Contrappunti aifatti Giaime Pintor Masonpassati trent'anni? Milano, 16 aprile: uno studente viene assassinato da un fascista a colpi di pistola. 17 aprile: in una manifestazione di protesta antifascista un lavoratore viene maciullato da un camion di carabinieri lanciato alla carica. 12 feriti da arma da fuoco: le forze « dell'ordine » sparano ad altezza d'uomo. Se non avessimo vissuto anche noi questi anni, penseremmo di essere nel '48, nel '50 o, addirittura nel '60. Quando uno stato non è capace di difendersi dalla teppa fascisra. Un corpo dell'esercito nazionale e nato dalla Resistenza, un corpo tradizionalmente « lealista », impazzisce (si fa per dire) e spara sulla folla. I fascisti, la maggioranza silenziosa, i nuovi centurioni, hanno licenza di uccidere. I tentativi di strage, in funzione elettorale, si moltiplicano. Quando tutto ciò accade non basta deprecare, condannare fermamente, bisogna agire concretamente. Ma quando la magistratura continua ad avocare per affossare. Lo stato latita. I vari Viola scoprono brigate rosse a ogni piè sospinto. Il questore di Roma non muove un dito per impedire che i fascisti terrorizzino la città. Il governo (ma quale?) ciancia cialrronescamente di violenza di ogni colore e propone misure liberticide. Quando abbiamo tutto ciò di fronte, la speranza che si agisca concretamente viene a mancare e subentra lo sconforto. Il ministro Gui non è Scelba. Ma la sua polizia non sembra aver capito anIl cora contro chi deve agire. Moro non è Tambroni, ma il clima che si sta creando oggi esige una risposta dura, che ci ricordi, che ricordi a tutti questi amletici governanti la risposta del luglio '60. Il fascismo non passerà. Ma è triste dover ripetere questa frase mentre si celebra il trentennale della Liberazione, di quel 25 aprile 1945 in cui i fascisti furono ,< fisicamente » spazzati via, moralmente condannati, politicamente sconfitti. L'antifascismo oggi non è una vuota parola d'ordine. Non è, non può e non deve essere, il cartello elettorale di nessuno. Deve e pu6 essere, invece, la base comune su cui tentare di rifondare il Paese, le sue scelte, la sua politica. Deve e può essere il sentimento, l'azione comune di un vasto schieramento democratico e di massa: uno schieramento che faccia udire la sua voce dalle fabbriche, dalle scuole, dalle piazze e, perché no?, dal parlamento se ne sarà capace. Si è fatto tanto rumore (e tanto polverone elettorale) intorno alla questione del voto ai diciottenni. Credevamo che fosse il riconoscimento di una partecipazione responsabile dei giovani. Ma partecipazione responsabile, assunzione di status politico a tutti gli effetti, non libertà di essere ammazzati per strada da squallidi burattini, da carogne prezzolate, prive tanto di ideali quanto di intelligenza. Il fascismo, vecchio e nuovo, non è un'ideologia, non è una visione del mondo. E' la negazione di tutto ciò, è la violenza cieca e vuota, l'irrazionalismo demente. Per questo è tanto più pericoloso. Perché oggi, come ieri, esso non è che il braccio armato di ben altri interessi, di una ben delineata visione del mondo: quella che ha paura che qualcosa cambi, che il mondo avanzi. Ma passerà lo sdegno. Si celebrerà solennemente il ,25 aprile e la Repubblica fondata sulla Resistenza. Il fascista che ha assassinato Claudio Varalli riparerà all'estero e non sarà mai più preso. Il carabiniere che guidava il camion che ha investito Gianni Zibecchi sarà assolco perché « acciecaro » dalle molotov. Il nuovo centurione che ha ucciso un dirigente di Lotta Continua a Torino avrà tutte le attenuanti e sarà rimesso presto in libertà (di uccidere). L'inchiesta sui carabinieri che hanno sparato ad altezza d'uomo sollecitamente aperta e altrettanto sollecitamente archiviata. E gli Ardizzone, i morti di Reggio Emilia, i Franceschi, i Ceccanti, i Serantini, i Ceruso, i Varalli, i Zibecchi, i Micciché, rimarranno i fiori del paternalismo zuccheroso dei vari Giorgio Bocca. Ma forse il vaso sta traboccando e il movimento, le masse sapranno ritrovare unità, decisione e fermezza nella risposta al fascismo e ai suoi tragici burattinai.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==