Muzak - anno III - n.03 - giugno 1975

« Se potessimo udire tutti i suoni esistenti subito impazziremmo ... » Charlie Parker Il 21 luglio 1967 ai funerali di John Colrrane, numerosi musicisti si ottrirono di suonare per rendere un estremo omaggio al grande sassofonista . .I:: per sottolineare la personalità di« TRANE », questi mus1c1st1 evirarono patetiche rievocazioni. Suonarono, anzi, qualcosa che in un certo senso prolungava ed estendeva il suo messaggio, riproponendo, in chiave viva e attuale, il significato che avevano a suo tempo, le musiche suonate ai funerali di New Orleans. Tra gli altri c'era anche Albere Ayler, un sassofonista che proprio allora cominciava ad imporsi prepotentemente nel magma eterogeneo e ribollente della « frase music » degli anni '60. Ayler suonò un pezzo densissimo di significati e di riferimenti: « Trurh is marching in ». Un brano esplosivo e trascinante basato sul ricordo, continuamente dilatato e stravoi to, delle fan fa re; delle bande di New Orleans; della frenesia orgiastica della musica afro-ameriacna prejazzistica. Un ricordo, però, che è anche un invitante promessa per il futuro. Il pezzo riportato in una splendida versione nell'album « A. Ayler in Greenwich Village », è strutturato in tre tempi che ritornano ciclicamente. Nel primo momento, una specie di « invitation au voyage ... », l'ensemble improvvisa in tono lirico su un unisono melodico che i solisti sfuggono e poi ritrovano di continuo. Questo momento è il recupero in chiave poetica di un simbolico passato, arcano e misterioso, ed è la sofferenza dello sfruttamento da esorcizzare. Da questa prima fase onirica e persuasiva, e• merge una fanfara, che metaforicamente chiama a raccolta le energie della ribellione; « una fanfara per i Eroi ZioTom, zioSam,zioSax La figura e la free music di Albert Ayler, a cinque anni dalla misteriosa morte, nel contesto della musica e della lotta dei neri. guernen » che segna la carica per un faneomatico esercito, probabilmente popolato dagli spiriti neri che frequentemente ricorrono nella terminologia di Ayler. Ma i guerrieri sono i mus1c1st1 stessi che dalla fanfara iconoclasta partono in assoli feroci, indiavolati: volutamente stridenti e rumorosi. « Truth is marching in » è evidentemente un inno, un invito alla rivolta. A distanza di anni questa suite, che mantiene intatta la sua carica eversiva e dirompente, sembra essere fa più adatta a sintetizzare l'universo ayleriano, nei suoi principali aspetti: « Il rapporto amore-odio con il passato »; « Trasfigurazione delirante del reale»: « La irriducibilità della ribellione per l'esistenza ». A) Il raonorto ~moreodio con la tradizione E' una caratteristica ricorrente nella « Free music », laddove il musicista non è solo il risultato di una evoluzione stilistica, ma un artista consapevole che coscientemente filtra nel suo mondo la tradizione; manipolandola strumentalmente, rifiutandola o accettandola in base al giudizio ideologico oltre a quello emotivo. La sensibilitn di Ayler Io porta a rièvocare soprattutto due aspetti o momenti di questo passato. In primo luogo la fase immediatamente precedente alla codificazione del lessico jazzistico. Rivivendo i disinibiti e stupiti tentativi di impadronrsi degli strumenti musicali da parte degli afro-americani e riproponendosi quindi come inventore che cerca di ridare alla musica la sua mobilità creativa, al di là di ogni tipo di cristallizzazione. Da questo momento magico prejazzistico, Ayler trae l'amore per le fanfare; le marce militari; le prime bande di New Orleans; e l'uso spregiudicato dello strumento, mai rassegnato a doversi fissare in uno schema sia timbrico che tonale. E' attratto inoltre dal senso della festa e dalla possessione rituale, che permeavano la musica di quel periodo. Esempi di questo atteggiamento sono presenti in tutta l'opera di Ayler, ma soprattutto in « Spirits Rejoice » e nel già citato: « A. Ayler in Greenwich Village » come recupero e ambivalente rievocazione va intesa anche la spiritualità della musica di Ayler, difficilmente decodificabile con i parametri della cultura bianca occidentale. Come è sempre stato per il popolo afro-americano, questa sr:iritualità è intrisa di sessualità, di mitologie ancestrali, di capacità visionarie, di senso magico, ma soprattutto è religione del reale; amore per l'uomo e il suo destino terreno e quindi diventa volontà trasformatrice. Non è alienazione come per la cultura occidentale, ma 34 « partecipazione » come lo era l'Islam di Malcom X. Quasi tutti i suoi titoli denunciano questo atteggiamento da « Our prayer » a « Spirits » o « Holy family » a « Music is the healing farce of che universe » ecc ... Una mistica della essenze delle cose che d·iventa esasperazione lirica del reale. B) La trasfigurazione delirante del reale Nella musica di Ayler c'è il gusto meraviglioso e meravigliato di chi scopre la enorme varietà delle possibilità di inventare suoni; di comunicare con segni, cioè, che sono meno condizionati delle parole e piL1 disponibili alla manipolazione continua della fantasia. Una voluta ingenuità che attraverso numerose proiezioni può essere riportata all'età infantile. Cosl come la violenza feroce e stravolgente che deriva dallo scoprire che la felicità intravista nella fantasia, verrà negata da un mondo brutale, scopertamente « cattivo », fondato su assurde discriminazioni di classe e di casta e, fatto ancor più drammatico per un afroamericano, su pregiudizi di colore. Non a caso Ayler, come abbiamo visto, rievoca un mitico passato pre-linguistico, e reagisce a questa dissociazione tra « felicità » arcaica e «negatività» del reale, con un delirante magma di suoni, che stravolge la realtà, attraverso la metafora sempre nuova del linguaggio improvvisato. E la improvvisazione stessa diventa un nuovo « reale » da contrapporre provocatoriamente all'ingiustizia, al male nella sua accezione più vasta. La visione delirante e allucinata diventa la for.~a rigeneratrice di un linguaggio sempre teso ai limiti della ricettibilità. Suoni stridenti e aspri, sovracuti; frasi melodiche lacerate e imprevedibili e un lirismo onirico e ancestrale, rappresentano la energia repressa della feli- . ➔

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