Continuando ad interessarci a quello che dicono o che non dicono le canzonette è impossibile trascurare un recentissimo 45 giri che sta clamorosamente facendo rinvendire livelli di vendita mai più ripetuti dopo « l'età dell'oro » dei teenagers. La canzone in questione, con una finissima intuizione poetica, e poi come vedremo anche sociologica, riesce addirittura a far « piangere un telefono ». Trattandosi di un telefono, t1p1co strumento tecnico dei nostri tempi, si può intanto rinunciare a voler fare dei pretestuosi riferimenti a certi diabolici principi napoletani artefici di statue che, si dice, in certi periodi dell'anno, emettano lacrime; per non parlare degli antichi Incas, ugualmente miracolosi trattatori della pietra; nè rantomeno di certe Madonne marmoree che con le lacrime hanno messo in guardia il popolo sprovveduto dalle tremende catastrofi di là da venire. Certamente gli autori della canzone, mirabilmente tradotta dal francese da Domenico Modugno, non avevano intenzioni così illustri e importanti. Tutt'al più, qui da noi, (non sappiamo in originale) queste lacrime ci sembrano di coccodrillo. A che scopo altrimenti, piangere su un infelice situazione familiare, ad un anno esatto dalla vittoria del referendum? Forse qualcuno vuole infondere, non potendo altro, un tardivo senso di colpa nell'incauto popolo itali ano che si è lasciato andare cosl lascivamente nelle mani del demonio votando NO, in quantità che ad alcuni è sembrata insopportabile? In realtà « Piange il telefono » sembra già nel Jitolo una « boutade », e verre-bbe voglia di rispondere in rima contestando innanzitutto l'insanità ridicola di questa presa in giro che sta sfruttando senza pietà i settori più deteriori e retrogradi del pubblico. Ma non è permesso a nessuno di far Lacattiva • coscienza Kappa finta di non sapere cosa succede intorno. A voler essere solo un tantino sarcastici si potrebbe dire che casomai a piangere potrebbero essere gli utenti, tartassati, in maniera ignobile, dalle nuove tariffe. A voler essere duri invece, si potrebbe controbbattere questa incauta leggerezza affermando che a piangere casomai sono le donne che abortiscono in condizioni bestiali. Oppure, infine, a voler essere ottimistici, si potrebbe sperare che a piangere presto saranno i democristiani. Insomma tutti potrebbero piangere a ben ragione ma certamente non questo telefono miracolato, parente prossimo di San Gennaro ... 45 La storia del pianto del telefono è un idea come un'altra, porrebbero obiettare gli autori, e la situazione esposta nella canzone si riferisce a cose che succedono veramente. Ma una volta per tutte guardiamoci dalle metafore che pretendono id non essere tali, e che poi lo sono in maniera ambigua e pericolosa. Esaminiamo meglio il contenuto di questa squallida e patetica storiella d'appendice. Protagonista un lui, una lei, una creatura innocente e ingenua e un te!efono. Proprio come nelle sceneggiate, con l'unica variante nel fatto che la parte del giusto vendicatore la fa il telefono, col suo implacabile distacco (ma il pubblico napoletano saprà perdonare questa innovazione modernista). E proprio come la sceneggiata (nei suoi aspetti più deteriori e tra la· sciando quelli migliori) la storiella indulge sulle lacrime facili, sui sentimenti teatrali, sulla pietà e la pena fini a sè stesse. Ma se invece di cedere al pianto ci impegniamo un po' p1u a fondo in questa analisi, fa ~ubico spicco una seconda lettura del testo. Infatti, involontariamente, certo al di fuori delle intenzioni degli autori o dei probabili ispiratori politici di questa canzone, ne esce fuori una formidabile figura di donna: decisa, seria, matura e indipendente, della quale si può solo dire che ha fatto bene a mollare un così triste personaggio; una donna che certamente vive meglio da sola che in compagnia di un tale lacrimevole cretino. Ma questo è marginale secondo le intenzioni. In realtà la bambina, lungi dal recepire la dignità della madre, soffre della mancanza di una firma maschia si:I libretto delle giustificazioni. E forse perché la bambina non cresca mostruosamente complessata le si potrebbe delicatamente suggerire, che con il nuovo diritto di famiglia, (ma questi maniaci del telefono non si accorgono mai di nulla!) la firma della madre a tutti gli effetti ha lo stesso valore di quella del padre. In ultima analisi: la madre fa bene a farsi negare, ma perché a noi tutti tocca sentire questo dialogo rivoltante e ridicolo? Una risposta c'è. Ci tocca sentirlo perché ad un vastissimo settore politico-culturale del nostro paese, piace indulgere sulle conseguenze negative dei fatti e mai sulle cause. Questo avviene in una canzone, ed è avvenuto nella campagna propagandistica per il referendum. Le affinità non sono mai casuali. E oltretutto ci deve essere qualcuno che si commuove e si compenetra invece di ridere o indignarsi. altrimenti non si spiegherebbero le· altissime vendite del disco. Eppure le vendite di questo oatetico e anacronistico dialogo tra « lui » e « l'innocente creatura ». non si esauriranno tanto facilmente, avendo ancora una grande riserva di mercato da saturare, corrispondente pressapoco alla percentuale di coloro che hanno votato « SI ».
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