~ella macchina tiatteintesta Ultimo disco: dove vanno La Morbida Macchina sceglie era passato e futuro, ed opta per il futuro, con le conseguenze del caso. La macchina ha ingranaggi farraginosi, carda a riprendersi dalle lepidezze dell'ingiusto « Seven », ma è bene darle atto di coraggio, riconoscerle lo sforzo sincero di rinnovarsi senza danneggiare un'illustre memoria, o ancor più il vecchio splendore: il tentativo è giocato sulla via della musica semplice, godibile, impattante. E' probabile, non certo: quando Marsl-:all aggrediva pelli e pelli, Ratledge diligente eri attivo riscopriva Riley e di lui rendeva epidermica l'ipnosi segreta e e magica, il vecchio Elron Soft Machine? Dean usciva sulla scena Just Us difficile da intendere e guardava ad un jazz di vita tradizionale, il nuovo chitarrista un tempo c'era il buon Kevin ... allora i baffi si piegavano all'ingiù per l'evidenza della svolta. Ma già era quei solchi indecisi quasi irreali ogni interrogativo era inutile e le parole a zero, era davvero illecito chiedersi se la morbida macchina avesse cessato di pulsare. Era stata fatta una scelta, soprattutto umana. E' naturale, non del tutto logico: il linguaggio affinato poi addolcito poi imbastardito poi contraffatto poi sincero poi goliardo ha portato ad una maturazione, quella del rock nei Soft Machine. E c'è molta chiarezza in « Bundles », giusto il primo solco, « Hazard Profile Pare One » è il rifacimento preciso, stessa struttura stessi solismi, di « Song For The Bearded Lady », a nome Karl Jenkins su « We'II Talk About le Lacer » di memoria Nucleus. Non a caso in entrambe i gruppi il processo di scivolamento verso il rock ha coinciso con l'abbandono della partitura jazzistica di battute ed armonie, ma questo nei Nucleus di Ian Carr è avvenuto rendendo il suono semplicistico ed afferrabile, mentre nei Soft tutto il linguaggio ha subito il rivolgimento, nel rifiuco di frasi free, nel rigetto dell'amica matrice dandy, nello sfumare del pianismo rileyano e di molte delle bozze pass::ite. Meno fluido ed intrigante di un tempo, questo suono ha acquistato diritti di spettacolarità che non conoscevamo, il solismo è spinto ed aggressivo, i volti dei protagonisti, in fondo in fon32 do, paiono più distesi e meno preoccupanti di cose materiali, tipo vita quotidiana ... Jenkins, Marshall e Babbington, più degli altri, confermano dalla loro ottica la giustezza dello spostamento di ricerca ed attuazione del suono: in una prima parte di variazioni tematiche, appunto sul vecchio tema di Jenkins già detto, preferiscono inventare ritmi nuovi, sulla triade chitarra basso batteria, intanto Ratledge attende un po' più in alto, adesso non lasciamo spazio alla commiserazione di maniera, ed il suo apporto è divenuto aereo e perso qua e là. La domanda è di giocare il grande gioco della musica suIla serietà professionale, certameute anche interiore giacché un uomo di rock o di musica in generale ha di che esprimersi politicamentee socialmente ad ogni nota, quindi l'armonia cambia abbigliamenw, sceglie le vie eleganti e gioiose di un lavoro '75 giusto al passo.
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