Muzak - anno III - n.04 - luglio 1975

Mass-media Piangeil microfono Corrado Sannucci Ad Adriano Dezan spetta il tentativo di fare del ciclismo uno spore cdevisivamente spettacolare. E' un'impresa disperata dal momento che l'azione tecnica regina di questo sport, l'uomo che va in fuga, al video non su cita più emozioni del vedere un'auto che esce dal parcheggio. Ma non è di questo che vogliamo parlare. Abbiamo letto su un quotidiano sportivo che, tra i giornalisti al seguito del Giro, si tiene una specie di piccolo concorso. Prima di ogni tappa formulano un pronostico e a seconda della sua esattezza ricevono un punteggio, e cosi tappa dopo ta~a. Beh, non ci crederete, ma nella classifica generale, Dezan è tra gli ultimi! Colui che deve spiegare e raccontare a tutta Italia cos'è il ciclismo, in realtà non ci capisce niente! Intimamente convinto chè Merkx vince perché va in Solex, le salite più aspre se le fa contromano in discesa, vede uno sprint e si chiede perché partano come i gamberi, se un gruppo è di ventidue corridori chiede dov'è l'arbitro, pur se amareggiato perché non gli assegnano mai una vittoria, lui che arriva sempre mezz'ora prima dei corridori, ha progettato per loro dei pantaloni alla zuova per l'inverno, tipo mutandoni per barboncini. Fa le interviste, non perché si usa, ma realmente per sapere, per aprire uno squarcio su questo mistero che ogni anno si rinnova sotto i suoi occhi. Chiedere a Gimondi « spieghi al pubblico come ha vinto » non è più una formalità, è una preghiera supplichevole di una rivelazione, !'SOS dello spirito che non vuol putire nell'ignoranza e che, non rassegnato, eleva un salmo dolcissimo alla Madonna della pedivella. Certo è che i corridori non l'aiutano mai, trincerati come sono dietro il loro granitico « stavo bene, ho vinto ciao marna ». E' un'omertà crudele, originata forse da qualche dissapore con la Rai, e attuata, probabilmente, in seguito a qualche inflessibile risoluzione sindacale. Ma ora Dezan ha capito: i ciclisti sono dei carcerati! Sissignore, polizia davanti al gruppo, polizia dietro, tutti che vanno in fuga, sono proprio dei carcerati in trasferimento da un carcere a un altro. La palla di ferro la tengono per pudore nella tasca di dietro, lì dove fanno finta di mettere i panini e l'aranciata, eh, ma ormai Dezan s'è fatto furbo e non ci casca pi11.A dir la verità gli fanno pena e quando sa che qualcuno era fuggito dal gruppo ma l'hanno ripreso, immagina facilmente ti pestaggio, ,la cella d'isolamento, la nuova condanna, il trasferimento a un altro carcere. E infatti, il giorno dopo, puntuali alle 8,30, ec- • coli lì, polizia e galeotti, tappa da Casa! Monferrato a Volterra e per chi scappa, domani la Volterra-Rebibbia. Rino leardi, invece, è il radiocronista che ha inventato la ricerca del « lato umano » di ogni fatto. Cosa ciò voglia dire esattamente non è chiaro, ma siccome ritiene che ciò che differenzia l'uomo dal tricheco è il pianto, lui piange. A garganella, senza ritegno. Siamo in presenza del vero professionista della ghiandola lacrimale ipertrofica, con barometro intraoculare incorporato, pianto dirotto, pianto tempestoso, pianto sereno. A scanso di crisi della sua polla palpebrale, ha un chilo di cipolle in tasca, afflitto la congiuntivite cronica, la rinfocola con colliri irritanti, fa iniezioni rassodanti per le occhiaie, usa lenti a contatto color bordeaux. Soffre di commozione generalizzata. Si commuove per un arrivo solitario perché gli ricorda Coppi, per l'ultimo perché è un poveraccio con tre figli, per chi sta in mezzo perché è un bravo ragazzo che fa il suo dovere, se c'è il sole perché i pedalatori avranno sete, se piove perché si bagnano. Se la folla è poca, si commuove per « quei pochi coraggiosi », se è tanta si commuove sic et simpliciter, perché la folla è sempre commovente, ma è sediziosa. Ma il massimo dell'ingorgo faringo-palatino leardi l'ha avuto in una tappa nella quale erano in fuga quattro corridori, il gruppo insegue, c'è bagarre, ma i quattro resistono e arrivano prima. E leardi commenta, anzi lamenta, anzi s'accora « E' stato commovente (manco a dirlo!), la lotta tra i fuggitivi e gli inseguitori, in questo che è un po' il rema della vita ». Qui siamo all'undicesimo comandamento, quando l'acido lattico del muscolo sudato si staglia nel mondo della trascendenza. E' vero nella mamma che insegue il pupo con il vasino, in quello che m'insegue da un anno sempre per quella vecchia storia di un diecimila; è vero!, è vero quando inseguo il vigile che m'ha fatto la multa e quello svicola, quando scappo e non capisco cosa quel signore con il manganello mi vuol fare: è vero! e

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