e qualunque americano lo faccio tremare ai miei piedi ». I chicanos man tengono anche una tradizione assai vivace di canto religioso-rituale e di teatro popolare, centrato sulle feste religiose. Da questa tradi- ,ione è nata l'esperienza di avanguardia di cultura popolare politica nell'ultimo decennio in America, quella del Teatro Campesino della California. Il Teatro Campesino è in primo luogo, bisogna ricordarlo,. 'lii\ prodotto della lotta ormai decennale dei braccianti chicanos della California per i diritti sindacali e per un trattamento umano, una lotta che ha avuto la solidarietà rlPll'intPrn « movement » e delle componenti più avanzate del sindacalismo americano. Per seguire i lunghi cortei di scioperanti che attraversavano la California, i gruppi del Teatro Campesino impararono ad usare per palcoscenico i camion, a servirsi di maschere e di personaggi del teatro tradizionale, ad improvvisare su canovacci i cui personaggi erano stilizzazioni dei protagonisti della lotta: il Campesino, il Patròn, l'Esquirol (crumiro), e magari anche la Vergine di Guadalupe, sempre schierata con gli sketch (chiamati « actos » ), i gruppi del Teatro Campesino usano anche canzoni. Tra le più belle sono quelle di Denny Valdez, autore dell'ormai classica « Ballad of Richard Campos », che racconta il ritorno in patria della salma di un chicano ucciso in Vietnam: « Adesso i capi militari verranno ad onorarti vestiti coi loro abiti migliori; ma che sarebbe successo se invece fossi tornato vivo? Ti avrebbero rispedito a casa con una medaglia in tasca, tante grazie, ragazzo, non hai fatto altro che il tuo dovere per lo Zio Sam. Ma è mai possibile che un uomo debba uccidere per essere un uomo in questa specie di paese? » La ballata di Richard Campos esiste in due versioni: una in inglese, che utilizza assai sapientemente il linguaggio del movimento di lotta contro la guerra, ed una in spagnolo, diver- ~a anche musicalmente e più vicina al linguaggio tradizionale: « Addio, povero Ricardo, la tua gente piange la tua morte. La tua sorte la conosciamo, è la sorte di noi messicani che solo in guerra e in morte ci danno considerazione ». E poi: « Vergine Morena, solo una cosa ti chiedo: se per caso mi uccidono voglio andare con mia madre in cielo». Infine, vorrei chiudere questa (ovviamente, fortunatamente incompleta) rassegna parlando di Barbara Dane, che è il personaggio più straordinario e forse l'anima di tutto questo movimento. Barbara Dane la conosciamo anche in I talia, è venuta per due anni ai festival nazionali dell'Unità, con moltissimo successo; poi il partito non l'ha più invitata. Barbara è importante per la sua bravura straordinaria (negli anni '50 era tra le più apprezzate cantanti di blues; sebbene fosse bianca, suonava e incideva dischi con Lightning Hopkins, Little Brother Montgomery, ed altri grandi del blues afro-americano ); aveva successo, incideva blues e canzoni popolari per case discografiche commerciali, poteva fare la carriera della diva senza neanche avere bisogno di particolari compromessi commerciali. Ma Barbara era comunista da sempre. Aveva imparato la lotta di classe a Detroit negli anni '40, durante i grandi scioperi per la prima volta costrinsero Henry Ford ad accettare di riconoscere il sindacato. E, a differenza di tanti altri militanti, la repressione degli anni '50 non le aveva fatto cambiare idea. La ripresa delle lotte negli anni '60, il rapporto diretto con la rivoluzione rubana (suo figlio vive ora a Cuba ed è uno dei protagonisti del rinnovamento della canzone politica cubana) le indicarono un nuovo ruolo militante. Oggi Barbara Dane non si definisce più « folk singer », ma « people's singer », cantante del popolo, perché canta quasi esclusivamente per il movimento. Il suo lavoro è importante anche come animatrice, organizzatrice: è per la sinistra di oggi quello che venti anni fa fu Pece Seeger. E' lei infatti che assicura gran parte dei contatti e delle comunicazioni tra i gruppi rivoluzionari che si occu!?ano di musica; ed i numerosi rapporti internazionali stretti durante i suoi viaggi all'estero (è stata di recente invitata anche in Cina e in Vietnam) garantiscono la diffusione in America di esperienze musicali e politiche di altri paesi. Forse l'iniziativa più importante di Barbara Dane è quella della casa discografica Paredòn, che manda avanti praticamente da sola. La Paredòn ha diffuso in America la musica rivoluzionaria delle lotte del terzo mondo (Angola, Vietnam, Palestina, Cuba, Cile, Portorico, Haiti, Santo Domingo); ha inciso e fatto circolare interviste con militanti afro-americani incarcerati, come Huey Newton e Angela Davis); ed ha offerto la prima possibilità di incidere alla maggior parte dei gruppi rivoluzionari, come i Red Star Singers, la Human Condition, ljima e Miyamoto. Un'altra piccolissima casa discografica di movimento è la Rounder Records, che ha sede a Boston. La Rounder si è dedicata soprattutto al recupero della canzone politica tradizionale, ristampando dischi importantissimi e ormai introvabili, come quello di Aunt Molly Jackson e la straordinaria raccolta su campo di canzoni nere di protesta incisa negli anni '30 da Lawrence Gellert. Ma ha aperto il catalogo anche ai nuovi gruppi femministi, ha fatto un disco di canzoni rivoluzionarie irlandesi, ed un altro, importantissimo, di nuove canzoni politiche e di protesta provenienti dalle lotte dei minatori del Kentucky. I dischi segnalati sono praticamente introvabili in Italia, quelli portoricani si possono chiedere direttamente al Puertorican Socialist ·Party, 106 E 14th Street, New York, NY 10003. L'indirizzo della Paredon è PO Box 889, Brooklyn, NY 11202. Rounder Records sta a 186 Willow Ave., Somerville, Massachussetts (ed ha anche un grosso catalogo di blues e « country music. ». Altri sono reperibile tramite il « Guardian », un giornale di sinistra di New York (33 West 17th Street, New York 10011, N.Y.). I dischi di Willie Duno si possono chiedere alla redazione di « Akwesasne Notes», il giornale del movimento indiano (c/o Mohawk Nation, via: Rooseveltown, New York State). Gli indirizzi sono necessari anche perché, salvo rarissime e casuali eccezioni, questi dischi sono venduti solo per posta o per diffusione militante. Non si ascoltano alla radio (ma a New York si può provare a sentire la stazione WBAI) e non si trovano nei negozi; questi sono « underground» sul serio, a conferma di quanto è difficile la vita in America per l'opposizione autentica. e
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