Muzak - anno III - n.04 - luglio 1975

l\1odemusicali Rock,rock, uberalles Stivaletti, cuoio nero, sadismo, travestitismo: i nuovi miti della pop generation sembrano affondare più nella Berlino nazista che nelle contraddizioni dell'America d'oggi. Vediamo l'appassire di un fiore, il rock. Nato e cresciuto attraverso diverse resi sociali e politiche e musicali naturalmente, conserva oggi ben poco: sopravvive grazie ai gruppi d'avanguardia, ma soccombe costantemente alle seduzioni del sistema. Gioca oggi le sue carte nella proposta di una sensualità selvaggia, di carezze musicali feticiste, di accenni velari o scoperti alla nostalgia della Berlino '30, sino a spingersi all'espressione violenta, all'erotismo stantio e trasformato in heavy metal rock (pesante rock metallico). Degenerazione, non decadenza, in molti casi morte, non cerro sintomi di nuove vite a venire. Il quadro è vastissimo e lo esame complesso, in effetti il fenomeno è di preoccupanti proporzioni: in Italia, non volendo, si è preferito lasciarlo da parte momentaneamente per dare spazio a Barry White e simili, mentre il gusto del cabaret, del velluto e del canto nasale roco e nazista ha preso piede in Inghilterra e in America, matrigna la Francia che questa volta non è stata ad osservare. Da Liii Marlène a David Bowie, quarant'anni di deliri e prostituzioni politico-sociali. E poi Jagger e gli Stones, Warhol e le sue super star caricaturali e fallocratiche anche se femmine. L'esplosione del « metallo urlante»: Velvet Underground, Lou Reed, Nico e suoi epigoni, Blue Oysrer Cult, New York Dolls, Sparks, marionette e personaggi senza corpo, i flash di Todd Rundgren e MC 5. E' strano, ma del tutto giustificato, come il fenomeno abbia attecchito negli USA pur provenendo dall'Inghilterra: a lungo si è trattato di ricreare in terra americana cerro easy listening, musichetta sottile e maliziosa, apertamente dandy e più avanti cabarettistica, si è quindi cercato tra i suoni degli inglesi Pretty Things, Them, Kinks, Move, Troggs e finanche Hollies e Who, gente che fece il rock inglese degli anni '60, in alcuni casi scavalcando la lezione di Beatles e Rolling, in altri prendendone a prestito qualcosa. Il richiamo dell'Europa, insiemi mitteleuropei a confluire in Germania e Francia lanciati dal new sound anglosassone: importazione diretta per molti gruppi USA e molto altro, il pensiero a creature seducenti e mitiche, alla Lubitsch, gli aneliti woodstockiani cancellati, quando già erano i costumi (Sly, Sha Na Na) a riportare indietro, mentre il linguaggio americano rifiutava Woodstock e la sua presunta nation, dove il vero, ultimo rock, raccolse consacrazione e morte. E nacque quasi clandestinamente, lo stile Honk, linguaggio anti Woodstock, duro, metallico, denso e « rosso » per definizione: era l'espressione della nuova violenza, totale, libertaria e magica, ma quasi suicida. Antichi prodromi, lo stesso Elvis Presley e tutto il Rock Blue Oyater Culi & Roll sino a giungere a Flash Cadillac & Continenral Kids, Flamin' Groovies, e l'hard rock già contaminato dalle fila inglesi, il passaggio dai Black Sabbath ai Grand Funk, infine i primi veri assertori della fine del movement e della sua poesia, i cantori neri dell'acido, mille miglia lontani dalla California, Velvet Underground ed MC 5, poco ancora da attendere. Tra Velvet e Srooges ci sono due anni, '67-'69, forse la nascita di una nuova psichedelia. Soluzione: la violenza Musicalmente e socialmente il fenomeno prese posizione nelle aeree cosmopolite e meccanizzate, nella vita quotidiana e nell'espressione che andavano sempre più facendosi egoistiche ed aggressive, la liberalizzazione dell'acido portando l'effetto sconvolgente dell'ego trip più retrivo ed inutile, la visione pes-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==