Muzak - anno III - n.01 - aprile 1975

Lacanzone diZezà Nell'operazione di recupero della cultura popolare condotto dalla N.C.C.P. la gestualità e la coreografia del fatto musicale occupano certamente un posto di primissimo piano; considerando la musica innanzitutto come un fatto emotivo che coinvolge globalmente l'individuo e che tende a trascendere i propri limiti per diventare rappresentazione dei momenti e dei problemi della collettività. Spinte di questo tipo, oltretutto, appartengono a tutte le espressioni popolari o di origine popolare, quando la musica viene ispirata dal basso, o meglio ancora, dalla periferia verso il centro, e non viceversa come sopraffazione operata dal potere centrale attraverso i mass-media verso una periferia con la quale non ha alcun contatto. L'esigenza di intendere la musica come rappresentazione (quindi anche come storia) la si può rintracciare anche nel jazz, che ha sempre avuto un rapporto ambivalente nei confronti delle sue origini popolari; e anche in certi aspetti della cultura orientale. 34 Per realizzare questa globalità espressiva occorre la presenza di elementi scenografici e mimici ben precisi. Elementi che la N.C.C.P. mette sempre in primo piano nelle sue esecuzioni. E' evidente quindi che le rappresentazioni vere e proprie del gruppo napoletano, costituiscano un punto focale nel loro discorso; laddove l'intreccio, la mimica, i costurni, le caratterizzazioni e le coreografie, unite alla musica mostrano in senso completo le possibilità espressive della cultura popolare. Si tratta di un « teatro musicale popolare » tutto da riscoprire, specialmente in Italia, dove i fulgori del melodramma hanno oscurato un immenso patrimonio rimasto confinato nei suoi confini regionalistici. In questo senso la ricerca della N.C.C.P. assume un significato alternativo, come continuo confronto con una tradizione popolare per molti aspetti ancora viva, attraverso una serie di proposte che tolgono a certi recuperi il velo della sterilità archeologica. Proposte tanto più interessanti se si considera che la compagnia per vie ovviamente diversissime, ma non senza averne la consapevolezza, arriva ad affiancarsi all'interesse del teatro contemporaneo per gli aspetti « totali » della rappresentazione; e naturalmente si affianca alla tradizione napoletana, per motivi opposti, della sceneggiata. Negli ultimi due mesi la N.C.C.P. ha messo in scena due rappresentazioni: «La cantata dei pastori» del 25-12 al 6-1 al teatro S. Ferdinando e « La canzone di Zezà» dal 5 al 7 Febbraio al teatro Olimpico di Roma, tenendo cura a che le date coincidessero con la collocazione tradizionale di questi spettacoli. Questa « canzone di Zezà » è strettamente collegata alle festività del carnevale e ha il senso di un esorcismo fatto per procacciarsi la buona fortuna nel1'anno nuovo. La trama - (Zeza, moglie intrigante e ruffiana, vuole

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