Muzak - anno III - n.02 - maggio 1975

rod Workman, che parla del « black lung », il polmone nero che è la malattia dei minatori; e Mike Paxton (che fa dischi sul normale circuito commerciale): « Ho fatto il minatore tutta la vita, come faccio a imparare un altro mestiere? Ho i polmoni neri, ma non lo dirò a nessuno ». Alcuni giovani cantanti impegnati politicamente, come Mike Kline, fanno canzoni e dischi alternativi in stile « country » sulle lotte dei minatori e dei contadini, o come Sue Kahn, riprendono i I repertorio tradizionale più progressivo. E nelle manifestazioni che si sono tenute attorno al nuovo movimento democratico per il controllo di base del sindacato minatori, è riapparsa ancora la vecchia Sarah Ogan a cantare, -lO anni dopo, « aprite gli occhi minatori, e guardate che cosa ci ha fatto questo sporco capitalismo». Resta da dire degli sviluppi più specificamente musicali. La « country music », attraverso le riedizioni dei dischi degli anni 20-30, ha avuto un'influenza determinante sul « folk revival » urbano: almeno un terzo del primo repertorio di Joan Baez era preso di peso da una raccolta di dischi « d'epoca » edita dalla Folkways nel 1952. Sulle stesse fonti si formavano i New Lost City Ramblers, senz'altro il miglior gruppo di musica popolare del revival. E Pete Seeger imparava dai dischi e dal!' insegnamento diretto dei grandi musicisti tradizio,,ali, come Uncle Dave Macon. la sua tecnica di banjo che ha poi diffuso in tutto il mondo. Influssi ancora più clamorosi la « country music » li ha avuti sul rock and roll delle origini. Se si ascolta il primo Elvis Presley, quello di «Old Shep», « When My Blue Moon Turns to Gold Again», « How's the World Treating You », « A Fool Such as I», si riconoscono immediatamente le sue matrici nella musica di Jimmy Rodgers, Ray Acuff, Hank Williams. Proprio la fusione dei due grandi stili musicali meridionali, la « country music » e il blues, ha formato il rock che si è imposto fino a che i Beatles e i Rolling Stones non lo hanno « annerito» privilegiando le fonti afroamericane nel loro stile. Oggi uno stile « country » di maniera è presente in cantante e gruppi di vario genere e origine, come Crosby Stili Nash & Young, Kris Kristoffersen, ed altri ancora. E' difficile dare un giudizio su questa musica senza rendersi conto che l'operazione di recupero dello stile « country » è tutta in superficie e assai scarsamente originale, più di maniera che altro. D'altronde, una « country music » edulcorata _:_ stilisticamente e politicamente - ha avuto una certa voga con personaggi come Johnny Cash. Assai più diretto il recupero dello stile « country », e specialmente del più moderno « bluegrass », nel caso di una serie di gruppi che fanno musica politica e intendono rivolgersi sul serio a un pubblico popolare vero. Per esempio, il gruppo della « Human Condition », la cui leader, Beverly Grane, ha scritto le migliori canzoni femministe in America, e che suona una musica assai tagliente e aggressiva nei suoi momenti migliori, soprattutto nell'uso dei timbri vocali. O infiniti gruppi e gruppetti a circolazione poco più che locale, che trovano nella musica contadina del sud uno strumento espressivo flessibile e abituato all'impegno. Ne voglio citare uno, del tutto sconosciuto, di cui ho sentito un nastro che mi ha colpito: quello di Patrick A. Haggard, di Tacoma, nello Stato di Washington (il più lontano possibile dal Sud ... ), che suona straordinarie, poeticissime canzoni che per una volta fanno capire anche a chi è estraneo a questi problemi che cosa vuol dire essere omosessuale e rivoluzionario. E suonano da maestri, da grandi musicisti. ] nfine, che cosa suonano adesso nel Sud e nei quartieri degli immigrati meridionali i contadini e i proletari? Direi che la musica che fanno più di tutto è il « bluegrass », uno sviluppo della tradizione contadina avvenuto dal suo stesso interno. Alan Lomax sostiene che il « bluegrass » è lo stile orchestrale popolare di cui la « folk music » americana era priva, paragonabile ai grandi complessi strumentali tradizionali dei Balcani. Mentre Nashville aggiungeva lacrimose chitarre hawaiiane e lamentosi sottofondi d'orchestre d'archi, musicisti di talento come Bill Monroe, Earl Flatt, Lester Scruggs aggiungevano una nuova carica ritmica alla loro musica, inventavano (Monroe) un originale uso del mandolino come strumento ritmico oppure (Scruggs) un modo nuovo di suonare il banjo a tre dita che ha rivoluzionato tutta la tecnica di questo strumento. A volte si è introdotto, in modo non oppressivo, l'uso dell'elettrificazione e una sezione ritmica con la batteria e il contrabbasso; altri gruppi meno professionali invece recuperano i I violino tradizionale. Questa è la mu ica che si suona adesso nel ud ( « bluegrass » è una parte del Kentucky, che ha dato il nome a questo stile) e in gran parte delle città industriali. nonostante Je stazioni radio e l'industria discografica di Nashville non privilegino affatto questa musica. E' un segno della continuità e della creatività della cultura popolare, uno dei pochi dati progressivi in una situazione culturale estremamente depressa.

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