Muzak - anno III - n.04 - luglio 1975

Cinema Incredibile mafinto Se continuano a sequestrare film brutti, finirà che saremo presi da grande amore per la censura. Ora, siccome invece quell'alto con/sesso non ci piace per nulla, diciamo che è stupido e cretino, se non è fatto apposta - beninteso , sequestrare un film pulito come se fosse lavato con Dash, la cui unica pecca è di fornire della real- &tori• di vite • malavita tà una versione distorta, falsamente obiettiva, mutilata, lacrimosa e incredibile. Che non è, tome si vede, pecca da poco. Parliamo dell'ultima « cosa >> uscita sugli schermi a firma Carlo Lizzani, Storie di vita e malavita, sorta - dicono loro - di inchiesta sulla prostituzione minorile. Il recensore è - lo confessa - inesperto granmente del mondo della prostituzione, tanto minorile quanto adulta. Per quel che ne sa le storie che Lizzani ci sbatte sullo schermo potrebbero anche essere vere. E' possibile anche che esistano tre democristiani onesti in qualche sperduto paese del Molise. Ma ve lo immaginate un film intitolato storia della D.C. in cui appaiano, appunto, questi tre signori democristiani per caso e non la massa degli altri, farabutti e reazionari? Ecco, questo è l'ottica distorta, il tipo di errore, in cui cade Lizzani: quelli che si intendono di 52 queste cose la chiamano con bella parola sineddoche, la parte per il tutto. Ricche, colte, settentrionali, finite per caso in uno dei racket più mostruosi di questa mostruosa società: questo sono, per Lizzani, le prostitute minori. Il massimo di sociologismo è la notazione, stupida e scontata, che sono le famiglie divise o inesistenti a spingere queste disgraziate sul marciapiede. Se fosse uscito prima del referendum avrebbe ottenuto - ci potete giurare -una sovvenzione speciale da Amintore il Breve. Mezzogiorno emezzoscemo Viene presentato come 100 minuti di risate. Ora fortunatamente non è vero, anche perché ridere per l ora e 40 minuti, diciamocelo, è abbastanza noioso. Sulla comicità s'è detto tanto. Persino Bergson ci ha seritto un saggio. In mezzogiorno e mezzo di / uoco, la comicità è quella - lecitissima, beninteso - delle torte in faccia (ci sono!). Di per sé, abbiamo detto, lecita e anche divertente. Ma i nostri cinematografari debbono strafare e, più realisti del re, si mettono a doppiare in dialetto. Il governatore corrotto - indovinate un po'? - parla siciliano; il pistolero più veloce del west in milanese. Noi non abbiamo nulla né contro i siciliani, né contro i milanesi. Non è strano - buondio! - che il cattivo sia terrone e il buonobravo un sano settentrionale efficiente? Direte che siamo fissati e dobbiamo far politica apposta anche dove non c'entra, ma perché non succede mai il contrario? Freda

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