Storiadeljazz Black Ellington Dicono che Ellington è un negro annacquato, viziato dalla cultura occidentale, superamericano. In realtà la sua è una negritudine orgogliosa, non è tradimento o svendita della razza. Il suo incredibile talento è anche un arma in mano a tutti i neri. (1) Duke Ellington « Suonami DUKE, soltanto SOLITUDE. Voglio piangere fino ad addormentarmi ... » Leopold Sedar Senghor Considerando il jazz non tanto come storia di un genere specifico quanto piuttosto c-:>- me espressione artistica della evoluzione del popolo nero-americano, la figura di Duke Ellington emerge in primissimo piano; sia per la sua indiscutibile statura musicale, sia come momento decisivo e rappresentativo di quella dialettica in bianco e nero creatasi in America come risultante delle tensioni sociali e culturali. Tensioni a loro volta determinate dallo sfruttamento colonialistico a cui i neri sono stati sottoposti. In questa complessa e poliedrica dialettica, la figura di Ellington ha assunto varie colorazioni. Ha deluso in passato quelli che (potremmo dire da destra) pretendevano da lui un astot·ico inserimento nella tradizione accademica eurooca; e viene oggi sminuito e demistificato (potremmo dire da sinistra) come compromissivo integrazionista, come nero dalla anima bianca, o tendente nevroticamente al bianco. Trascurando il primo tipo di obiezione, oramai completamente (o quasi!) rimosso e superato, tentiamo di rivedere il secondo alla luce di nuove considerazioni. Un'indicazione fondamentale la possiamo trovare nel « Popolo del blues », dove Leroi Jones sostiene: « .,. La musica di Ellington era una musica decisamente americana e, soprattutto, una musica che per la prima volta poteva avere ingresso entro i confini della cultura ufficiale americana ... ', e subito dopo « ... la sua musica riuscl a sprigionare una carica espressiva legata alla tradizione afro-americana che non escludeva un'esperienza compiutamente americana ». Già qui la figura di Ellington si delinea come contraddittoria, scissa tra ricerca di negritudine e di integrazionismo rinunciatario. E questa indicazione coincide con il rapporto di amore-odio che pressoché tutta la nuova « black music ' ha nutrito nei suoi confronti. Valga per tutti l'esempio di Archie Shepp con la sua personalissima rilettura di uno dei massimi e più celebri capolavori Ellingtoniani: « Sophi·sricared lady » (La versione contenuta in Impulse-A-9170 è la più interessante ed essenziale). Shepp, dopo una torrenziale e violenta auto-presentazione, ricrea la struggente poesia nera del tema, lacerandone, allo stesso tempo, le possibili inter29 pretazioni bianche, insite peraltro nel brano stesso. Per tutta l'esecuzione, poi, amoreggia con la celebre melodia intessendo una serie di riferimenti e di violente proclamazioni poetiche che evidenziano in maniera macroscopica la dignità, il rigore afro-americano e la negritudine di Ellington, odiando e distruggendo quanto vi era in lui di borghese, di compromissivo a livello culturale e politico. La « Sophisticated lady » di Shepp ci riconduce all'ambivalenza di Ellington che ha ispirato, oltre a questa, una innumerevole serie di dediche più o meno esolicite. Tra le più indicative c'è quella di Miles Davis che gli ha dedicato l'ultimo album « Get up with it ». Il brano « He love him madly », inoltre, che occupa un 'intera facciata del disco, è un'evidente parafrasi di un altro classico del « Duca »: I love you madly », e proprio da questa singolare parafrasi possiamo avviare un'analisi specifica dell'opera di Ellington. « He love him madly », infatti, è la sconcertante riproposta in chiave modernista del ricordo di un passato mitico; di una « giungla» dell'inconscio storico dai contorni volutamente sfumati e indecifrabili. Le sonorità di questa irreale « giungla » hanno il sapore di un funerale, e probabilmente come tale sono state concepite, ma, nello stesso tempo ripropongono in termini di rilettura positiva il « jungle style » dei primi anni della storia personale di Duke Ellington. Questo primo periodo della lunghissima carriera del « Duca » viene definito « jungle style » per indicare quel particolare ed esotico modo di imitare suoni e colori di una immaginaria e affatto irreale giungla africana; stile che ha caratterizzato l'orchestra per tutta la seconda metà degli anni '20. Questa effettistica rievocazione della giungla, peraltro, era totalmente funzionale alle esigenze spettacolistiche dei locali di Harlem (in particolare il Cotton Club, dove l'orchestra di « Duke » suonò per moltissimi anni). In questo modo, infatti, i turisti bianchi che volevano provare il brivido di Harlem, potevano vivere una falsamente esotica atmosfera da « buon selvaggio » (paragonabile al « King of zulus » di Armstrong), che esorcizzasse i fantasmi dell'evoluzione del popolo nero. Manca ancora la consapevolezza di «negritudine», ma al di là della rievocazione esotica, degli effetti « jungle » e di questa africanità pretestuosa, emerge qualcosa di più significativo. In realtà dietro la facciata spettacolare esotico-selvaggia si celavano la realtà e l'esperienza di un « giungla » molto più realistica: quella di Harlem. Titoli dell'epoca, come • Echoes of the jungle » e « J ungle jamboree », le imitazioni degli animali ottenute con i cosiddetti effetti « growl » e « wa-wa » sono dei riferimenti solo espressivi. Molto più chiari ed esplicativi, sono alcuni altri titoli come « Harlem speaks », « Easc St. Louis Toodle-oo » ecc. Siamo agli albori della formazione culturale di Ellington ma già comincia a delinearsi un discorso di negritudine che sarà alla base di tutto quello che accadrà dopo, ed è in questi anni che nascono i primi capolavori: « Black and the fantasy », « Creole love cali » « Black beauty » e canti altri, oltre quelli già citaci. La sua musica si concretizza sempre di più come rappresentazione del mondo nero, anche se nelle sue spinte più marcatamente integrazioniste, e contemporaneamente assolve la sua funzione di « entertainment » tout court, tÌ· volto allo show business non importa se bianco o nero. In questo periodo Ellington affina 1a sua tecnica direttiva e compositiva (l'uso dell'orchestra come uno strumento solista) e si circonda di musicisti di alcis• simo livello espressivo, cosl che la sua personalità musicale diventa sempre più sensibile e sofisticata, seguendo una parabola ..
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