Inchiesta Unmorto al giorno: strage distato? Lidia Ravera Regalano eroina, scompare la marijuana dal mercato, regalano ancora eroina, poi i prezzi salgono. Ma le vittime sono già segnate: compreranno. I trafficanti di morte sono gli stessi che vendevano il fumo. Uguali sono i rischi che corrono, gli anni di galera, l'illegalità. ~ono assassini lorQ, e assassina la legge che penalizzando il consum~ di marijuana, costringe trecentomila giovani « fumatori » ai pericoli del mercato clandestino. (Droga, uno) Si incomincia per noia e ribellione, per sentirsi contro, per sentirsi strani, originali, diversi, per fare una cosa proibita, per insoddisfazione, per identificarsi gli uni negli altri e ritrovare un « gruppo », la sensazione di appartenere a un piccolo clan con un suo linguaggio, un suo comportamento, un modo d'essere, dei valori, una specie di grande famiglia da sosriruire a quella odiata, messa in crisi, rifiutata del padre e della madre. In genere è uno spinello, tabacco e hashish, passato di mano in mano sentendo un disco: la musica acquista suggestioni nuove, si ride di niente, si parla di più, ci si sente più intimi, quasi complici, più amici. La solitudine, l'isolamento, il vuoto di affetti a cui la società ci ha condannati con l'individualismo, la formalità di rapporti alienati sembra quasi sconfina si ha voglia di mangiare panna, di fare l'amore. L'illegalità, il disprezzo-paura dei benpensanti aggiungono sensazioni di eroismo e di avventura. Così la pianta della canapa iQdiana (dalla resina si ottiene l'hashish e dai fiori la marijuana) diventa l'albero della felicità proibita: in realtà nessuna sostanza, né chimica né naturale, fa miracoli, anche se i giornali la presentano come una pozione magica, ad un tempo vizio-degradazione e piacere-oziosesso-gioco, contribuendo a trasformare un consumo discutibile come tutti i ~onsumi, in religione, costruendo cioè la sottocultura della droga. « La stampa ha detto che ogni droga, in ogni dose in ogni circostanza è cattiv~. I fumatori di Marijuana hanno provato di persona che quella droga non è cattiva. Hanno perso fiducia nella credibilità della stampa e hanno rovesciato la regola: ogni droga, in ogni dose, in ogni circostanza è buona » dice Guido Blumir, sociolo'. 10 g~ e autore di tre saggi sugli stupefacenti, « Cosl si è creato il ghetto, il ponte fra hashish ed eroina, fra uno spinello e una siringa ». Da un punto di vista farmacologico, infatti, l'ipotesi che l'uso della canapa indiana determini un passaggio alle droghe pesanti non ha nessun fondamenio. Da un'indagine americana è risultato che il 50% degli eroinomani ha un passato di marijuana, ma anche di alcool e di tabacco: è l'unico dato e dimostra ben poco. Di marijuana non si muore e se si muore non è colpa della marijuana ma è colpa della società Non si conoscono casi di morte per marijuana. L'intossicazione acuta prevede vomiro, sensazioni di panico, capogiri ed è, comunque rarissima. La dose letale è stata calcolara in laboratorio: 20 chilogrammi, cioè 40 mila volre la dose abituale. Non esistono tossicomani da marijuana: si può smettere di fumare in qualsiasi momento, anche se si fuma da anni. Sul piano fisiologico, infatti, non si crea nessuna dipendenza, si creano semmai aspetrarive di ripo psicologico, ma allora bisogna metrere sottoaccusa la miseria della condizione giovanile, una società senza valori una scuola senza contenuti, un futuro precario o la competizione, lo squallore della borghesia. Bisogna mettere sottoaccusa conclusione a cui è pervenu'. ta anche la comm1ss1one Wootton (comitato di indagine sulla dipendenza dalle droghe formato sll emanazione del governo britannico e presieduto da una baronessa non cerco psichedelica), la inclusione della canapa indiana e dei suoi derivati nella lista delle droghe illegali, che mette i consumatori di marijuana a contatto col mercato clandestino. « La prima volta che ho sniffato eroina era un periodo che a Milano non si vedeva più fumo, il settembre del1 'anno scorso, io frequentavo la piazzetta dietro l'ospedale a Niguarda, vicino a Milano e Il compravo hashish. E' stato quello che me lo vendeva di solito che un giorno mi ha detto: ti faccio provare una cosa meglio e te la regalo, perché sei un amico e se non ri va tanto non hai speso niente. Era un terzo di grammo di eroina. L'ho presa, è stata una botta in testa. Per tre ore pensieri velocissimi non facevi a tempo a ferr:iarne uno e non riuscivi mai a ricordare, ti scappavano tutti ed era come se si bloccasse il cuore», è S.V., diciotto anni, capelli selvatici, magrissimo, occhi spersi e gesti nervosi, parla lentamente ma muove in continuazione le mani: la sua storia è la storia _di tutti: prime dosi, abitudine, costretto a rubare per procurarsi la roba quando lo spacciatore, considerandolo corto a puntino, gli ha alzato di colpo il prezzo a 60 mila lire al grammo. Arrestato mentre rubava una radio da un automobile, peggiorato in galera dove le droghe pesanti vengono fatte circolare per fiaccare nei detenuti ogni volontà di sopravvivenza all'istituzione e annullarli definitivamente. Tornato in libertà è ormai un drogato secondo lo stereotipo borghese: emarginato, malato, ladro, isolato, impegnato esclusivamente nella ricerca affannosa di una sostanza che è ormai tutta la sua vita. La società non lo cura, né renra di punirlo, ma lo usa. E' la spia della polizia che incastra gli amici in cambio dell'immunità, per soldi, per droga. E' il piccolo specciatore che inizia altri all'eroina diventando a sua volta venditore di morte per guadagnarsi la possibilità di mantenersi in vira, 50, 60, l 00 mila lire al giorno, perché le dosi necessarie diven-
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