Muzak - anno III - n.02 - maggio 1975

vigoros1ss1mo stile sfrutra il suo strumento fino alle estreme possibilità, mettendo in moto in contemporanea tutti i singoli elementi, fino ad ottenere quell'inconfondibile torrente ritmico che lo ha sempre caratterizzato. lello stesso tempo Elvin Jones, al di là delle sue eccezionali doti tecniche, ha mostrato i suoi limiti come leader, come 'mente' e perno di un discorso di gruppo. Jones, probabilmente, come accade spesso a molti bravissimi batteristi, ha bisogno di una personalità carismatica che incanali e finalizzi la sua bravura, cosl come è accaduto in quella stagione ormai leggendaria che lo ha visto per molti anni al fianco di John Coltrane. Meritano comunque di essere citati i suoi eccellenti partners: Steve Grossman al sax; David Williams al basso e Roland J? rice alla chitarra. Terza serata: Tete Montoliu Bosko Petrovic Quartet Charlie Mingus Group Ha aperto la terza serata il pianista spagnolo Tete Montoliu, che ha suonato da solo, forse per un abile accorgimento di tipo registico, sulla scia di una moda che vede i soli pianistici votali ad un successo certo. E il successo è punrualmen1e arrivato dopo che Montoliu, abile e consumato strumentista, ha saputo dosare in modo accattivante il suo poutpourri non solo di temi da eseguire ma anche di stili con cui eseguirli. Meno fortunata, invece, è stata la esibizione del vibrafonista jugoslavo Bosko Petrovich che per la sua simpatica mediocrità ha scatenato un piccolo happening botta-e-risposra in sala, che peraltro non gli ha impedito di terminare addirittura con un bis il suo mini-concerto. E, in ultimo, finalissima col quintetto di Mingus. La for- "mazione era quasi identica a quella che avevamo visto a Perugia la scorsa estate: Danny Richmond alla batteria; George Adams al sax tenore; Don Pullen al piano e naturalmente Mingus al basso. Unica novità il trombettista Jack Walrath alla tromba, al posto dell'altro sassofonista Sonny Bluette. Ancora una volta Mingus, con i suoi eccezionali compagni, ha colpito nel segno. E' straripato, in forma smagliante, su questa rassegna tutto sommato un po' addormentata. Ed è sorprendente il dover ancora una volta rilevare la sua vivezza, la sua lucidità, la sua grinta. Mingus non è certamente un personaggio che riposi sugli allori come capita alla maggior parte dei grandi nomi della sua generazione. Continua, al contrario, a rinnovarsi e a proporre, sorprendendo coloro che vogliono vederlo su un presunto viale del tramonto. A Bergamo Mingus, stranamente allegro e gioviale, ha entusiasmato tutti. E' riuscico a comunicare al pubblico una grande gioia anche se contenuta nelle pieghe della sua rigorosa e anti-retoricll ironia. I numerosissimi giovani presenti hanno riconosciuto in lui non un maestro da bachec~. ma, al contrario, un personaggio che sa essere nel presente in maniera efficace e significativa, che, non a caso, si circonda di giovari~simi eccezionali ralenti, non certo dediti a rievocare stancamente il passa-

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