Muzak - anno III - n.03 - giugno 1975

e le grandi Blues Jeans Bop, Wild Cat, Say Marna. Flash Cadillac & his continental Kids rispolverano il rock vecchia maniera e lo fanno ancora vibrare. Ma ormai siamo agli epigoni. A parte rimangono i Platters, che vanno alla tradizione più bella degli spirituals e dei gospels. Di loro ricordiamo Only You, The Great Pretender, My Prayer. Come se non bastasse, ad ammazzare il rock arrivano una serie di cantanti chiamati « High School Singers » per la loro flemma esecutiva. E tanto basta. L'estrazione sociale è elevata, l'insofferenza nuIla ed a poco a poco i vari Paul Anka, Frankie Avalon, Connie Francis trascinano l'America in ambigui sogni romantici alla Perry Como ... Elvis reinventa Lawdy Miss Clawdy, un prototipo di rock' n' roll inciso da Lloyd Price nel 1952. Sam Cooke, padre di certo rhythm' n' blues ma anche sincero rockman, canta You send Me. Arrivano gli ultimi classici, Chantilly Lace di Bib Bopper e Sweet Little Sixteen di Chuck Berry. Ed è la fine. MJnr I vecchi ribelli del dopoguerra si trovano integrati, oppure passano a forme più costruttive. Dall'alto domina la figura di James Dean. Ma l'America è pronta alla rivoluzione concreta, di mente e di corpo. Mauro Radice !ragazzi deljukebox L'aspetto fisico era ancora in pieno da pupo ma mentre ci avviavamo con i primi amici a vedere I Ragazzi Del Juke Box al Garden Cine il riflesso della vetrina di un negozio ci regalava gentilmente un'immagine cresciuta e i capelli che avevamo con cura disposto uso basetta sembravano davvero peli di barba e l'abbigliamento approssimativamente yankee diventava impeccabile in quella luce riflessa. Già non avevamo più nulla da invidiare in « durezza » ai nostri corrispettivi americani e d'oltre manica se non per la catena che invece che in tasca ai blue jeans era ancora solidamente attaccata alla Torpado 28 per evitare discussioni in famiglia. La nostra epopea rock nasceva nella luce riflessa di sbiadite immagini televisive e cinematografiche, nella sensazione di « diamo al1'aria » giunta a cavallo della voce esageratamente cattiva rispetto al testo di un Elvis lontano dallo spettro della pancera. Questo per quanto riguarda l'originalità delle fonti ma c'era pure tutto il substrato casalingo con Mina Celentano e per i più hard Guidone e Paula, creato per la nostra industria discografica sul modello di certi miti che del resto erano molto più italianizzabili di quelli della successiva epoca beat. Il rock nasceva in un momento in cui la canzone italiana era molto più apprezzata all'estero e forse anche la semplicità della forma musicale e del ritmo permettevano ad alcuni nostri big di allinearsi con certe stelle americane senza soffrire molto del confronto. Personaggi come Mina e Adriano Celentano, tanto per ci tare due esempi fra quelli poi rimasti come pezzi fissi di tutte le sragioni musicali successive, sono ormai fisionomie tanto reperibili che esistono addirittura svariati Fans Club intitolati a loro nome in diversi paesini, ma chi ricorda le loro prime esibizioni ricorderà anche lo scalpore suscitato da quelle prime immagini del piccolo schermo: l'intenzione da parte dei cantanti di essere « diversi » (diaboliche le prime foro di Mina coi capelli cot9nati e gli occhi che schizzavano dalle orbite) e la facile ironia degli spettatori meno illuminati intorno ai movimenti jazzati del molleggiato. Ritmi diversi, trascinati, appoggiati su testi nuovi modellati sul nuovo feeling americano e privi quasi sempre delle angosciose tematiche d'amore di derivazione napoletana (il sentimentalismo sfrenato farà di nuovo capoccella con Ne ... t". ~1.. 'l r ~ r • - -· "' ·-- ... __ ,,,, Celentano

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