linguaggio di scribacchini e oratori del MSI-destra nazionale, si possono tuttavia separare due modi di adescamento diversi. In periodo elettorale (e comunque sempre in TV, in parlamento,. fuori dalle piaz. ze dove il fascismo getta alle ortiche il doppio petto per rivestire la camicia nera dei mazziei;i), l'arte della demagogia è più adatta alla con· quista delle frange sconten• te che si spera di adunare quantomeno alle urne (i tempi delle ovazioni sotto i balconi sono passati). E quale più facile demagogia della retorica più bieca? Il neofascismo non ha dalla sua il potere, nè l'appoggio della borghesia industriale: non dispone delle leve di consenso (i mass-media sono appannaggio della DC; si pensi invece ai discorsi del duce alla radio, ai giornali a fumetti, alla storia raccontata ai ragazzi con libri capa• AlmirantP. Il ridicolo a noll ci di simili passi ». In quella, vedemmo svoltar nella via un gruppo d'una ventina di uomini, in mezzo a cui era un giovane che grondava sangue, ma era sorridente, quasi gaio: in mezzo a una faccia maschia, romana, dai lineamenti stagliati come nel vivo sasso, sotto una fronte lapidaria, splendevano due occhi come fari. Non li avrei dimenticati più. Così ho ve• duro per la prima volta Mussolini » - Da « Guerra e fascismo )> a cura di Leo Pollini, ed. La Scala d'Oro • 19 34 ), non ha che una pubblicistica gracile, rachitica, squallida. La mancanza di un seguito di proporzioni minimamente decenti lo costringe a un discorso ripiegato su se stesso. Se si esclude qualche guizzo di Almirante, tanto i comizi che gli « articoli » girano intorno a un vocabolario di un centinaio di parole, e a tre concetti, ripetuti fino alla sazietà (ordine contro il 11 malgoverno, legittima difesa contro il pericolo comunista, il quale, a sua volta, procederebbe su due fronti: da una parte la violenza rossa « antifascista », dall'altra la scalata al potere, complici la DC e i partiti di centro sinistra in genere). Diceva Mussolini che l'uomo prima di sentire il bisogno della cu 1tura ha sentito il bisogno dell'ordine. Ma i suoi epigoni, pur avendo presenti i con• cerci fondamentali e sforzan• dosi di riproporli, non riescono a trovare il cono. Ci riamo da un com1z10 di Almirante « Noi siamo per l'ordine addirittura da un punto di vista dottrinario e culturale ». Che resta di Mussolini? neppure la forza negatrice, la demagogia becera ... Resta soltanto il conformismo, la retorica: Almirante non è che un Fanfani minore. Dell'eroicità, dei miti mussoliniani della virilità e della potenza, vere valvole di scarico dell'angoscia elevata a ideologia, sopravvivono, nel messaggio neofascista, incer te reminiscenze, incapaci di di convinzione perché posticce, non introiettate nep• pure da chi quei miti dovrebbe rilanciare, dai leaders-burattini della destra nazionale. Leggiamo sul Secolo un discorso del capolista napoleta• no Gianni Roberti: « Il giovane è generoso, non ha pieghe sull'animo, è anticonformista, ama agire controcorrente ». E poi « Religione, onore, e fierezza sono il mot• to del MSI, ai giovani del Fronte la consegna di esserne degni ». E sul Candido ticoli come questo « A mani nude contro le pistole » e un brano (sull'episodio che è costato una gravissima infermità a Sirio Paccino, colpito a revolverate dai fascisti della sezione del MSI al Flaminio ): dopo aver messo con le spalle al muro i « difensori » della sezione, i « guerriglieri rossi » vedono un ritratto di Almirante: « Rosei (segretario della se• gre tario della sezione ndr), stacca il quadro, gettalo per terra e sputaci sopra. Avanti, svelto, tanto tu sarai il primo a morire » dice, secondo la ricostruzione, un « rosso )> deamicisiano (il Franti della situazione), senza sapere che i giovani missini sono più deamicisiani di lui ». li giovane nazionale aveva un at• timo di esitazione scambiando un rapido sguardo con i tre amici. Poi, fingendo di ubbidire, staccava il quadro dalla parete ma, anziché get• tarlo a terra, lo scaraventava con un gesto disperato con· tro gli sbalorditi aggressori. Era il segnale. Coraggiosamente, sospinti dalla forza della disperazione, i giovani missini si gettavano contro gli aggressori armaci ... » etc. etc. Brano e titolo certamente ricalcano le pagine del « Vit• torioso », giornaletto edifi. canee per ragazzi dell'Associazione cattolica, vero soste• gno della linea « pedagogica » secondo le direttive del Minculpop; o dell'Avventu• roso, in cui baldi e generosi mozzi si imbarcano clandestinamente per combattere per l'Impero, e ineffabili Balilla muoiono felici salutan• do la mamma, la camicia nera e il tricolore. Ma, tutto• sommato, farce le debite proporzioni, gli eroi di carta di allora ci appaiono più credibili dell'on. Tremaglia che « di fronte ai teppisti di sinistra che non risparmiano neppure le Chiese e la Torre dei Caduti, il sacrario intoccabile per i bergamaschi... » l'on. Tremaglia, che appunto « vive » (le virgolette so• no loro, chissà che vuol dire) e « coordina iniziative e tiene collegamenti, imperterrito, sicuro garante della no· stra sacrosanta battaglia per la libertà ». Sicché qualsiasi marcia su Roma o dintorni ci appare più lontana che mai. A meno che non si VO· glia fare un confronto era linguaggio del ventennio e delirio demo-fanfaniano. Ma questo è un altro discorso. Teresa Tartaglia
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==