Muzak - anno III - n.02 - maggio 1975

Controinterventi E' possibile oggi " riprendersi » la creatività? Gli strumenti e la stessa voce umana irrimediabilmente accaparrati dai produttori di cultura, dai cosiddetti " artisti »? Lo abbiamo chiesto a due musicisti: ecco le loro risposte. Gianni Nebbiosi Anni fa, mentre registravo con un « Gelosino » un brano di Sidney Bechet alla radio, ci fu una interferenza e nel bel mezzo di un riff di Sax soprano si inserì una onda a bassa frequenza del tutro simile ad un richiamo di vaporetto, il che, a dire il vero, non tolse nulla alla scintillante improvvisazione di Bechet ed anzi creò una simpatica variante ritmica. Quando l'anno scorso feci sentire ad un mio amico il nastro di un disco che aveva inciso, misi per errore la bobina alla rovescia. Il risulta o fu tra i più interessanti (le parole ed i suoni emergevano morbidamente da nulla nulla per poi troncarsi di netto) e devo dire che mi sono molto affezionato a questa versione retrograda delle mie canzoni. Il registratore è uno strumento musicale. PiL1precisasamente: imparare a suonare il pianoforte o il clarinetto vuol dire imparare ad ordinare una serie infinita di casi sonori prodotti da un martelletto felpato che batte su corde o da un'ancia che fa vibrare l'aria in tubo sonoro; imparare a suonare il registratore vuol dire imparare a ordinare la serie infinita dei casi sonori prodotti in natura da tutto (acqua, vento, traffico, animali, valanghe, aeroplani ecc.). Quando dopo essermi diplomato in clarinetto andai a lezione da Billy Smith (clarinettista e compositore di jazz e musica d'avanguardia) lui fu molto gentile ma mi disse che dovevo cominciare tutto da capo. Disse che fino ad allora mi avevano insegnato a riprodurre musica scritta ma che da allora in poi la musica la dovevo inventare 10. Penso che con i registratori sia la stessa cosa. Io ho tanti amici che sanno trasferire perfettamente una incisione da un disco su un nastro, il che vuol dire avere sufficienti capacità tecniche per poter fare un'ottima registra82 zione di un cane che abbaia sotto la pioggia. Questo non solo favorisce la creatività ma ci mette a disposizione brani musicali meglio eseguiti della quasi totalità della musica in circolazione. Ma per tornare alla creatività. Viviamo in un mondo nmsicale in cui tutto o quasi è ripetizione. E se qualcuno inventa qualcosa di originale ecco che viene impacchettato, consumato, ripetuto fino alla nausea e in tal modo ucciso. Le nostre orecchie testimoni di questo ciclo neocapitalista del prodotto musicale, subiscono da anni timbri identici di chitarra elettrica (frasi per lo più identiche della medesima) timbri identici di pianoforti compressi (frasi per lo più identiche dei medesimi) ecc. Ancora sulla creatività. Da un po' di tempo occupandomi di musica popolare mi sono reso conto dell'importanza degli strumenti popolari mi sono reso conto delI 'importanza degli strumenti musicali popolari. Voglio dire che se è vero che le zampogne sono fatte in un certo modo perché funzionali ad una certa musica (per es. su certe particolari scale di cui la foratura della zampogna rispetta gli intervalli) è anche vero che quella musica è in un certo modo perché funzionale alle zampogne. Mi viene in mente LeRoi Jones quando dice che per un jazzista nero lo strumento è una parte di sè e non un oggetto. Bene ora è tempo di tornare in argomento e dire che secondo me i registratori soprattutto a cassetta sono talmente diffusi che un loro impiego come strumenti musicali (usandoli cioè come ordinatori, nel mondo che cali (usandoli cioè come ordinatori, nel modo che sono ovunque) significa da parte di chi lo attua un notevole passo avanti da ruolo di consumatore rincoglionito al ruolo di creatore consapevole e quindi, eventualmente, anche di ascoltatore consapevole. Con questo non voglio radicalizzare, non voglio dire che il mangianastri sia nella cultura urbana quello che la ciaramella è stata ed è nella cultura musicale contadina (ma forse, chissà!). La cosa di fondo rimane quanto uno ci si diverte. A me, ad esempio, questa faccenda piace molto. Mi accorgo però che invece di parlare di registratori come gli amici di Muzak mi avevano chiesto, sto in realtà parlando di suoni concreti (suoni prodotti in natura, per intenderci). Tuttavia rinunciando a parlare di questi mi sarei sentito investito a parlare di quelle registrazioni fatte in casa in cui uno si canta con accompagnamento di chitarra e di un amico al pianoforte le canzoni che ha fatto con vaghe influenze Dylaniane o altro. Questa esperienza sono per lo più seguite da una breve euforia e poi da una profonda depressione, per cui le sconsiglio a chicchessia. Invito invece tutti coloro che fannoanzoni o brani mu~ cali a farsi accompagnare da cori di uccelli, suoni di acqua piovana, e per i momenti piL1intensi registrazioni di tram in curva su rotaie arruginite. E se questa non è musica popolare. Giovanna Marini Premetto che quanto mi viene in mente di dire sull'uso della voce non ha niente di scientifico, nasce solamente dall'esperienza, dal bisogno di farsi sentire, quindi di stimolare interesse, curiosità ed emozioni. Prima vi parlo del« tipo » "di voce, e poi di che cosa mi risulta si è potuto fare con la voce, poi ancora di cosa credo si potrà fare con la voce. Nell'impostazione lirica la voce assomiglia ad uno strumento musicale: è uno strumento musicale. Con un timbro leggermente oscillante ricchissimo di armonici è però uno strumento musicale fragilissimo che con l'andare del tempo aumenta in uscii-

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