Muzak - anno III - n.03 - giugno 1975

Internazionalismo Rock,rock, Ho-chi-minh La creatività popolare, ha dato il meglio al concerto per la liberazione di Saigon: la forza della felicità. Una tarantella improvvisata da un gruppo di dilettantissimi musicisti, il pubblico che si scatena in danze, e la felicità popolare per la vittoria del popolo vietnamita libero, hanno impedito che la festa organizzata per la liberazione di Saigon (ora HoChi-Minh) finisse per essere la solita triste commemorazione o retorica esaltazione dell'eroico popolo vietnamita. Due, tremila compagni si erano riunti, il 1• Maggio, alla Palazzina Liberty di Milano per assistere a uno spec- .tacolo in cui spiccavano nomi imporranti della musica cosiddetta progressiva. Ma i gruppi, si sa come son fatti, sembrava non avessero nessuna voglia di suonare. Accampavano scuse tecniche, la scarsa amplificazione, la mancanza di strumenti. E in questa atmosfera che rischiava di trasformare quella che doveva essere una festa in una tristissima riunione, un gruppetto di compagni ha preso gli strumenti e, senza aver grande esperienza, senza aver mai prima d'allora affrontato un pubblico cosi vasto ed esigente, !,a iniziato a scaldare l'ambiente. Un successo strepitoso. E' stato il 5egnale della lihi-r~7jr,np ed è stato anche l'avvertimento agli « artisti »: i quali subito, Area con Finardi e Camerini, hanno immediatamente ritrovato gli strumenti, hanno giudicato buona l'acustica e gli è tornata la voglia di suonare. « E' staro particolarmente importante, anche dopo che hanno suonato gli Area non si è più ristabilito quel clima che si vede troppe volte, di separazione fra gli artisti sul palco e il pubblico di sotto a rincoglionirsi » dice uno. « E si è dimostrato - aggiunge un altro - che la musica legata alle situazioni di lotta realmente sentite è tutta un'altracosa ». • " I- Il Socialdemocrazia Hoscelto unnome eccentrico In mancanza di deputati seducenti e ministri capelloni i socialdemocratici hanno travestito una giovane signora da soubrette, per far votare i diciottenni. La caccia al diciottenne è, per i partiti politici, un po' come il Palio di Siena. Ogni mossa, per dura che sia, è permessa. Soprattutto le mosse permesse sono quelle propagandistiche, neanche tanto sottili. Noi, che non ci sia separazione fra musica e politica, lo sappiamo e lo predichiamo da tempo. Ma, di più, questa caccia al diciottenne è giocata da molti, su un sillogismo semplice ma efficace: il pop e il jazz tirano e noi ci mettiamo i cantanti e jazzisti in lista. Ottima idea, in base alla quale la prossima volta per le elezioni politiche - che, Fanfani permettendo, si svolgeranno nel 77, troveremo in lista gli Area, la Premiata e se Gava non si offende la N.C.C.P. Ma non ci stupisce tanto la presentazione di Gaslini, Giovanna Marini e Otello Prefazio (poteva, del resto, l'onnipresente Gaslini - detto il Pico della Mirandola del jazz - mancare a questo appuntamento?). Ma quello che c'è apparso immensamente più carino è che è presence nelle liste dei socialisti (si fa per dire) democratici una nota artista: Giovanna Lenzi Pastore, in arte Jeanette Len. Ora quella precisazione suona molto bene. La signora Lenzi, infatti, poteva essere una simpatica casalinga, un'impiegata delle poste e avremmo potuto anche votarla, vista la nostra propensione al femminismo. Ma, poi, abbiamo appreso la vera identità della suddetta, che, in aree, è nomata « Jeanette Len ». E c'è sfuggico un ah! come dire, vedi tu chi è in arte! Quale sia l'arte è misterioso, anche perché noi, che pure siamo esperti in questi campi, non l'abbiamo mai sentita nominare. Ma si sa i socialisti (per amor del paradosso) democratici sono così: vedono in lista degli altri nomi grossi come Giovanna Marini, Giorgio Gaslini e Ocello Prefazio e, si chiedono, e noi chi ci mettiamo? Pensano cosl all'assessore Pala, presentandolo come Antonio Pala, in arte Attila, ma poi c'è il rischio che oualcuno lo conosca, maga;i la portinaia, e riveli a tutti che non è mica vero. L'idea fulminante venne a qualcuno di quel partito quando scoprì che c'era in lista una giovane speranza che nei manifesti da lui stampati e attaccaci ammoniva come vendesse spazzole: « dalla generazione della contestazione etc. etc. ». Si pensò di farlo vestire in jeans e mettergli una parrucca e presentarlo come in arte Tom dei Tanassians, gruppo pop. Ma la mamma si oppose, e per i socialisti ( tanto per ridere) democratici la Mamma è sempre la mamma. E' stato così che si è optati per « in arte Jeanette Len ». Tanto, pare, nessuno la conosce, e, secondo alcuni non esiste nemmeno, ma è uno pseudonimo dell'onorevole Lupis che per la sua avvenenza è stato scelto a questo alto incarico del partito: anche loro così, i socialisti (non ci credete) democratici hanon la loro artista. Giovanna Lenzi Pastore, in arte Jeanette Len il che, tut· to sommato, per loro è, come si dice, il massimo. •

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