FacciadiCia Gian(ranco Giagni Avete mai pensato a come la storia che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi si trasformi piano piano in racconto giallo riservando quotidianamente qualche sorpresa che aggiunge un nuovo particolare alla trama? Prendete ad esempio la strage di piazza Fontana; i temi del giallo ci sono tutti: l'indiziato innocente, gli accusatori corrotti e corruttibili, le vittime morte e quelle vive, i colpevoli quelli veri, nascosti e ben protetti da una rete di complici altolocati, gli stessi complici che si preoccupano di eliminare ogni testimone pericoloso, ogni indizio che porrebbe rendere ancora più evidente ciò che già milioni di persone sanno. Aggiungete qualche commissario troppo manesco, un po' di questori che dicono bugie ed il gioco è fatto. « Faccia di spia >> è il nuovo film di Giuseppe Ferrara. L'autore del « Sasso in bocca » prova in questo suo lavoro a ricostruire una serie di questi « gialli » realmente accaduti. La morte di Che Guevara, l'assassinio di Kennedy e quello di Ben Barka, lo sbarco degli americani alla baia dei Porci, la fine di Allende e del guatemalteco Arbenz colpevoli entrambi di aver pestato i piedi ai monopoli Yankee si aggiungono ad una analisi dei momenti chiave della strategia della tensione in Italia. Questi episodi sono apparentemente staccati, lontani l'uno dall'altro; in realtà hanno come filo unificante la famigerata CIA. Fare un film sulla CIA costringe a riguardare con occhio critico tutti gli episodi che hanno impresso una svolta alla storia di questi ultimi anni. Significa, e questa mi è sembrata anche l'opinione di Ferrara, vedere la mostruosa centrale di spionaggio e di provocazione non come un bubbone, un corpo separato dallo stato americano, ma anzi come un organismo estremamente funzionale ad esso. La CIA è legata a doppio filo con il potere economico, è proprio da Wall Street che riceve ordini agendo là dove gli interessi USA sono minacciati: così intervenire in Guatemala significa difendere le proprietà della United Fruit Company e dare il potere al nazista Pinochet vuol dire garantire lo sviluppo delle multinazionali. E' chiaro che un film su queste cose, e soprattutto che dice tutta la verità, da fastidio, la presenza del monopolio americano nel nostro paese anche in campo cinematografico si fa sentire. Inoltre i produttori ed i distributori nostrani hanno, di questi argomenti, un sacro terrore, preferiscono fare film su magistrati intrepidi e giustizieri con contorno delle varie EleonoraGiorgiLauraAntonelliAgostinaBelli nel perenne ruolo di ragazzebelle macretine. E allora? Il tentativo di Ferrara prende consistenza proprio saltando i canali ufficiali, rimette infatti in azione quella cooperativa la Cine 2000, che gli aveva permesso di fare « Il sasso in bocca », un'altro film osteggiato dai produttori ufficiali (guarda caso il film si occupava dei rapporti fra mafia e politica), riceve l'aiuto quasi gratuito di una schiera di attori alcuni dei quali abitualmente considerati stelle di prima grandezza. Ritroveremo cosl Mariangela Me!atoTania, Rabal-Ben Barka, Cucciolla-Pinelli, Dominique Bosquero-Licia Pinelli, Claudio Volonrè-Guevara, oltre a Valpreda che farà la parte di se stesso. li Il fatto inoltre estremamente importante è che nulla di ciò che è stato descritto è invenzione, in questo, per esempio, i suggerimenti dati da Licia Pinelli per quanto riguarda i minuti seguenti il tragico volo del marito sono stari fondamentali, cosl come la ricostruzione degli interrogatori del Che si sono basati sui rapporti rinvenuti negli archivi boliviani. Nulla insomma è stato tralasciato al punto tale da credere che il film si muove al limite del documentario e questo limite viene oltrepassato quando vengono inserite parti realmente documentaristiche, come l'attacco americano alla baia dei Porci, o la sequenza finale: un intrecciarsi di assalti alle ambasciate USA nel mondo. La scelta di Ferrara è comunque quella di fare un film che sia fruibile da un pubblico il più vasto possibile. Un'opera non per addetti ai lavori o per quei pochi assidui frequentatori di cine club. La gente ha bisogno di verità questo è un dato inconfutabile. Anestetizzata ogni giorno dalla televisione fanfaniana, tartassata senza un attimo di tregua dai giornali di regime, dal bianco più bianco del bianco, dai vari Rosanna Fratello e Massimo Ranieri che puzzano sempre di più di « maggioranza silenziosa » la gente si chiede in maniera sempre maggiore che cosa si nasconde dietro la facciata. In questa ottica « Faccia di spia » mi sembra abbia la sua ragione di essere. Guardare lucidamente su di uno schermo chi ha fatto del terrorismo e della provocanon porta a considerare il cattivo come eterno vincente ed il buono nel ruolo opposto di sconfitto senza speranza. E' vero il contrario, il delitto freddo, cinico della CIA non paga; anzi la molla che fa partire la provocazione scatta proprio perché l'imperialismo è in crisi, sconfitto troppe volte in battaglie decisive. Le vere difficoltà per Ferrara e la cooperativa di cui fa parte cominceranno senza dubbio a film ultimato, l'aver ottenuto una distribuzione in circuiti ufficiali da fastidio a troppi e porterà qualcuno a scegliere la strada dello scontro frontale. Anche per ciò credo sia lecito domandarsi se questo può essere un modo alternativo di fare cinema e se ci sarà la possibilità di aprire nuovi spazi. E' davvero utopistico pensare alla costruzione di altre cooperative? Impostare i film su basi diverse? Avere nuovi rapporti con gli attori visti come esseri pensanti e non come macchine cacciasoldi? Ma sopratutto, è davvero utopistico tentare di fare un cinema nuovo al posto di quello ufficiale ormai morto e sepolto Forse no.
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