Muzak - anno III - n.01 - aprile 1975

se questa esecuzione mette in risalto ancora di più la fremmentarietà e spesso l'insieme a causa dei differenti timbri delle varie sezioni suona un po' appiccicato. Questa versione orchestrale rende in un certo senso giustizia all'Oldfield esecutore a discapito del compositore. Danilo Moroni RENATO SELLANI « Piazza S. Eufemia » (PDU) La vena malinconica di Sellani è espressa in questo « Piazza S. Eufemia » in tutte le sue sfumature. Sellani, pianista autodidatta che da molti anni è considerato uno dei maggiori pianisti italiani, vive a Milano, e di questa città sembra aver assorbito le tinte più incerte e intimiste. E' la solita nebbia degli amori sbiaditi, dipinta questa volta con un tocco jazzistico delicato e ipersensibile, a tratti anche raffinato. Una voce che vuole deliberatamente essere debole, e che forse lo è troppo per poter pretendere di essere ascoltata nel turbolento clamore di questi nostri amarissimi tempi. COSMIC JOKERS (Der Kosmischen Kuriere/PDU) « In tutte le cose c'è un ritmo che è parte del nostro universo. Ha simmetria, eleganza e grazia: le qualità in cui si coglie il vero artista. E' il ritmo delle stagioni, il modo in cui la sabbia modella una cresta, sono i rovi e il profilo •delle foglie. Noi crediamo di copiare questi disegni, di trasferirli nelle nostre vite e nella nostra società, di farne rivivere il ritmo, la danza che ci riconfortano. E tuttavia, un pericolo si nasconde nella perfezione finale. E' chiaro che lo schema ultimo contiene la sua fissità. In questa perfezione ogni cosa procede verso la morte ». DA« DUNE» di Frank Herbert Il suono sale dal nulla, con la consapevolezza di venir creato dal nulla ... ed in ciò è tutta la sua libertà: Herbert parla di libertà e costrizione, di realtà ed immagine di essa, di verità e di trasposizione di essa in termini logici; Herbert parla ancora, stupendamente, di una fissità ultima che giunge, e viene dall'origine, a regolare ogni cosa; legge cui gli organismi fanno ricorso per la propria nascita, maturazione e morte. La musica di questo album risponde alle regole di Herbert solo in parte, perché nasce davvero dal nulla ed a questo infinito ritorna per sua evoluzione spontanea: ma delle parole dello serittore le due parti di questa lunga composizione elettroacustica conservano il ritmo come « parte del nostro universo » ed il senso immutabile di un divenire: il suono nasce, pulsa e va ad imputridire per poi rinascere ed avere altro corso, per sé e per gli altri, con una limpidezza che lascia sbalorditi, sembra quasi che i fatiscenti Cosmic Jokers, i migliori cervelli della OHR e dell'attuale Kosmischen Kuriere, abbiano voluto narrare in queste righe di suoni dolci e maestosi tutta la sto4R ria di un impero galattico, di una dimensione cosmica che Herbert ha narrato nel suo capolavoro... e l'assonanza tra letteratura del fantastico e la nuova, svitata filosofia di un'ipotetica realtà cosmica tedesca, vengono a congiungersi in questa opera raccogliendo per strada tutta una cultura, rivoluzione dolce, che è concentrazione e meditazione. la coscienza stessa del proprio essere nulla, che è anche il rispondere, in musica, a quelle leggi di conservazione dell'energia con le quali l'uomo occidentale, solo ad esse rifacendosi per un secondo, avrebbe il diritto di essere libero dalle imposizioni della civiltà tecnologica. Forse il miracolo è tutto qui nell'ampiezza di un lavoro che nasce da un'idea libera e fluida, quella di artisti quali Klaus Schultze, Jurgen Dollase, Manuel Gottsching ecc., ossia fra quelli che, dagli insegnamenti di Leary in poi, hanno fatto della Germania il fuoco del suono elettroacustico, sviluppandone in opere memorabili forme e contenuti e qui ricordiamo almeno il « Cyborg » di Schultze, lo splendido « In Der Garten Pharaos » dei Popol Vuh ed il loro ultimo straordinario « Einsjaeger & Siebenjager », per arrivare poi a questo « Cosmic Jokers » ed a« Galactic Supermarket » (il secondo non ancora pubblicato dalla giusta PDU italiana). Ed ecco allora i contorni della storia che si fanno precisi: ecco i primi passi dell'elettroacustica, il giocare tra le dune e le sabbie del suono elettrico con le paure di un bambino, eppure si pensi al1' allucinante forza espressiva degli Amon Duul II di « Yeti », il suono aveva in sé, in ogni caso, il desiderio primo di arrivare alla « natura » e le composizioni erano maestose, alte, solari, il groviglio delle armonie più pazzesche si scioglieva nell'intuizione felice e semplicissima di una parola detta al momento giusto: nascevano lavori incredibili, di un'audacia tutta pulita e pura, danze di una vita uscita dalla clandestinità e dal ghetto, ritmi che sfruttavano l'elettronica fino al midollo e la sposavano al suono della terra, della brezza del mare, del calore umido del muschio, dell'amore e della vita. Ed in ciò nasceva quella filosofia cosmica che ha fatto ridere molti, altri pensare, altri ancora accettare senza riserve: sono nuove religioni individuali, non religiosità come è stato scritto, che nascono dal cuore delle sensazioni e quali le più giuste se non le sonore quando all'orecchio ed al cervello ed al karma si demandano impressioni che provengono, nella musica, dall'olfatto, dal tatto, dal colore, dal sapore e dal suono puro? Poi, quando ha scritto Herbert nell'esposizione del concetto di fissità: lo accettiamo solo in parte ché il processo evolutivo del suono tedesco ha trovato linfa nel suono dell'antica California, nei miti quicksilveriani e dei Grateful santi, ed il musicista ha colto sì la fissità per un attimo (lo hanno fatto i Tangerine Dream ad esempio) ma ha saputo riscattarsi traendo dalle corde del pro-

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