Muzak - anno III - n.03 - giugno 1975

di arancio. SemplicelT'c:nte ». Ma Leonard non è meravigliato quando gli parliamo di cosa avevamo sentito noi, di tutti i sottintesi che misti alla melodia più di una volta ci hanno fatto consegnare i sentimenti più dolci e nposti. R.: « In fondo è ciò a cui deve servire la mia musica: sognare, fare l'amore ... » D.: « A proposito di sesso. Ci sono sempre moire implicazioni sessuali sia nelle tue canzoni che nei tuoi libri. Dimmi· qualcosa sul sesso. R.: « E' roba potente (l'argomento lo stimola) voglio dii e che quando sei ragazzo... bé naturalmente allora il sesso è una specie di sport. Quando cominci a diventare grande ri accorgi che il cuore è coinvolto µesantemente in tutte le ginnastiche amorose e che a volte può diventare anche molto doloroso ». D.: « Tu soffri molto? » Cohen R.: (è entusiasta della domanda e ride contento) « Moltissimo e continuamente. Ogni volta metto piede su un aereo com111c10a sperare che esploda. Veramente». D.: « Non hai paura di morire? » R.: « lo. Ho paura di essere tortura tci a morte nel tentarivo di farmi ammettere qualcosa di cui non sono convinto, ma andarmene cosl all'improvviso non mi dispiacerebbe affatto ». D.: « Quali sono stare le tue esperienze negli anni sessanta che hanno dato una spinta così grossa a tutto il movimento e a cosa pensi sia dovuto l'attuale nflusso ». R.: « In quegli anni, come tutti gli altri anch'io giravo col mio vasetto di L.S.D. propinandolo a chiunque mi sembrar,se simpatico e meritevole. i on farei mai più una cosa del genere ma men23 tre queste cose avvenivano avevano un importanza incredibile per me, anche se ho avuto solo cattivi viaggi. Mi ricordo una volta, in un albergo a New York dove giravano tutti i musicisti e vendi tori di hashish (era il Chelsea Hotel dove ho ambientato una canzone per Janis Joplin nell'ultimo disco) ad un certo momento arrivò un ragazzo che non conoscevo: un elfo dall'aspetto. Bene il tizio tira tranquillamente fuori una bottiglietta piena di L.S.D. e lo comincia a distribuire a trecento persone. Se entravi in quel momento anche senza aver preso niente il trip era prepotentemente nell'aria. Queste cose avvenivano in quegli an/,i e non c'è troppo da meravigliarsi se la gente adesso si sente stanca. Ce la faresti tu a rifarti gli anni sessanta da capo? Io no». D.: « Ma insomma, secondo te è servito a qualcosa ILJtto ciò?». R.: « Certo. La rivoluzione è avvenuta. Il concetto delia famiglia è stato sconvolto come pure lo sono stati i rapporti tra genitori e figli, tra uorrio e donn,1, i valori sacri di Patria e Dio. Adesso però le gente è stanca per tutto il casino che ha fatto e vive in una dimensione meno gloriosa forse nel tetativo di passare senza troppo dolore da un giorno all'altro. Questo si riflette pesantemente nella musica ». D.: « A proposito di rivoluzioni, tu eri a Cuba durante l'episodio della Baia dei Porci. Stavi Il per caso o eri in qualche modo coinvolto con l'avvenimento? » R.: « Ero andato a Cuba trasportato dalla simpatia per quel luogo in stato di assedio, affascinato dall'atmosfera cli mutuo soccorso che si respirava in quei giorni. Alla fine però, senza un motivo apparente, mi ritrovai di fatti a girare con tutte le persone oggettivamente antirivoluzionarie tipo puttane e spacciatori. Quello era veramente l'ambiente che mi attirava di più ». D.: « Era un interesse letterario quello che ti univa a questo sottomondo o avevi reali affinità con quella gente? » R.: « In realtà l'unica cosa che avevamo in comune era di non aver sonno e di girare fino alla mattina. Del resto poi mi è sempre piaciuto, già da quando ero a Montreal, frequentare i quartieri malfamati: è come osservare le miriadi di conchigliette miste ad alghe e pietruzze attaccate allo scafo cli una barca che è stata per tanto tempo a mollo. La verità è che non sono dogmatico e amo guardare anche quelle cose che non somigliano all'utopia che anch'io porto nel petto. Mi piace osservare la corruzione, l'effetto che il danaro può avere sulle persone'. Danilo Moroni

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