lunghe. Da salvare, ci sono i musicisti, seri professionisti di Nashville, e cene frasi di « Your Broken Heart »... mentre il vecchio poeta sembra raccontare di « chi va bevendo il mio vino » ed è la constatazione ultima di un artista che va solo raccogliendo le idee. E' forse il tempo della distensione, nelle forme e nei ritmi, sdolcinati e metallici a volte, quanto basta per condurre Donovan alle soglie della vera « decadenza ». Joe Walsh: So What (ABC) M. R. Joe Walsh si adagia in nassi comodi dopo qualche bella cosa fatta con la James Gang ed il primo Barnstorm. California, si, heavy metal e country approssimato, piacevole in definitiva agli americani che racimolano dischi per passare belle serate. Del resto, nulla di strano e sorprendente, tale da qualificare Joe Walsh il pazzo furioso che si vede in copertina. Con The Smoker you drink, the Player you get ha raggiunto il successo. E chi si muove più? M.R. Bert Jansh: Jack Orlon (Transatlantlc • Vanguard) Blrthday Blues (Reprlse) L. A. Turnaround (Reprlse) Ben Jansh resta l'unico Pentangle ad aver inciso dopo la fine del gruppo; a lui si devono The Snows, l'arrangiamento di Jack Orion ed altre cose benedette. L.A. Turnaround pare momento degnissimo, uno scorrere di frasi sensibili e pacate, un miglio più in alto di quelli che chiamano folk la propria sconfitta e l'impossibilità di combattere. Bert, con Renbourn, è sempre stato la particella più viva di Pentangle, maestro asettico del primo Donovan (Geraldine, The Ballad of a Crystal Man, Jersey Thursday ...) e tanto altro, tanto da presentarcelo in questo L.A. Turnaround un uomo ancora completamente padrone dei mezzi, che sta precorrendo solo la prima parte del cammino... Tutto, e dico proprio tutto, è terribilmente consapevole, una storia di introspezione verso le fonti del suono e, più in là, dell'armonia, un mantram occidentale che fa correre oltre le soglie delle emozioni. E parlando in termini musicali perché cene volte lo si deve proprio fare- - lo pongo dritto nel folk vero, quello che non ha bisogno di compromessi perché ha la comunicativa alle radici, e il blues, e Birthday Blues, del 1972, spiega il motivo ed armonizzano The Bright New Year, A Woman like You, Promised Land, Wishing Well in un mare di colori diversi che vanno all'origine dell'Armo11ia, con una semplice chitarra acustica, rari interventi elettrici, la voce e la terra inglese. All'alba, Jack Orion segna l'avanzare di uno dei primi raggi di luce, con John Renbourn e qui è il 1966 con il sogno Pentangle in testa, cd ancora Jack Orion prima del prezioso Crucl Sister, poi The first Time l ever saw your Face di Ewan Mc. Coli sbronzo (chi non vuole prestare orecchio a Solo Flight?), The Gardener, Black Water Side, ci sarebbe da nominarli per coglierne il senso profondo in ogni battuta, quando giusto il tempo si fa souile ed al suo posto penetra la sicurezza di una musica che potremo sentire per cento anni almeno. Ben Jansh non ha mai voluto essere un grande musicista, ma ha colto la misura interna. Vengano, dunque, simili prove! Bllly Faier: Banjo (Takoma) M.R. A Billy Faier è rimasto un banjo fra le mani e fa proprio di tutto, perfino un raga con le percussioni occidentali al posto delle tables e un po' scarno, la metrica è 10 in 2+3+2+3, fa. cile fino ad un certo punto ed un titolo così (Pizzaraga) e per il resto muove nella tradizione americana reinventata per bene, con tutti i sussulti che da un musicista si può aspettare, uno dei pochi che ricerca prima di ogni altra cosa l'armonia interna, quella che va oltre la costruzione musicale per concepire un ordine creatore di ogni nota improvvisata e no. Faier mi è simpatico perché non ha da trasmettere angoscia od altro, ma solo un'innata voglia di fare musica per la gente, per tutti. Non appare un disco difficile questo Banjo, anzi, lo do per buono a tutti i compagni che vogliono amare e combattere non inutilmente, ad esempio contro le cartoline della Nuova California, che fanno inorridire nella loro pulizia formale. Ciò inebetisce, i vari Loggins & Messina• e Doobie Brothers ecc. Billy Faier ama le cose fatte bene e per gli altri, non è egoista e si ritrova a perfetto agio nella Takoma, casa indipendente che con la E.S.P. ed altre dà non poco fastidio ai colossi Warner Bros... In piano musicale, questo Banjo rimane opera ineccepibile, fitta di sorprese quali New World Coming e Faier's Rag, Zyzx e tutto, insomma. Il disco non è uscito in Icalia, ma con un po' di buona volontà, si può trovare (come del resto ho dovuto fare io!). E poi, John Fahcy, Lee Kottk~, Kalcidoscope, Pearls Before Swtme, ben permettendo. i pochi spiccioli che abbiamo tn tasca... M.R. Commander Cody and hls lost planet alrmen (Warner Bros) Da Sausalito non poteva venire altro che una band simile con il rock'n'roll fatto ogni sera sbronzi per tale gente, non bisogna farne una questione di concetto ma solo ascoltare, perché Commander Cody si rivolge a cinquantamila persone, non si può dire a cosa serve questa musica o quale valore abbia e gli sviluppi che potrà avere, è solo ottimo rock'n'roll e molto country - vediamo il precedente Live from deep in the Heart of Texas - e se di qualcuno dovremmo parlare, verrebbero i New Riders e le loro ultime note (e Chilli Willi). l membri del gruppo sono giusti fino in fondo, anche un po' buffoni forse e tutto ciò esce da ogni riga mai superflua ed introdotta a forza. Un titolo da far notare, Willin' ed una frase che dice più o meno di divertirsi e basta, una volta tanto. M. R. Steeleye Span Commoner's Crown (Chrysalis) E' rimasto poco se non proprio niente della convinzione di « Please To See The King » o « Ten Man Mop ». Fiacchezza, energia persa in arie lisce più che banali, sembrano ora la prova di una genialità andata in fumo e teatrini vari. Belli i testi, traditionals meno uno, ma gli arrangi~menti e le invenzioni non sono tali, già rimessi in capitoli dai molti nomi. Salviamo per qualche nota «Long Lankin », ma insomma, dire di nuovo folk a proposito di « Commoner's Crown » è pretenzioso ed inutile perché invece di cogliere l'animo della gente (l'aveva fatto con « Below The Salo,), Steeleye Span si è perduto, forse, nello show business delle t0urnécs americane. Robln Trower: for earth below (Chrysalls) M.R. Trower, o del rock essenziale e dei sensi, della liberazione nella lotta e non dei ricordi, della Nuova Terra ma non del mito. Molto difficile segnalare questo album splendido, in quattro righe, più bello e giusto avere rapporti diretti con la sua musica, di un soffio vicina a imi ed a lui forse idealmente dedicata, mai pedissequa e vuota però, mai ripetitiva e compiangente, bensì vitale, genuina, pura. « For Earth Bclow » vien giù senza giustificazioni, riffs di rock bello, durissimo e tal(liente, whawha suonato con l'animo del compagno per strada, musica per gli altri, come non capita tutti i giorni. « Gonna Be More Suspicious », « A Tale Untold » ed il blues lungo, « lt's Only Money » ... qualcosa ancora per questa magia terrestre, « Confessin' Midnight » e « Shame The Devii». Wet Wlllle: Dlxle Rock (Caprlcom) M.B. In America il nuovo rock o cosiddetto tale ha molte facce e
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==