inglese e nella polifonia religiosa. Le voci erano ancora le stesse: acute, aspre, di testa e più spesso di naso, con il tipico timbro contadino del sud; le armonie molto compatte. Il mercato rurale permise dunque in qualche modo a questa musica di resistere senza eccessivi danni dal primo impatto con l'industria culturale: i discografici non facevano che vendere ai contadini la loro stessa cultura, al massimo tendevano a far circolare un po' di più alcuni stili locali, favorendo lo scambio. Rari i falsi; e non a caso proprio un « falso » fu il primo grande successo nazionale, il« Wreck of the Old '97 » di Vernon Dalhart, un cantante di musica leggera fallito che incise il disco più venduto degli anni '20 nella « country music », raccontando la tragica storia di un disastro ferroviario. Con il 1929, la crisi economica tagliò radicalmente il potere d'acquisto dei contadini e dei minatori del sud K Kristofferson (che m qualche posto stavano trasformandosi in operai: tessili in Georgia e Carolina, metallurgici alla Ford di Atianta, alle acciaierie di Birmingham). Cosl alle straordinarie fiori ture di grandi talenti locali (molti dei quali incisero due, tre dischi per poi sparire, e venire « ritrovati » 50 anni dopo, proprio come i grandi del blues), si vennero sostituendo i primi « divi » nazionali, capaci di concentrare su di sé tutto il poco restante potere d'acquisto del proletariato rurale meridionale. Per esempio, la Carter Family, che introdusse l'uso ritmico della corda bassa della chitarra che poi caratterizzò lo stile di Woody Guthrie, degli Almanac Singers, e di decine di cantanti « folk » urbani. I Carter can17 cavano canzoni disperate sulla Depressione: « Me ne vado in paradiso / dove non c'è la crisi », dicevano; e inni religiosi; e canzoni imparate dai negri, come il « Coal Miner's Blues»: « Ho il blues, il blues del minatore, perché la galleria sta per crollare e io ci lascer6 la pelle ». I Carter usavano ancora uno stile tradizionale assai pulito; la loro innovazione creativa avveniva all'interno della cultura popolare, senza badare alla commerciabilità. Questa fu invece la grande caratteristica di Jimmy Rodgers, il primo vero caso di « divo » della « country music ». Rodgers era un musicista di genio: ferroviere e figlio di ferrovieri, aveva imparato molto dai neri, ed era riuscito a fare una prima operazione di innesto del blues sul « country », anticipando il Presley di 25 anni dopo. Ma la sua era un'operazione, come è stato scritto, di « garbata devitalizzazione ». Mentre tutti i cantanti di « country music » si lamentavano per la depressione e spesso parlavano delle condizioni materiali della loro gente, Rogers cantava « No More Blues»: « Non mi mancano i soldi, mi posso comprare un paio di scarpe, che bisogno c'è di avere i blues? » Con Rogers, si perfeziona la divaricazione tra la « country music » dell'industria discografica e della « show business » centrato attorno alle stazioni radio di Nashville, che gradualmente si distacca dalla realtà per affrontare i suoi argomenti con il taglio della musica leggera e con uno stile edulcorato, e la musica contadina e proletaria che la gente del sud continua ancora a cantare senza preoccuparsi di inciderla in disco. Molte di queste canzoni sono rimaste: quella di Dave McCarn (che ne incise anche qualcuna), che raccontano gli scioperi degli operai tessili; quelle di Ella Mae Wiggins, uccisa dalla polizia .a Gas tonia mentre picchettava la fabbrica; quelle di Aunt Molly Jackson ( « i padroni vanno sui cavalli bianchi e noi camminiamo nel fango; la loro bandiera è stelle e strisce, la nostra ha li colore del sangue » ); di Jim Garland ( « Compagni, state a sentire, vi racconterò la storia di come fu ucciso il miglior militante che il nostro sindacato abbia mai avuto » ); di Sara Ogan Gunning (« Odio il sistema capitalista; mi ha dato tanto dolore e ha ucciso tutti i miei cari » ). Ma anche la musica dell'industria discografica è meno disimpegnata, meno vuota, delle canzonette sentimentali di Tim Pan Alley e dei musicals di Broadway. Sa che chi la compra sono proletari, e deve parlare di cose che li riguardano, magari per mistificarle. Cosl, accanto al sempre più invadente amore canzonettistico, si parla ancora della depressione, delle tasse, della povertà, dei raccolti, dei delitti e dei disastri ferroviari, delle inondazioni, qualche volta anche degli scioperi. Per esempio, forse
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