Muzak - anno III - n.03 - giugno 1975

Incontro Cesare che è il pro motore, diciamo cosi l'ideatore del « piccolo gruppo » maschile, del gruppo di autocoscienza. Credevo che fosse una trovata recente questo desiderio di presa di coscienza da parte degli uomini ma Cesare mi dice che il primo gruppo da lui organizzato risale niente di meno che al 1969-1970. Certo non avrebbero neanche avuto l'idea di metterlo sù, se non fosse venuta la spinta dalle femministe. Il rapporto uomo-donna era oramai inquinato, la donm non ha più sopportato il disagio e le angherie di una vita in comune con il proprio partner divenuta carica di ingiustizie, astiii, rimproveri, scontentezze e tante altre cose. La solidarietà con le altre donne le ha dato la possibilità e la forza di iniziare una lotta che, partendo da un incontro privato, ha potuto proiettarsi all'esterno e diventare politica. Naturalmente, messo in crisi il rapporto uomo-donna, si è acutizzato e pu:1tualizzato il bisogno di un chiarimento che potesse paci.ficare gli animi e migliorare le condizioni del ...lavoro matrimoniale. Le donne ottenevano dei buoni risultati, ci hanno provato anche gli uomini. Ma non è stato facile. Per le donne parlare, confidarsi, sfogarsi è normale, lo si fà continuamente, al mercato, sulla soglia di casa, in classe nell'intervallo, e ci si racconta sinceramente i propri guai o le proprie felicità; confessare all'amica, per esempio, che non si è mai arrivate all'orgasmo per una donna non è un'offesa, una onta, è solo un dispiacere e sente il bisogno di verificare e di conoscere meglio la sua situazione e cercare di migliorarla. Per un uomo invece, abituato a confidare agli amici solo eroiche e fantasiose battaglie notturne in un ormai vieto gioco di slogan pubblicitari per il proprio pene e per le Femminismo Maschio perobbligo? Sessisti, aggressivi, competitivi, cacciatori, vanagloriosi e bugiardi, finalmente gli uomini hanno incominciato proprie acrobazie, certamente è più triste e difficile ammettere sofferenze, impotenze, gelosie, incapacità di ogni genere. Non ci si può commuovere, si teme il ridicolo, non si è più eroi, il gioco della competlZlone crolla. Paura di confrontarsi. Ecco perché dal 1970 a ora pochi sono stati i « piccoli gruppi » maschili e comunque anche quei pochi non hanno avuto lunga vita. Ma Cesare (cinquantenne, il nonno rivoluzionario, come si definisce egli stesso) insi\te. Ha grande fiducia nei risultati 9 a parlare per capirsi e non per vantarsi. E' nata l'autocoscienza maschile, ma sono ancora pochi. del piccolo gruppo di autocoscienza, serve - dice - in maniera positiva anche a recuperare una dimensione comunitaria della vita, ne sta organizzando un altro, aperto a tutti con la partecipazione femminile perché crede nell'efficacia della presenza di almeno una donna (senza di questa si può correre il rischio di essere fatte a polpette se pure con un altra salsa): tutti i venerdì sera dalle ore 21 in poi al1 'Occhio l'Orecchio la Bocca ci si può riunire anche con le proprie compagne e tentare di ch1anre veaere ce1care insieme una via d'uscita ». Per il passato hanno partecipato maschi di tutti i tipi, marxisti ortodossi, reichiani, neofreudiani, degli hippyes, degli zen, figli dei fiori, scapoli, sposati, divorziati; stilarono anche un documento che fecero girare fra i colletti vi femministi. Ma gruppi così numerosi rimangono limitati alla discussione, per farli funzionare più precisamente a livello di autocoscienza è necessario poi passare ai « piccoli gruppi ». Ed è a questo punto che i maschi preferiscono essere soli, senza la presenza delle donne perché questo, dicono, può alterare tutto, li rimette nel loro ruolo di maschi, ruolo imposto da questa società ancora fortemente patriarcale e sessista, vogliono fare le belle figure davanti alle ragazze con il rischio di finire a « far salotto ». Prima ancora però di affrontare l'argomento uomodonna, hanno scelto di discutere il rapporto uomouomo che è un rapporto di forza di competizione di aggressione. Il suggerimento è di partire non da discorsi ideologici in generale, ma dai fatti privati, e soprattutto senza abbandonare mai la consapevolezza di essere di sesso maschile; ne vengono fuori delle biografie che, se fatte con la massima sincerità, servono a smantellare un po' di difese, e a riconoscere certe debolezze personali di comportamenti di sentimenti. Certo, per gli adulti che sono gravemente danneggiati dai pregiudizi e dai condizionamenti di una società borghese che ha istituzionalizzato la brutalità, il « cammino della speranza » è più lungo e lacerante, ma anche per i giovani nei quali questo morbo non trova più terreno di coltura, è consigliabile la pratica del « piccolo gruppo». Agnese De Donato

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