Muzak - anno III - n.02 - maggio 1975

Don't it for the workingclasses. Do it so that we can ali us be little aristocracys on our own h.uJ kick our heels like jolly escaped asses. ID. H Lawrence) Quello che accade a Mott the Hoople è un po' tipico dello showbiz: quattro giovani si incontrano, suonano insieme, fanno due long playing che dimostrano ai discografici che valgono qualcosa. A questo punto l'operazione più semplice per farli emergere è legare il loro nome a quello di un'altra stella in ascesa. Non sappiamo se l'incontro con David Bowie (e la successiva metamorfosi) fossero casuali ma a guardarla con occhi critici sembra proprio un'intesa industriale, comunque sia quello che viene fuori è immancabilmente impeccabile, deliziosamente art deco negli intenti. Ian Hunter si ricopre con abilità da istrione consumato di una pelle lucida da Bob Dylan decadente e forse ha anche qualche messaggio da portare anche se il senso non c1 commuove troppo. In alcuni episodi la mimesi di Hunter con Bowie arriva a ceni livelli che non si capisce più a che servano due cantanti che possano cantare nello stesso modo in un unico panorama musicale, ma subito lo Hoople sembra avvertire il problema e la sua voce diventa più graffiante e rockeggiante di quella del maestro. In fondo l'operazione di Hunter e compagni è ambiziosa e simile a quella di tanti complessi degli ultimi anni: accendere un calore tipo Beatles nei cuori dei nostri fratelli minori e se vi capiterà di assistere a un loro concerto vedrete che regionalmente sono quasi riusciti nel loro intento: i Mott riescono a far scoppiare scene di isterismo come non se ne vedevano più da qualche tempo (fatta eccezione per Tutti igiovandi rudi I Mott the Hoople sono molto rappresentativi di una tendenza nuova seguita in Inghilterra al fenomeno dei concerti di massa e al sogno dell'amore universale. 40 gli Osmond Brothers e ci perdonino gli Hoople il paragone). Il fenomeno è quello comune a tutto il rock decadente che rifluisce oggi a vista d'occhio tanto è vero che un futuro piuttosto grigio si prospetta ormai anche per gli Hoople recentemente abbandonati dal cantante Ian Hunter. Ma gli Hoople sono tuttavia molto rappresentativi di tutta una tendenza nuova, seguita in Inghilterra al fenomeno dei concerti di massa e al sogno dell'amore universa\e, una tendenza che è diventata un costume di vita per tanti giovani per lo più teen agers ma anche più cresciutelli. Strani fiori ottenuti con innesti artificiali proprio come accadeva agli inizi del secolo per le camelie. Cani di Diamante dal sesso incerto ad abbellire ogni giorno i salotti decadenti di Chelsea con gran sfoggio di argenteria vittoriana sui risvolti della giacca... Ali the Young Dudes ... Tetti i giovani drudi, tutti i dandies aranciomeccanici con una piega crudele nel sorriso, spesso, infantile come Marlene Dietrich a cui sembrano ispirarsi nel tentativo di parere donne vestite da uomo (e qui la confusione compiaciuta dei sessi si spinge a sofisticatezze fino ad oggi sconosciute). Un mito per l'aristocrazia senza riscontri della nuova generazione dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Eppure l'intento continua a essere di ribellione, ma in modo sterile: lustrini e polvere cli stelle per chi non riesce più a stupirsi che un uomo abbia i capelli sulle spalle, ma il signore in bombetta ha capito già da tempo che non c'è nulla da temere per un po' di piume colorate e si limita magari a sorridere e forse nemmeno sorride e continua a leggere, per nulla impressionato, la sua copia dell'Evening Standard. Questo è il suono di Mott

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