mai era diventato una parte di me stesso, un qualcosa di veramente nuovo che prima non s'era mai visto e che mai più si vedrà. L'ultimo numero che posseggo è quello di novembre, era ... non riesco a trovare le parole, diciamo perfetto, per cui non riesco a capire il perché della chiusura. Vi prego di rispondermi e di dirmi che Muzak continua a vivere, perché la morte è la fine di tutto. O si tratta di assassinio? Se è cosl bisogna smascherare il colpevole (anche se tutti, penso, sappiamo chi è). E se è veramente morto, riportatelo in vita, voi, noi tutti insieme, perché nulla è impo.ssibile a quelli di Muzak. Nazareno Agostinelli Verdello (BG) Numerosi motivi mi fanno pensare che Muzak sia finito col bruciarsi di troppa luce: specialmente gli ultimi tre numeri, cosl interessanti, non lasciavano presagire nulla di buono (per la maggior parte dei lettori, abituati e fedeli culturalmente al giornalino delle ultime novità-futili pettegolezzi). Muzak stava diventando troppo d'avanguardia (così avranno detto loro) e troppo luminoso (la luce fa male agli occhi). Voi, anche se spero di no, vi siete bruciati facendo l'errore ingenuo e romantico di pubblicare un sogno che doveva unire le menti e invece le ha divise, che forse ha diviso anche voi come collettivo redazionale: ciò sarebbe brutto, perché Muzak era l'unico, il solo giornale venduto in edicola che fosse veramente . . . VIClnO a noi. Finora ci hanno sempre fregato, diamoci una mano tutti e abbatteremo qualche muro. Almeno cominceremo, poi qualcuno, se noi ci perderemo per la strada, finirà e vivrà felice. Daniele Tanto - Verona No, non siamo morti. Ci siamo fermati un attimo a pensare. Forse la « troppa luce » aveva accecato anche noi. Forse eravamo solo stanchi. Non divisi, ma con la necessità di fare chiarezza prima all'interno, di ristrutturarci, di sistemare alcune cose, anche materiali, che non ci avevano permesso negli ultimi tempi di curare veramente il giornale, di farne lo strumento che volevamo, di portare fino in fondo l'operazione « nuovo muzak ». Adesso siamo tornati. Non siamo perfetti come non lo eravamo a novembre, e ne siamo contenti: anche perché il dibattito, le idee, il confronto di questi mesi ci permette una maggiore capacità di crescere in consonanza con voi. Un giornale non muore dall'oggi al domani: soprattutto quando i suoi lettori son,:; tanti, attenti e hanno veramente voglia di confrontarsi sul loro « quotidiano », sulla loro vita e sulla loro cultura. Manichei e intellettuali fumosi Mi dispiacerebbe non leggere più Muzak, perché è stata la prima rivista a portare avanti un discorso più ampio nei riguardi della musica, nel senso che essa viene inserì ta in un contesto sociale culturale e umano e viene presentata come un frutto di esso. Mi ha fatto piacere l'inserimento di rubriche culturali non strettamente inerenti alla musica, vale a dire cinema e lettera tura; mi ha anche fatto piacere il vostro impegno politico più esplicito e diretto di quello dei primi numeri. Ma siccome la critica è alla base della democrazia e del progresso, come giustamente dite voi, ho da farvi alcuni appunti. A volte gli articoli della rivista sono un po' difficili da 61 capire e peccano di intellettualismo (come esempio quello riguardante i King Crimson). Son d'accordo che chi scrive possa considerarsi o essere un artista, ma se i lettori non capiscono quel che scrive possono anche non comperare più il giornale. Il fatto di non vedere la firma del « manicheo » Bertoncelli a fondo pagina mi ha sorpreso piacevolmente. Mi chiedevo: dove sarà finito il poeta della critica musicale? Non ho dovuto attendere molto la risposta, perché me lo sono ritrovato dopo mesi su Gong. Il numero di novembre mi ha deluso e non poco, forse perché veniva dopo l'eccellente numero dell'anniversario (ottimi gli articoli sui Beatles, fatene altri su altri complessi). La povertà degli articoli era veramente squallida: 6 colonne, di cui solo due della lunghezza della pagina, su un gruppo come C.S.N.eY.! !! Pregevoli come al solito le fotografie, forse un po' troppe. Per adesso è tutto ma mi riprometto di scrivervi ancora. Metto fine a questo monologo un po' sconclusionato alla Kerouac (presuntuoso!) con i saluti e con un incoraggiamento a fare sempre meglio, sperando di veder arrivare puntualmente la vostra rivista anche a Torino. Fernando Sarda - Torino Sottoscriviamo quasi tutto. E infatti questo numero ci sembra molto vicino ad aver superato gli errori che vi vengono fatti notare. Magari ce ne sono altri, pazienza. L'intellettualismo non deve essere bandito perché altrimenti il pubblico non compra più il giornale, ma perché un giornale che non si capisce non serve a nulla. Esistono tuttavia « modi di scrivere » diversi da quelli tradizionali con i quali può essere utile confrontarsi, e per i quali non è sprecato un po' di sforzo. Quanto allo spazio e la lunghezza degli articoli, per l'ultima volta, sarete soddisfatti: questo numero è talmente pieno che bisogna maneggiarlo con cura, altrimenti esplode. Dibattiti alternativi Abbiamo organizzato un ciclo alternativo di audiizonidibattiti sulla musica. Ci siamo posti un programma che spazia il panorama musicale dal 1960 ai giorni nostri, per analizzare attraverso la musica, l'evoluzione socio-politico-culturale delle varie società. Cercheremo di dare risalto anche, e specialmente, a quegli artisti « diversi » quasi misconosciuti o passati inosservati. La nostra vorrebbe essere una iniziativa a carattere pospereremmo di destarne l'interesse) della maggior partepolare; abbiamo bisogno (e cipazione possibile di giovani. Quindi abbiamo pensato al Vostro giornale per diffondere la notizia tra i giovam. Queste audizioni si svolgeranno presso i locali gentilmente messi a disposizione dall'ARCI-UISP tutti i venerdl a partire dal 7 febbraio p.v., alle ore 21 al seguente indirizzo: ARCI-UISP Via Gramsci n. 5, Tavernuzze (Firenze). Il locale è agevolmente raggiungibile tramite il Bus numero 37 (Capo linea in P .za S. Maria Novella). Confidando in Voi, Vi saluta Giancarlo Lanterna a nome di tutto il comitato organizzativo P.S. la partecipazione è GRATUITA Ricevuta e pubblicata. Ci impegnamo a pùbblicare tutte le notizie analoghe che ci per verranno. Su questo tipo di impegno culturale di gruppo, crediamo, il movimento deve crescere.
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