Muzak - anno III - n.02 - maggio 1975

Riviste Liberta;dsitampa E' noto che il dettato costituzionale sulla libertà della stampa rimane, in Italia, una pura astrazione. Di fatto la libertà è subordinata ai mezzi per po teria pratica men te esercitare. E ci6 non solo per quel che riguarda la stampa quotidiana, ma anche per quella periodica, soprattutto se essa si inserisce nella stampa di sinistra o, più genericamente, di movimento. Eppure una stampa realmente libera è garanzia di scambio culturale e informativo continuo: ma si sa il motto dei nostri governanti è sempre lo stesso, gli ignoranti disorganizzati si governano meglio. Nessuno, evidentemente si aspetta nulla. Certo non si aspetta che la situazione si sblocchi per decreto legge. E' per questo che enorme è, e va sempre pit1 ad essere, l' importanza delle decine di IL PAN!e LEROSE nv1stme, giornaletti, semplici fogli, che appaiono e scompaiono nel • panorama della libera stampa. Sono fo. gli per lo più locali, a ciclostile o serigrafia, i più ambiziosi a stampa tipografica, fatti alla meglio, e, per lo più trattanti i soliti argomenti: nuova cultura, oppressi, politica. Un uso non tradizionale, dunque, del ciclostilato, non per fare volantini, ma per tentare realmente qualcosa di creativo e utile a tutto il movimento. Certo, molto spesso il rinnovamento è lento. A volte si tratta di pure scimmiottature di giornali tradizionali, con ottica solo leggermente diversa. Molto spesso, infine, non si riesce realmente ad andare al di là di piccoli mutamenti di contenuti, non toccando invece minimamente la forma, cioè il modo in cui il messaggio è pòrto. E si che quello del modo è in realtà il punto quasi focale: vale poco gridare contro il consumismo e la massificazione, se non si è capaci di ribaltare il rapporto creatore-fruitore, intellettuale-pubblico. Ecco che allora ci troviamo di fronte a tre diverse situazioni. L'una, rara ma eccitante, in cui il giornale alternativo è realmente un nuovo modo di fare informazione. L'altro che è funzione non da poco) una copertura con ottica movimentistica di spazi gestiti (si sa come!) dalle forze e dalla stampa tradizionale. Il terzo infine che è solamen te il bisogno di singoli o piccoli gruppi di comunicare, un bisogno dunque elittario, aristocratico, da produttori di kultura. In altra parte del giornale forniamo un elenco di quasi tutti i fogli di cui abbiamo notizia. Rimane il fatto che sempre più ci si avvicina all'ideale di nuova situazione creativa. E' il caso del vecchio Re Nudo (ormai non più classificabile come rivista off o under), il Pane e le Rose, Fuori! Il Pane e le Rose soprattutto perché, pur non smarrendo mai (o quasi mai) una coerenza politica generale, riesce ad essere sempre presente ai grandi temi e dibattiti della nuova realrà giovanile. Il Pane e le Rose è, in un certo senso, il prototipo della rivista di movimento, volta a ribaltare il rapporto giornalista-lettore attraverso il metodo dell'inchiesta e dell'intervi76 sta, strutture portanti del giornale. La copertura di spazi con veste però più tradizionale è affidata a centinaia di piccoli giornaletti, per lo più incapaci di rinnovarsi realmente e dunque tesi piuttosto a « rivoluzionare » il concetto di intervento grafico: i risultati non sono granché brillanti, dato che questi sforzi rivoluzionari approdano, generalmente, a una grafica di tipo tardo-movementamerikano, faticosa e, diciamolo, decisamente brutta. L'attenzione a questo problema sostanziale è casuale e si assiste a prodotti « contraddittori » e slegati: nulla di peggio per vanificare anche il messaggio. Ci fu, poi, un esempio ormai storico della stampa autogestita: il Freak di Bertoncelli. Se lo citiamo è solo perché moltissimi dei nostri lettori lo ricordano e molti con nostalgia. Un giornale indubbiamente ben fatto, tutto bertoncelliano, nel bene e nel male. E così accanto alla mostruosa (bisogna pur rendergliene atto) erudizione musicale, troviamo il linguaggio solito, fra lo « sballato » e il ricercato. Ma quello di questa operazione pensiamo sia il limite mag-

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