dei balocchi. L'aria è festosa, la gente più strana si vede regalare gelati e coca-cola. Un modo di più, forse non politico, di dimostrare la propria forza e la gioia di stare insieme, non per concessione dall'alto ma per appropriazione diretta: se vogliamo un po' ingenua, ma senza dubbio innocua. Sono le 23 e Lou Reed ancora non si vede, la sua strumentazione è ancora da montare, al suo posto appaiono dalle gradinate i poliziotti in assetto di guerra. Lo « scherzetto » è scattato: adesso si diverta il pubblico in platea a vedersi sparare « addosso » (è testimonianza suffragatissima) lacrimogeni come prima avevano visto piovere i gelati! « E' la provocazione più bieca che si sia mai vista » afferma un ragazzo sui trenta anni che, insieme a sua moglie, si dichiara moderato. « Eravamo venuti per capire -¼i.tmosfera dei concerti pop » aggiunge la ragazza « sai, io sono profesoressa e le mie alunne mi avevano sempre parlato di questi concerti: volevo rendermi conto ». E si è resa conto: dalle lacrime, dal mezzo litro di latte che ha dovuto ingollare per l'intossicazione da gas. La battaglia si sposta all'esterno. Il bilancio: 15 fermi, moltissimi feriti, quasi tutti ufficiosi: ormai si sa che dagli ospedali si finisce direttamente a San Vitale. La regia Com'è scattata la provocazione? Per difendere quattro gelati, cioè un piccolo profitto? Difficile da credere anche conoscendo la pidocchieria di Zard e soci. E dunque? Un'ipotesi avanzata da molte parti, e che sembra molto probabile, è che i gelati e le bibite fossero stati volontariamente lasciati incustoditi. Sono stati l'esca a cui il pubblico ha abboccato e che è servita da casus belli di una provocazione nata altrove e programmata nei minimi termini. Può darsi anche che dopo i primi incidenti Lou Reed abbia rifiutato di suonare. Per gli organizzatori non c'era scampo: o restituire i soldi o imbastire la provocazione. Questa seconda stracia potrebbe aver fatto molto gola a Zard: salvare capra e cavoli, ossia non perdere i soldi e dare a questi « contestatori » una lezione storica. Ma forse ancora più in alto è l'ispirazione. In questa vicenda aleggia la responsabilità se non altro morale di un altissimo personaggio: colui che di recente s'è scagliato contro gli opposti estremismi e che ha cominciato da tempo a cavalcare il carro armato dell'ordine pubblico e del miglioramento di polizia. Un episodio in cui, con tutta la buona volontà, non si vede proprio dove sia, come ha scritto Paese Sera, la provocazione di un manipolo di fascisti: a meno che non voglia indicare con questo termine altre e meno anonime persone. Che non ci sia stata provocazione è stato, ci sembra, dimostrato dal comportamento tenuto dai giovani durante gli scontri: non s'è vista una molotov, le tanto «notate» spranghe sono per incanto sparite. Il dubbio che non ci siano mai state è forte. I giovani hanno risposto alla polizia. Ma è stata una risposta responsabile, di difesa; una prova di fermezza. In un'altra situazione se la polizia avesse sparato ad al- ,ezza d'uomo in un teatro, il panico avrebbe provocato molte più vittime. « La colpa degli scontri, ci dice un compagno di Primavalle, sarà data certamente a Stampa Alternativa. Ma tutti sappiamo che siamo stati tutti a rispondere a una vera e propria provocazione, a un attacco durissimo e ingiustificato: un modo di darci un sacco di botte per farci imparare a stare buoni ». Chicr:n Ricci 7 Lettera perta alMinistro dellospettacolo Le seriviamo dalle pagine del giornale perché speriamo che almeno, cosl, Ella avverta in • questa lettera il giudizio di quei giovani che il 15 febbraio a Roma sono stati malmenati e gassati mentre assistevano a un concerto. Le scriviamo sebbene sappiamo in partenza che ciò non servirà a farLa muovere e che, come al solito e come tutti i suoi colleghi, Ella si nasconderà dietro un dito o, se preferisce, dietro un manganello. Le scriviamo anche perché rosi dal dubbio, non poi tanto paradossale, che Ella abbia delegato ad altro dicastero, quello dell'Interno per la precisione, la tutela e la crescita del tempo libero dei giovani e delle nuove forme culturali che essi esprimono. (Non è del resto sintomatico che oggi sieda agli Interni colui che ieri era alla pubblica istruzione? Non è sintomatico del fatto che ormai solo un minimo senso di decenza impone che non si crei, anche ufficialmente, una sezione speciale del ministero di polizia che si occupi dei giovani?). Il concerto di sabato 15 febbraio dimostra ancora una volta che manca la volontà politica di affrontare questo problema e che dunque si sceglie la rapida scorciatoia di far passare la voglia di stare insieme (questa sl che Le fa paura, signor ministro), di contarsi, di contare di questi giovani. Ella non c'era, signor Ministro. E se c'era, neanche a dirlo, dormiva. Alle autorità, in questo come in ogni altre caso simile, interessava solo difendere un profitto miserrimo e miserabile e un privilegio: la gestione privata e monopolistica della cultura. Certo non. difendere la gestione in proprio del proprio tempo libero, né la « proprietà » della propria testa e della propria dignità: la testa è stata rotta ai giovani provocati ignobilmente, la dignità a voi, alla polizia a chi da anni conduce una politica gretta, impopolare, volta solo a conservare un consenso con le clientele o la bassa demagogia. Ma i giovani sopra i 18 anni che si sono trova ti con la testa sfasciata non hanno perso la capacità di ragionare: essi sapranno per chi non votare se sarà loro concesso questo diritto, se se lo sapranno conquistare, come alcuni giorni fa si sono conquistati il Palasport di Roma. Sappiamo che Ella non muoverà un dito per questa situazione, perso com'è in tutt'altri problemi e avendo giustamente in orrore questa «cultura degenerata », come la definirebbe Goebbels. E, tutto ·sommato, è meglio che Ella non si muova. Nessuno potrà toglierci il dubbio che, in caso contrario, Ella si indirizzerebbe verso piazza del Gesù, donde l'ineffabile e fatale senatore aretino non troverebbe di meglio che evocare un corpo speciale posto a difendere i Palasport dagli estremismi di tutti i colori. E la soddisfazione di veder sparare su questi « drogati, capelloni, omosessuali », questa, soddisfazione egregio ministro, non vorremmo proprio che Lei se la prendesse. Ci creda, fortunatamente, non Suoi. Il collettivo redazionale
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