L.S.BumblBe ee Ancora quaiche sorpresa dai Beatles nei dischi «pirata» Quando fu l'anno preciso non potrei dirlo ma la data deve senz'altro aggirarsi intorno a quella d'uscita dell'ultimale Let It Be. A quei tempi i Beatles già in via di disfacimento incidevano alcuni solchi piuttosto peculiari che non erano comunque destinati al commercio e ci pervengono solo grazie alla solerzia dei ricercatori della Contra Band, nome assai allusivo per una nota fucina di boocleg. Cosa sia un bootleg è cosa ormai arcinota, si tratta di registrazioni fatte a concerti, programmi radiofonici, in qualche modo trafugate da Ile stesse case discografiche madri vendute in edizioni economiche sottobanco. In media le incisioni sono piuttosto scarse ma in alcuni casi ci si imbatte in testimonianze interessantissime come nel caso di questa dei Beacles di cui parlavo. In questo album della Contra Band intitolato appunto L.S. Bumble Bee possiamo ascoltare con qualche sforzo iniziale il brano che da il titolo al disco e che è inedito. L.S. Bumble Bee, nella migliore tradizione di Lennon, è una canzone di scherzoso riferimento al fenomeno delle ceste d'acido che infestavano in quei giorni (ormai andati per sempre) le strade di Londra. Il brano è interessantissimo per chi ama i Beacles anche se poi è molto facile arguire perché non sia mai stato pubblicato: il pezzo è infatti una parafanilia di melodie, voci da cartone animato, coretti tipici, pieno di idee pessime e meravigliose tutte buttate dentro insieme quasi alla rinfusa. Ma che emozione ascolrnre una canzone dei Beatles che non si conosca a memoria! Insomma in queste pubblicazioni di cui un'altra editrice molto forte (forse più importante della prima) è la Trade Mark of Quality (quella col maialetto) può capitare di proseguire dei viaggi lasciati a metà per mancanza di materiale, questo parlando in chiave di Nostalgia, o di scoprire suoni nuovi da fi78 sionomie vecchie. Quello di cui parlavamo prima è un disco essenzialmente di studio e oltre a L.S. etc. ci sono registrazioni di prove (alcune dal film Let It Be) e con un buon impianto si pu6 avere la sensazione che John, Paul, George e Ringo si siano dati appuntamento a casa nostra per una prova. Dal vivo c'è più gusto! Un'altro album pirata sempre proseguendo il discorso sui quattro baronetti che non può mancare ad un amante dell'epoca è Tokyo-sixty six registrato dal vivo a Tokyo nel 66. Questo può andara a far pendant con quel Beacles Live in Italy registrato al Vigorelli di Milano più o meno nello stesso anno. La qualità della registrazione è piutcosto buona e su una marea di giovani gole nipponiche isterizzate in maniera del tutto occidentale spiccano le gemme della nostra adolescenza, da Rock'n Roll Music a Paperback Writer è tutta un'orgia di armonie strette tra John e Paul, schicarrate ingenue del giovane George e picchiare ri emico e semplice ma robusto ma già estremamente professionale di Ringo. Per chi avesse ancora qualche dubbio sul perché del successo deì quattro quesco album può rappresentare una risposta consistente: i Beatles non furono un fenomeno da sala d'incisione ma anche dal vivo erano i più bravi! In questa lacca c'è la dimostrazione pratica di come l'ispirazione in loro fu sempre anteposta alla tecnica. Qui si tratta ancora di giovanotti con poche nozioni musicali, capaci ad arrivare solo fino ad un certo punto coi loro strumenti, e d'incanco dalle chitarre usate semplicemente, dalla batteria come accompagnamento (pochi batteristi hanno però imparaco la lezione) con l'aiuto delle voci perfettamente miscelate vengono raggiunti dei momenti di livello strepitoso. Quando Paul annuncia con la sua voce leziosa e ingoiata Yesterday cominciano già ad immaginarci uno di quei viaggi a ritroso nel tempo che in genere ci proc.urano un nodo alla gola e così è. La musica parte insieme con il cesco e tutto sembra improvvisamente alludere alle nostre emozioni e ricordi più riposti ieri tutte le mie preoccupazioni erano tanto lontane ... Non so se le persone di altre generazioni possono com· prendere il fenomeno tutte le sue incidenze affettive come chi aveva allora dai quindici ai diciott'anni e dopo il primo ascolto di Please Please Me si sentl partecipe di una cosa nuova, una sensazione difficile da spiegare, uno stato di euforia in cui l'adrenalina si sprigionava a fiumi ed ora forse la sensazione di una generazione che prendeva il comando e avrebbe cominciato a condurre il gusto delle generazioni fino a limiti insospettabili per il vecchio barista di Earls Court che oggi mette tanta cura nell'organizzare ogni mattina il suo bravo riporto alla Beatle e la acca contiene ricordi dimenticati e chi rientra nell'età di cui sopra farà bene a darsi da fare per procurarsene una copia. La produzione è questa volta C.B.M. che ha per marchio un pirata col coltello tra i denti. Un ultimo volume vogliamo segnalare, anche quesco della Trade Mark, che si chiama Renaissance Minstresl Volume III e raccoglie quelle che cronologicamen te dovrebbero essere tra ie ultime incisioni dei Beatles. Abbiamo un It Don't Come Easy esegui ca da tutti e quattro, Cold Turkey, Deep Blue, Another Day, Istant Karma, Give Ireland Back To The Irish e altri preziosi in seguito incisi separatamente, tutti eseguiti dalla band al compleco. Per reperire i bootlegs potete orientarvi su Londra o Amsterdam, le case pirata più note, lo ripetiamo, sono la Trade Mark Of Quality (col maiale col sigaro in bocca), la Contra Band e la CBM. D.M.
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