riappacificazione finale fra guardie e detenuti in nome dello sport che, come si sa, non c'entra niente con la polirica ed è nobile, come ci insegna il barone de Coubertin, proprio per quesro. E ancora i negri un po' babbioni ma bravi al rugby (si sa, sono come gli animali, ma a volte ti guardano con quegli occhioni che sembrano quasi cristiani .... ), il carcere modello che sembra più un asilo svedese che una prigione americana, alcune guardie e il direttore cattivi visti non come prodotti di quel sistema repressivo, ma come pecore nere in una strutmra fondamentalmente sana, e via americanizzando. Un prodotto ben confezionaro, un film indubbiamente piacevole: ma la linea sarebbe migliore se si fosse usata una altra stcffa. I disegni « fantasia » '1011 vanno più di motla, soprattutto, Aldrich dov.-cbbe saperlo non vanno p1oprio più le stelle e le strisce. Fantozzl Sa farei suoi contie:,ragioniere E chi l'ha detro che non esiste, nell'ambito dell'ironia, una sottocultura? Esiste, esiste, ve lo assicuriamo. Fanrozzi, ne è dimostrazione, come si dice, puntuale. Lazzi e frizzi si sprecano. Sulla falsariga dei libri stravenduti il nostro Villaggio, triste risvolro del cretinismo televisivo, critica interna e perfettamente riassorbita, ci propina adesso anche il film. Ora, a prescindere che se i film fossero come i libri non si capirebbe a che servono, quesro film, se possibile, è anche piì:1stupido dei libri. Uno degli elementi, infatti, del cosiddetto humor villaggia43 no è, come è noto, il paradosso, la situazione incredibile, al limite dell'impossilicà. Cosl, per esemplificare, quando nel libro con moderata intelligenza (se ce ne fosse troppa la Tivù avrebbe già scacciato lo scomodo personaggio) si dice che il caffé sembrava piombo fuso il fatto può essere anche divertente (ma Wodehouse non lo legge nessuno per il suo passaro fascista?) ma nel film, chiaro no?, stona un po'. La situazione impossibile resa possibile, perde il suo impatro e si riduce da paradosso a cretinaggine senza nemmeno l'alibi degli aggettivi. In realtà, probabilmente, convinti come sono gli autori che gli italiani sono tutti imbecilli e ( visco che vengono dalla tivù di quesro sono esperti) si beccano qualsiasi cosa uno gli faccia ingollare, il prodotro si qualifica per due fatti: uno, come abbiamo detto, per credere che il film debba essere un sostituto del libro, una sorta di riassunto per analfabeti, l'altro di credere che basti sollevare un po' di polverone, una specie di critica della piccola-borghesia impiegatizia per essere impegnati. Dicono, e dice anche lui, che Villaggio è un compagno: peccato che non lo si noti proprio. E non ci venga a raccontare che è critica feroce quella dei ricchi padroni dell'azienda che sfotrono la piccola Fantozzi che sembra una scimmietta. Il Padrone delle Ferriere ci aveva già, un secolo fa, illuminato sulla mancanza di cuore dei padroni. Ma a noi non interessa tanto che i padroni riabbiano il cuore, quanto - e scusate se è poco - mollino il portafoglio. Poi, per il resro. possono anche ritirarsi e leggersi, nelle bidonville costruite apposta per loro, il libro di Fanrozzi o rivedersi, se hanno la mente affaticata dai conti che sono costretti a fare ogni giorno, auesro film sciocchino, neanche, è importante, divertente o rilassante. G.P.
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