Muzak - anno III - n.03 - giugno 1975

More da Elvis e Una Lacrima sul Viso da Bobbv Solo). Il tuo bacio è ~ome un rock che ti fulmina sul ring ( ... ) una poetica asciutta e aggressiva che non lascia dubbi: Il tuo bacio è come un rock: una affermazione e basta. Nemmeno è il caso di parlare di disimpegno per questo primo nbellismo musicale che lungi dalla politicizzazione sessantOttesca non aveva nemmeno ancora nelle orecchie il suono delle raffiche di Tambroni. Il rock 'n roll era per l'Italietta del boom economico quello che era stato il boogie per la generazione del dopoguerra: un veicolo per evadere dalla realtà di tutti i giorni in un'illusione di riv~lta magari solo contro le strutture ufficiali del ritmo e delle liriche. I Ragazzi del Tuke Box Toni Dallara, Berti Curtis ... E' difficile ritrovare lo stato d'animo in cui queste fiirnre ci sembravano il massimo della modernità ma ci sono per fortuna le foro con le maniche rimboccare e i capelli duri ad acqua e sapone col ciuffo a dimostrare quantO l'attaccamento a quelle Lug1,o '60: la polizia di Tambroni immagini fosse genuino, pari nella spinta emozionale a quello qualitativamente superiore suscitato più tardi da Jimi. Eh sì, cari fratellini che nascevate in quegli anni: Celenrano era « fuori dal mondo» quanto in seguito sarebbero stati Bowie e Lou Reed solo che forse a quei tempi bastava meno. Meno lustrini e tuttosommato anche meno impegno. La figura miro era fisicamente quella del TedJy Boy, non quello inglese colla giacca Edoardiana e i pantaloni a cicca ma gqella di Elvis con le sigaretre nella manica della maglietta ginnica e i blue jeans col risvolto, le scarpe da ginnastica erano già obbligarorie e chi aveva a porcata di mano i mercatini di vestiti americani usati (ancora invisi alle boutique e Auindi acquistabili a prezzi irrisori) diventava lo harbiter elegantiarum del proorio p:ruppo. Chi oensava di fare il cantante da granne sarebbe icuramente «urlatore» evitando dit<"ttamente la trafila nell'ambiente della canzone tradizinnale. C'è una scena nel film I Ragazzi Del Juke Box e ( speriamo che qualche distributore intelligente provveda al più presto a riesumarlo) in cui Celentano prova a cantare non ricordo più quale canzone d'amore tradizionale e il risultato è tremendo al che lui si volta ai suoi amici, ride malizioso e attacca la canzone titolo del film con tutto l'accompagnamento orchestrale diventando immediatamente padrone della propria voce. li messaggio è forse tuttO lì, nell'affermazione della propria diversità, come già dicevamo, dalla generazione precedente fatta in un clima economico che permette per la prima volta in tanti anni di prendere in considerazione il gap generazionale come problema reale: i ragazzi del juke box bevono Coca Cola, giocano a flipper e ballano il rock. Sono ribelli a cui non piace quesro mondo che non vuol la fantasia (da una canzone di Celentano), ribelli nel vestire, nel mangiare (le mamme cominciano con frequenza sempre maggiore a comprare « il macinato » per gli hamburger) e nel baciare la loro pupa anche se ancora si IIUlf Beat/es rischia il « mascalzone » o, peggio ancora, la borsetta in faccia. I sessi sono ancora apparentemente pacificati e le donne accettano di buon grado di essere chiamate pupe e anzi per dire i I vero il concetto di pupa è piuttosro nuovo e tuttosommato più avanzato di quello di fidanzata-moglie-casalinga: almeno la pupa va a ballare più spesso e a volte può anche fumare in pubblico. egli anni sessanta non abbiamo avuto più il tempo di riflettere su guanto era accaduto prima e solo ora, in un momento piutrosto critico per la musica torniamo col pensiero alle origini del nostro gusto musicale e riascoltiamo quella rumba-rock, quelle voci calde e basse con acuti improvvisi in falsetto che anticipavano la tecnica dei Bearles e soprattutro gli arrangiamenti che sono la cosa che veramente distingue auei brani per l'atmosfera. Una vampata di ricordi affettuosi e imbarazzanti come l'adolescenza parte dalla cima dt>i capelli alla punta dei piedi. Danilo Moroni

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