Muzak - anno III - n.04 - luglio 1975

temporaneamente al Parco Lambro, un « raduno libero autogestito », all'insegna della musica non professionale, della spontaneità e della fantasia. Ma anche qui le critiche sono opposte: « Ognuno pensava ai cazzacci suoi, al proprio supersballo: a noi è sembrato un mastodontico egotrip », hanno scritto in una lettera i componenti del gruppo Il branco, aggiungendo che c'erano dei musicisti tedeschi molto bravi, ma che la gente li ascoltava « con un espressione ebete sul volto ». Mentre un altro scrive che « Il palco era piccolissimo, come nei Nightclub. Finalmente non c'erano più spettatori e attori, tutti eravamo spettatori e attori ne11lostesso tempo». E allora? Che cos'è una festa nostrn? Quando un festival è incontro del proletariato giovanile e non spettacolo, sfilata di musicanti, vecchia cultura travestita? Su questi argomenti Muzak ha rivolto alcune domande ad Andrea Valcarenghi; anziano del pop arrivato al suo quinto festival e leader di Re nudo. Domanda - Hanno criticato la festa del parco Lambro, perché i gruppi che si esibivano erano tutti legati alle classi discografiche, dei divetti a cui era stata offerta gratis una passerella pubblicitaria. Tu che cosa pensi di queste accuse? La seconda festa del proletariato giovanile è stata veramente « meno alternativa » delle altre per questo? 36 Risposta - Nel 1975 una festa nostra non può più rispondere agli stessi cliché dei primi raduni pop. Allora l'importante era la novità, incontrarsi, accorgersi di esistere come movimento. Non aveva importanza chi suonava. Adesso è diverso: bisogna essere in centomila. Non è questione di essere più o meno alternativi e poi ho visto artisti del circuito commerciale uscire dal cliché moquette-pJ.astica-celluloide, sala d'incisione e prendere coscienza dopo essere venuti due anni al festival pop, a suonare davanti a centomila giovani rivoluzionari. Domanda - Allora pensi che esperienze come il raduno autogestito di Rubiera siano fuori del tempo? Risposta - Non sono iniziative antagonistiche. Andiamo pure a fare i picnic sui prati in 25 ... è molto bello e poetico, ma non ha niente a che vedere con la politica, con la cultura, con la lotta per influenzare i comportamenti, e il tempo libero della grande massa dei giovani. Domanda - Tra i giovani, però, c'era anche chi diceva che i centomila del Parco Lambro erano congelati in stato di ipnosi a subire la musica, che c'era, cioè, un rapporto sbagliato fra il palco e la platea. A questa osservazione che cosa rispondi? Risposta - Questo è ancora un grosso problema: quest'anno è già andata meglio perché abbiamo messo anche due palchi decentrati, si è ballato, c'era la radio, i dibattiti... bisogna moltiplicare le iniziative per catalizzare la partecipazione della gente. Domanda - Ma in sostanza, in che cosa si è differenziato il Parco Lambro da una normale festa dell'Unità, magari organizzata dalla Fgc? Risposta - Nei contenuti: noi vogliamo cambiare la vita, i revisionisti no. C'erano, è vero, polenta e salsicce, ma perché la gente non può, poeticamente e alternativamente. morire di fame. Lidia Ravera

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