Muzak - anno III - n.02 - maggio 1975

Il pubblico e le imputazioni Nascita del miro: alcuni articoli carichi di suspense ed entusiasmo, le prime apparizioni italiane, il rientro in patria (l'Inghilterra), il lungo silenzio, la nuova teen age revolution, Osmonds / Slade / Bolan / Bowie / Genesis: notare la progressione non è la solita legge « dal più grande al più piccino » in ordine crescente, quanto l'analisi di un fatto preciso, la confluenza, cioè tra ultima generazione di giovani inglesi e sua espressione, sua vita sottoculturale. E' nel non farsi illusioni, nel discernere nel mercato inglese le stesse strutture commerciali del nostro che il gruppo, dunque, viene visto nei suoi caratteri essenziali, con consapevolezza e senza astio, magari con una punta di rammarico. In questo inquadrare meglio le cose, e nel non volersi fermare al semplice aspetto musicale, ecco uscire allo scoperto la grande contraddizione della scena pop inglese di oggi: l'idea della rock cultura, o controcultura se vogliamo, messa al bando, a favore dell'imposizione sapiente, sottilissima di un prodotto: Genesis non visti alla luce della loro discografia - milioni di parole sono stati già spesi - quanto nel vederli gratificare piume di struzzo alle platee incantate di mezzo mondo, nel chiedersi degli epigoni, o forse della fine, della rock generati on. France - England uber Alles Le ultime propaggini della rivoluzione socio-musicale, in atto in Inghilterra dal '67 ad oggi, sembrano essere la strana genia di musicisti definiti « decadenti » ed una frangia di ex emarginati, rimasti sempre nella controcultura ed ora alle soglie della materia industriale, del consumo... sono quest'ultimi i pazzi musicisti di Canterbury, il nucleo Gong, quello wyattiano ed altri: davanti ai loro occhi, i decadenti sguazzano nel pantano del business (e qui li uniamo tut· ti nella stessa sporta) ed i Genesis ne restano in qual37 che modo invischiati, guarda alla rete del consumo fi. gliolo e non ti travestire per dare immagini di realtà non tua, e la lotta sembra volgere a favore dei mostri di metallo e plastica. Il pubblico, compreso tra i dodici ed i ventiquattro anni è molto simile all'italiano; quanto egli desidera viene appositamente costruito, a volte il disegno è già preordinato la sostanza non cambia; e questo pubblico va attratto: da miti sessuali e sensuali in più larga analisi, dall 'espresione della potenza ·e della violenza, dalla favola, cioè dalla classica trasposizione in chiave felice di una realtà negativa da guardare ad occhi bendati. E tutto questo ha un suo punto di raccolta nella accezione stessa di « spettacolo pop », cioè di un'espressione che era all'origine generata dalle istanze sociali e storiche di una generazione, prese, contrabbandate, svilite dal sistema: quando nacque il « light show », il gioco caleidoscopico di luci e colori che faceva da struttura portante della esibizione di questo o quel gruppi più acido, vedi il caso dei Pink Floyd o degli americani Iron Butterfly, o degli stessi Velvet Underground, quando il mezzo audiovisivo era cioè un tramite diretto tra corpo e cervello, del protagonista e dello spettatore, il concetto di musica come spettacolo nell'ambito del rock, non era stato ancora inventato. Ma come ai bambini è piacevole la farsa delle marionette e le bastonate sulla testa del cattivo e la vittoria del buono per antonomasia, cosi il sistema avvolge a spirale « Trespass » e « Nursery Crime » e quanto c'era di buono nelle armonie forse resta, non sappiamo, ma la realtà della successiva uscita discografica è la stessa, non è cambiata di un attimo, anzi il tutto si copre di vecchiezza e stantio, « Selling England By The Pound » viene acclamato dalla critica italiana ed internazionale come opera illuminata e sincera ... e Peter comincia a muoversi leggiadro tra i velluti e sul palco la limousine nera ed il bocciolo gigante ed i suoni si ammantano di romanticismi fasulli e le acustiche leggere e limpide diventano il tramite per continue esplosioni impresioniste, macchie violentissime che vanno a schizzarsi su corpi e cervelli desiderosi di « sensazioni paradisiache » e la realtà va a farsi fottere, il significato sociale, almeno quest'ultimo, del ritrovarsi a migliaia attorno ad un palco, perde ogni connotazione logica, piomba nel ridicolo. E la gente, proprio oggi, ama schernire quel tuo apparente rimpiangere il tempo andato: parlare così di una formazione quale Genesis sarebbe grossolano, perché il gruppo mantiene anche nell'ultimo doppio « The Lamb Lies Down In Broadway » intatta la sua identità ormai settenne, mai diversa di una virgola da centinaia di solchi sonori. Ed abbiamo pur detto che questa non è una analisi musicale ... ma andiamo accorgendoci di dove il gioco stia portando: Genesis, Sparks, la povera Nico nel suo strascicarsi lento tra fantasmi e misteri del passato, e poi la nuova teen age generation, il disco in mano a cinquantamila giovani al giorno, Oxford Screet che si dipinge per la tua gioia bambino e ti dedica un attimo di gloria e celebrità quando apri la busta magica e le note escono da sole ... sempre irrealtà, mai coscienza di se stessi, della propria coscienza, trincerarsi dietro sogni ed immagini fanciullesche, dimenticando il compagno che lotta e che muore in Spagna, dimenticando la povertà degli altri, disconoscendo il nome « amore » si perde la propria realtà metafisica e politica ma si acquista lo sguardo degli altri. Musica per sensazioni vuote, nulla più, forse. Se non fosse per il dramma che grava alle nostre spalle. Maurizio Baiata

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