Dischi David Bedford Star's end (Virgin Records) Un'altra opera difficile e complessa uscita dall'entourage virginiano: David Bedford compositore inglese fra i migliori nel campo della avanguardia tonale post-dodecafonica ed a noi noto per i lavori con Kevin Ayers e le collaborazioni con quelle poche menti sane di Canterbury ( ricordiamo il suo «Nurses Song With Elephants »), David è ad un'uscita discografica introversa e di intricata comunicabilità, eppure si tratta di una costruzione musicale davvero stupenda, alla quale si dovrebbe guardare con grande attenzione. In «Srar's End» è possibile individuare la sottile linea di demarcazione, e nel contempo di unione, esistente tra musica colta (o ritenuta tale) e quella maggiormente popolare ed in ciò dinamica e più facilmente godibile. In effetti la lunga suite che costituisce le due parti del lavoro ha una spiritualità tutta da scoprire: c'è infatti il coraggio di mantenere intatto il carattere felicissimo di una non falsa avanguardia e di sposarne i contenuti ad una musicalità distesa e limpida, che qui sboccia proprio dove Mike Oldfield aveva interrotto la sua indagine personale di « Hergest Ridge ». Bedford, lo stesso Oldfield ed il percussionista Chris Cutler giocano con la Royal Philarmonic Orchestra una musica davvero splendida, malinconica e difficile forse, ma la cui lontananza dalle nostre menti sta tutta nel non volerci staccare dai vecchi, stereotipati meccanismi del rock, e di una tradizione che finalmente dalla parte inglese si tenta oggi di sconvolgere. «Star's End» è forse un'opera da musicofili, ma di grande importanza per quanti intendono invertire la rotta del proprio pensiero musicale verso qualcosa di più libero ed aperto. M. B. Ivor Cutler: Dandruff (Virgin Records) Opera la cui collocazione logica siede tutta nel significato del revival folkloristico anglosassone, condotta al- ]'harmonium ed alla voce da quell'Ivor Cutler che ricordiamo maestro di cerimonia di numerose, strane, occasioni jazzistiche inglesi (]a « Simphony Of Amarants» di Ardley fa testo). « Dandruff » è di difficilissima lettura, perché frutto di un incessante monologo, di una narrazione lenta e disagevole in un inglese quasi arcaico, pieno di un fascino triste e lunatico. M. B. PIIIIIDIIKMG 44 Fred Frith: Guitar Solos Miller / Coxhill: The story so far (Virgin Records) L'orizzonte Virgin continua ad aprirsi ed a schiudersi su figure sconosciute che hanno da esprimersi sino in fondp. Fred Fri th, chitarrista degli Henry Cow, esordisce con un album solo da legare ad un'avanguardia introversa e personale, assolutamente inflassificabile, tanto intricato è lo stile e tanto complesse e monolitiche le armonie. Frith non possiede certo il gesto deciso del rock man, né il carattere tagliente dell'uomo di jazz, piuttosto si dimostra coerentemente interessato alle possibilità tonali o fonetiche del suo strumento, ]asciando di stucco !anche ]'ascoltatore più paziente, tale è Ja difficoltà di seguire ]'excursus delle armonie. Un'opera che ha al suo attivo la completa improvvisazione e la libertà più dissociata dalla musica dei nostri giorni. Lo! Coxhill, al quale a nostro avviso è dovuto gran parte di questo stupendo album, è sassofonista di indubbio valore, operante nell'ambito di quel jazz londinese ormai tutto accentrato nelle figure di uomini di colore come Mongesi Fe,:a e Dudu Pukwana, e nel giro di derivazione softmachiniana. Questo sua opera, divisa in due facciate distinte (la prima affidata a Stephen Miller di antica memoria) lo vede protagonista di episodi raffinati e divertenti, nel senso distensivo di un jazz calibrato, dove nulla è sprecato, nulla lasciato al caso e condotto con classe impeccabile. La danza è condotta in compagnia di Wyatt ed Ayers, ma si potrà cogliere con molta difficoltà: il disco non è in circolazione in Italia. M. B. Freddie King: Burglar (RSO) Ed un vecchio maestro, sincero ed antico come lo sporco blues che suona da secoli, non può essere denigrato pur se la sua ultima opera risente di stanchezze e fiatismi inutili... I Got The Same Old Blues è tra gli hits della raccolta, qualcosa di ancora valido da trovarsi tra le righe di un suono pulito, di una chitarra che ha fatto scuola. M. R. Snafu: Situation normai (WWA) Enzo Caffarelli sulle pagine del noto settimanale, ha imbroccato una frase giusta riguardante questo disco: «non è tutto, ma di tutto ». Riportiamo il giudizio (il più carico di sensazioni dell'anno), per dovere di cronaca e perché, effettivamente questi Snafu non offrono che un pastiche maleodorante di strani contenuti revivalistici del country del beat e del- ]'easy listening inglese. Mandrill: Mandrilland (Polydor) M. R. Il miglior album di una formazione sulla scena da molti anni ... li avevamo stimati a sufficienza per una prima
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