alle incombenze tipiche di questa popolazione, raccolta di acciaio nelle piantagioni, coltivazione di profilati metallici, concia di materie plastiche, commercio di concimi chimici con l'interno, semina di transistori, pascolo di lambrette, allevamento di alfaromeo e così via ». Quello stesso brano che trova il suo culmine comico e amaro nel Paradosso di Porta Ludovica, secondo cui, con dimostrazione lunga e complessa, si arriva alla determinazione che '< Por56 ta Ludovica non esiste per chi triangola nello spazio milanese partendo da Piazza 1apoli ». el brano Dove andremo a finire? immaginando di essere nell'Atene democratica di Pericle, fa il verso ai critici apocalittici della società di massa, solo tenuamente nascosti da una grecizzazione trasparentissima : Montalides (Montale), Karlobotes (Carlo Bo), Zollofonte (Zolla) e immaginando come costoro avrebbero criticato l'Attica di Platone, Socrate, Aristotile, Euripide, Tucidide, etc. In Do yo11r movie yourself, immagina dei soggetti filmici-tipo e le varianti, cosicché, come in un gioco, il soggetto-tipo Visconti (Baronessa anseatica lesbica tradisce il suo amante operaio della Fiat denunciandolo alla polizia. Egli muore ed essa pentita fa una grande festa orgiastica nei sotterranei della Scala con travestiti e ivi si avvelena) può trasformarsi con opportune sostituzioni previste in: Azionista della Dupont della Ghisolfa tradisce suo figlio con cui ha rapporti incestuosi, gondoliere, travestendolo da fi. glia del Rigoletto e rinchiudendolo in un sacco etc. etc. Esempio, in alcuni casi, vedi Antonioni o Godard, particolarmente ben imi rato, della sclerosi artistica dei nostri registi. E dando prova, insieme a tanti e tanti altri diverrimentini di cui non possiamo riportar stralci per mancanza di spazio (e perché sennò riscriveremmo il libro), di una rara capacità di critica e di saper cogliere i punti deboli di situazioni e personaggi con rara maestria. E ci insegnano queste parodie a non prendere troppo sul serio le cose cosiddette serie, dietro cui, sia detto senza qualunquismo, troppe volte si nascondono tragiche buffonate. •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==