Muzak - anno III - n.02 - maggio 1975

Quante volte vi sarà capitato di pensare ad un suono ad una musica ricorrenti nel vostro cervello e, per forza di cose, da oggettivare in parole, magari in lettere scritte e chiare per un amico od altri; e quante volte a questa domanda avrete risposto inconsciamente di lasciar fare ai poveri cuccioletti del corriere dei piccoli del pop... così sia ed il nostro compito di uomini, soprattutto!, va a farsi fottere sulle belle paginette e nei pensieri dei decadenti. Il gioco va facendosi duro ed incalzante per tutti: la Musica è di tutti perché tutti la portiamo dentro di noi, ma non sappiamo esternarla il più delle volte perché non si sa tenere uno strumento in mano, e la Musica è sempre Il contrabbandata contraffatta bugiarda ignobile e ricca per la gioia di grandi e piccini. Quello del pop italiano è davvero il grande gioco della musica libera resa schiava teorizzata e messa in biblioteca, apri lo scaffale e scegli la scatola preferita ed il muzak ha successo dentro di te ed i tuoi amici ti guardano ammirati. .. Lou Reed non suona allora picchia strappa e decapita la tua immaginazione lascia il tuo cuore puro dentro un palasport di cartone ed entra nel grande gioco figliolo ci penseranno i pÒsteri e le case discografiche e la maggioranza pensante! Questo il quadro e la desolazione che ti appaiono chiari al momento di scrivere di questo o quello, dei Can poi! E l'impulso resta lo stesso, rabbioso e di anni di mandare tutto al diavolo e partire lasciando gli altri a scornarsi, mentre sono in verità la musica e l'amore che a lei porti che ti spingono a continuare, niente altro, se questo vuol dire essere più vicino a te stesso e la libertà di esprimersi. In fondo l'unico essere lihero di questo mondo è l'artista, se lo è almeno per un momento lo sarà per la vita, libero ed artista sino in fondo, prendi Jimi ad esempio ed ancora il suono ... questo dei Can poi! Guarda quanto è facile scrivere chi sono da dove vengono che cosa fanno, guarda come è facile dirti che sono sinceri non contrabbandano le loro idee ed hanno studiato con Stockhausen, guarda come è semplice lasciare immaginare anche quello che faranno, scegli invece la rua Via e segui l'intuizione ed anche la tua Musica e la loro appariranno giuste in qualche modo. Parigi novembre 1973 La prima ed unica volta in cui i Can hanno avuto rapporti umani con il sottoscritto, sotto forma di inviato « speciale » all'Olimpia e presence la critica dei vari Paul Alexandre-nini e rockfolkiani vari. Una sera in cui Damo Suzuki, un folle che ha smesso di far vibrare la sua voce con i Can a causa della moglie gelosa, era già in via per l'Oriente ed il suono del gruppo era ridotto a quattro elementi semplici e rockistici sino al midollo, belli e puri nelle linee elettroniche... Holger Czukay e baffi addosso mi squadra con aria strana, io che non ho ancora appreso il concerto di felicirà nella libertà lo guardo concentratissimo e tutto teso a capire da dove escano le note del suo basso... poi il joint lento e sacrale ed il gesto sulla cassa e sulle tastiere, ancora mi sforzo di capire. Interminabile introduzione al concerto con circa venti minuti di musica concreta, resa ad acchiappare il rock e le vibrazioni un tantino più in là, ed io cerco ancora di capire, di afferrare qualche cosa di razionale che si scampi nel cervello e non sfugga... poi le ritmiche del basso e della batteria prendono corpo insegreto e di silenzio: Michael Karoli e chitarra 38 Can:liberazione Il critico, talvolta, è coinvolto oltre il lecito nella musica che deve giudicare: è il caso di questo articolo sui Can, il gruppo tedesco cosrpico d'avanguardia, da cui il redattore è stato evidentemente scosso. E' comunque ammesso non essere d'accordo.

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