disco è stata scritta da Sara 0gan Gunning, militante sindacale durante le sanguinose lotte dei minatori del Kentucky negli anni '30, ed esprime il punto più alto di rabbia anticapitalistica a cui sia giunta la cultura operaia americana. Da qui, Barbara Dane parte per raccontarci a11raverso le canzoni la storia dePli Scottsboro Boys, un gruppo di ragazzi negri imprigionati innocenti prima della guerra per violenza carnale, che furono salvati dalla campagna di solidarietà del Partito Comunista; gli scioperi alla Ford ed alla Generai Motors, dall'occupazione delle fabbriche del '36 a quelli del primo dopoguerra; il dramma dei lavoratori stagionali messicani e la strage compiuta dagli armati di Rockefeller nel Colorado contro i minatori nel 1914 (sono due canzoni di Woody uu• thrie). Poi, una volta ricordato il retroterra di lotte operaie tanto efficacemente soppresso dalla cultura ufficiale presenta una serie di canzoni sui movimenti degli ultimi anni: il massacro degli studenti all'università di Kent, la « Ballata di Richard Campos » sul Vietnam e sulla discriminazione dei messicani-americani (chicanos); e diverse canzoni, sit, popolari che nuove, sulla condizione della donna, soprattutto la donna operaia. Barbara Dane è oggi l'unica cantante che faccia in America musica popolare e canzoni politiche legandole con il filo della storia operaia e della lotta di classe. E', al tempo stesso, una straordinaria, compiuta musicista, particolarmente a suo agio nel linguaggio del blues e del jazz, ma ben al corrente degli stili popolari tradizionali. Se mai, qualche volta c'è un minimo di enfasi di troppo, dovuto alla volontà di esprimere fino in fondo l'attualità di alcune delle canzoni nate da lotte del passato. In una parte del disco, Barbara Dane è accompagnata solo da strumenti acustici (chitarra, armonica, basso); nella seconda facciata suona con un gruppo parzialmente elettrico, facendo una musica assai aggressiva ed efficace, tra il jazz ed il rock contemporaneo. E' un disco da non perdere assolutamente. Vari artisti More Amerlcan Graffiti MCA 11 secondo disco di revival questo mese. A parte il fa110 che iniziative di questo genere sono importanti per far conoscere a chi ha mancato quell'epoca le radici lei rock, c'è anche da dire che è importante lo spunto che anima queste iniziative antologistiche e la scelta che viene fatta. Il motivo che ha ispirato il produttore di questo disco è stato il successo del precedente American (.;raffili solo che questa volta non c'è un film a giustificare l'album (doppio). La selezione è piuttosto interessante anche se non eccezionale, con brani come See You Later Alligator, Poison Ivy, Louie Louie, Bonie Maronie e chi più ne ha più ne metta. Le introduzioni sono del famoso disc jokey Wolfman Jack. D.M. Paul Wllllams • Phantom of the stage - A&M Questo disco è la dimostrazione pratica di come si possa fare un buon film con della musica mediocre (il « Fantasma del Palcoscenico in questione) e un brutto pur usando una musica imbattibile (come nel caso di Tommy). Questa di Paul Williams è, aimé, vera e propria muzak, anche se bisogna almeno apprezzare la versatilità del compositore che ha scritto brani diversissimi per le diverse situazioni scimmiottando parodisticamente Alice Cooper e lo hard più duro. I guai cominciano quando Williams smc11e di scimmiottare per fare su serio... Notevole la voce di Jessica Harper. D.M. Billy Cobham · Shabazz (Atlantlc) Album inciso dal vivo per Billy Cobham, ex batterista della Mahavishnu Orchestra con Jerry Goodman e Mc Laughlin, Jopo le esperienze in studio di « Spectrum », « Crosswinds » e « Tota! Eclipse ». Quello che colpisce è la forza compositiva, più ancora di quella semplice42 mente ritmica, di esecuzione: siamo in un jazzismo violento e compatco, che indulge chiaramente al linguaggio lavisiano, a11ingendo da Miles la struttu· rara a riffs continui ed ossc~- sivi, ma che apprezza non poco anche le ferme bigbandistich~ tratte dal jazz classico, calda e fluide. « Red Baron » e « Taurian Matador » le frasi più riuscite dove accanto alla figura del leader spiccano la sezione fiatistica, condona dai fratelli Brecker e dal trombonista Glenn Ferris, e lo stile tagliente e personale del tastierista Milcho Leviev. Un'uscita discreta questa, anche se qualche ginnastica di troppo si poteva evi tare nei solismi e se il tutto resta a livel;o di puro intrattenimento. Rolllng Stones Made In The Shade (Rolllng Stones) M.B. Sono giunti ad una casa discografica personale, hanno creato, in Mick Jagger e nella loro gestualità teatrale, simbologie alla base della storia del rock inglese, ed il mito dei Rolling si trascina, a perpetuare le immagini di un passato prossimo che le ultime incisioni hanno de110 privo di forza, ma ancora con qualche briciola di sangue rock blues e molto humour. Al punto che i Rolling amano ripetersi e presentare gli hits della loro produzione nelle più diverse salse... « Made In The Shade » se è l'ennesima riprova, tra11andosi di una collezione di successi, relativamente recenti, a cui potrà a11ingere con interesse chi fosse privo di « Heartbreaker », « Brown Sugar », « Angie » ed altro, so110 il segno dell' « è solo Rock & Roll». Robert Wyatt Ruth Is Stranger Than Riehard (Virginia Records) M.B. Musica in poesia ed in amore. La storia ha inizio con i Soft Machine di David Allen e Kevin Ayres, per poi seguire sino a « Third » e « Four » della morbida macchina del jazz « rotale» anglosassone. E qui l'apparizione di « End Of An Ear », gioielli di una chiarezza imperdibile, sino ai due albums dei Matching Mole dove si pesca in armonie dolci ed allucinate. Ma l'oggi è un racconto solitario, quello di « Rock Bottom » e questo « Ruth ... » per la Virgin, giorni di luce per il piccolo creatore Robert Wyatt, tra i geni assoluti della musica molerna. La sua è un'espressione strana, in punta di piedi si avvicina ed avvolge, cullando dolcemente gli strumenti da cui mai è posseduta, anzi sembra sfuggirne, uscirne come sabbia fine da una mano: è il gioco eterno di Wya11, lasciare che l'armonia venga da sola, sospinta unicamente dalla voce e qualtocco di bacchetta. Queste anche, le apparenze dell'ultima opera, che risulta però più costruita di Rock Botcom nel senso stretto del termine, quando questo palesava lo sforzo fortissimo di uscire dalla crisi il suono era in qualche modo violento, ricco di immagini luminose che uscivano compatte, Ruth e Richard mostrano del drummer la descrizione completa del la personalità, un'umanità nuova forse, che vuole indicare il sorriso, la semplicità, il lanciarsi nella comunicazione dei giochi, il non egoismo. In questo senso mi sembra meno riuscita la seconda parte, la « Side Ruth » dove appaiono le ultime idee, « Soup Song » ed i sogni nascosti « Team Spirit » e l'urlo di « Song For Che » di Charlie Haden, nella grande variazione di temi e di strumentazione, nell'accostarsi al rock ritmico con affetto ed audacia, nel lasciarsi andare al dandysmo muzak dei nostri giorni. Ma è poco: la « Side Richard » è forse il capolavoro di Robert, la prosecuzione più logica di Rock Bottom e la sua sublimazione, tra le spire di suoni magici e lontani, la voce che mai trema nella sua flebilità irreale e la mente che trasporta il tuo cuore dove vuoi, giusto portato per mano da Bobby, che lo si voglia o no. DISCOGRAFIA ESSENZIALE Con i Soft Machir:e: « Third » (CBS S 66246)
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