Muzak - anno III - n.04 - luglio 1975

ascendente che si contrapporrà nettamente al graduale deterio• ramento dei contenuti che si svilupperà in seguito nel calderone delle orchestre della « swing era». Inizia il periodo dei « Moods », pezzi più delicati e ricercati nei quali l'accento della ricerca stilistica di Ellington si sposta sensibilmente sull'espressività di certi stati d'animo, abilmente ricreati in alcune melodie che ancora oggi mantengono la loro forza di suggestione: « Mood indigo » « Sophisticated lady » « In a sentimental mood » « Solitude » ecc. Cresce anche la consapevolezza dei problemi del neroamericano, e tutta l'attività di « Duke » comincia ad indirizzarsi all'edificazione di una nuova figura di cittadino nero, oramai maturo per entrare dalla porta principale nella società americana. Tutti i pezzi di questo periodo sono impregnati da un'idea di negritudine ufficiale e pacifica, aliena dalle rivolte, ma orgogliosa e consapevole fino alla malinconia del ricordo del blues. Ellington anticipa la straordinaria diffusione della lotta non-violenta alla Martin Luther King ed evoca con le sue melodie lo spessore e la coscienza storica della « negritudine» del leader e poeta senegalese Leopold Sedar Senghor che, non a caso gli dedica questi versi: « Suonami, Duke, soltanto "Solitude "; voglio piangere fino ad addormenDuke Elllngton tarmi... ». La felice stagione creativa di Ellington, durata per tutto l'arco degli anni '30, culmina nel biennio 1940-41, giudicato dai più come il momento più rappresentativo della sua carriera. Tutti i pezzi, sia vecchi che nuovi, registrati in questo periodo sono diventati autentiche pietre miliari della storia del jazz: « Cotton tail », « In a mellow tone », « Sophisticated lady », « Jack the bear», « Ko-Ko ». « Black and tan fantasy ,,, « Mood indigo », insieme a tantissimi altri. E' certamente il periodo più fecondo dell'orchestra; il momento in cui la simbiosi tra la personalità del leader e le possibilità espressive dei solisti raggiunge i maggiori risultati, tanto pi,, significativi se consideriamo che il 1940 è il momento di maggiore edulcorazione e decadenza del jazz, i cui significati venivano totalmente stra volt i dal dilagante successo degli aspetti più deteriori della spettacolarità della musica. Fino a questo momento (1941) l'apporto di Ellington è di importanza inestimabile. Pochi musicisti hanno avuto un peso altrettanto decisivo nell'evoluzione della musica nera; sia nel recupero di clementi caratteristici del patrimonio afro-americano innestati in un più ampio e articolato contesto musicale, sia nell'edificazione di un'estetica della negritudine anticipatrice, per molti aspetti, di quel « black is beautiful » che sarà poi ricorrente nelle lotte degli anni '60. Le celebri « suites» ellingtoniane, meriterebbero un lungo discorso a parte. Mi limiterò ad accennare alcune considerazioni essenziali. Le «suites» (che dal 1931 hanno costantemente assolto una primaria funzione nella poetica di Ellingron), essendo composizioni di ampio respiro tematico e stilistico, hanno permesso al « Duca » di comporre il suo gigantesco affresco del mondo afro-americano. Jn questo senso gli stessi titoli delle «suites» più celebri sono estremamente significativi: « Creole rhapsody »,, « Black brown and beige», « Liberian suite», « llarlem suite», « A drum is a woman » ccc. La più famosa e, forse, anche la pili indicativa è « Black, brown and beige» in cui Ellington ha voluto rappresentare l'inserimento dei neri nella società americana, attraverso tre fasi, simboleggiate dalle tre gradazioni di colore: « Black » ovvero la schiavitù, « Brown » la liberazione fittizia e «Beige» ovvero l'integrazione condizionata dal sopravvivere della discriminazione razziale. Ancora una volta Ellington si propone come pacifico e civile contestatore, ma anche come fiducioso e ottimista sostenitore della civiltà americana. La seconda guerra mondiale segna l'inizio del lento e diseguale tramonto della musica di Duke 30 Ellington. Un tramonto costellato di momenti eccezionalmente interessanti, ma pur sempre un tramonto. Dopo la seconda guerra mondiale, infatti, Ellington dopo essere stato un perno di evoluzione si distacca dalle tendenze più creative della musica nera e da queste viene scavalcato. 1 momenti più importanti del jazz post-bellico lo vedranno coinvolto solo occasionalmente e indirettamente e la sua musica continuerà il suo corso, pur sempre degno di interesse ma privo del fervore creativo che solo l'aggancio diretto al momento in cui si vive può dare. Ellington rimane, comunque, un personaggio il cui ruolo deve essere ancora pienamente approfondito. E' evidente che la ricchezza e la vastità del suo apporto ne fanno una presenza inestimabile per la storia del jazz e, più in generale, per rutto ciò che può essere riferito all'universo afro-americano, ma resta ancora da chiarire fino in fondo, al di là delle ambivalenze culturali e delle facili analisi socio-politiche, il ruolo di Duke Ellington nell'edificazione di una cultura autonomamente nera, anche se inserita in un contesto più ampio, che è stata capace di oggetrivizzare i propri contenuti fino a diventare un contraltare diretto e anche un'esperienza indispensabile per tu110 il mondo occidentale. Gino Castaldo

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