Muzak - anno III - n.01 - aprile 1975

al « fenomeno » Tangerine Dream fu Rolf Ulrich Kaiser (e tralasciamo questo argomento: la dualità Ohr/ Virgin), fino al momento in cui al gruppo di Edgar Froese non venne offerta la possibilità di uscire dall'anonimato, ci piace più dire dalla leggenda, e divenire, in breve una realtà sulla scena continentale europea. « Phaedra » ed « Aqua » sono il linguaggio del gruppo in questa prospettiva: ben poco al confronto di Alpha Centauri od Electronic Meditation; siamo infatti al primo sano e pulito « compromesso Virgin ». Si inglesizza tutto, anche il suono tedesco; quindi l'elettronica pesante e monolitica, che costituiva il grande fascino della formazione, lascia spazio al suono più aereo e filiforme, dominato dai mellotrons anziché dai generatori di frequenza, caratterizzato dall'esorcismo giocato sulle parti malate (ritenute tali!) delle opere precedenti... il tutto per accondiscendere al palato inglese. Attualmente Tangerine Dream è tra le più seguite ed invidiate formazioni di musica elettronica contemporanea, la loro pulizia intrinseca sembra ancora innegabile, mancano invece le strutture per dare al suono odierno una prospettiva felice che non sia l'ennesima riprova di come l'espressionismo tedesco possa essere razionalizzato dal linguaggio inglese. Klaus Schultze, altra mente, incide oggi per la Virgin un mediocre « Blackdance » con20 tenente vecchi nastri, anteriori al suo primo album ufficiale « lrrlicht »: l'artista è alle strette, il suono del futuro alle porte, la luce a portata di mano .. con quali sacrifici? Il rifiuto L'importazione La nuova creazione L'operazione filtro condotta avanti con l'acquisizione dei motivi tecnici, ed in parte umani, di provenienza tedesca, continua, tra i seni della Virgine, con i Gong francesi per elezione, ma viventi su un pianeta sconosciuto, nella mente di Daevid Allen, Didier Malherbe e Giscard D'Estaing ... Alen e soci costituiscono il tramite attivo tra le culture inglese e continentale europea, ne fanno cioè la fonte di raccordo dei nodi ritmici più strani e diversi, risultando rivoluzionari qua e là, senza uscire da un seminato già, forse, tracciato dalle figure contorte del buon Frank Zappa e dal meno limpido Captain Beefheart ... di quest'ultimo, anche lui va incidendo per la Virgin (un primo album leggermente ignobile è già nelle edicole insieme al secondo « Bluejeans and Koonbeans »: il suo blues fatto di sangue e di fango, la creazione di un suono incredibile fatto della massima libertà e spontaneità, è oggi ridotto ad una danza dissociata e distensiva, qualcosa di veramente strano ... Comunque, tornando al pianeta Gong, c'è ancora da dire brevemente della politica che ha accompagnato l'uscita di « Camembert Electrique » e delle altre opere: posti in commercio al prezzo di un quarantacinque giri, gli albums sono andati a ruba, lo scossone al sistema è stato dato nuovamente, il farne parte ha assunto il carattere di una inevitabilità proprio necessaria: ma si è rimasti puliti, magari a lottare contro mulini a vento, ma con risultati economici che permettono di far lavorare tutti, e per primi proprio quegli inglesi che mai si sono piegati. Ed a noi non resta altro che spulciare tra i nomi di Robert Wyatt e Lo! Coxhill, di Ivor Cutler e Hugh Hopper (è di prossima uscita un album contenente registrazioni dei suoi concerti francesi con Laurie Allen ed i Contrepoint)... di Hatfield And The North, creature bizzarre di Wyatt e la loro seconda fatica... insomma di un cosmo in continua evoluzione che però qui lasciamo da parte, giacché della Virgin abbiamo preferito parlare in senso non strettamente musicale, quanto umano e di fatto. In questo modo, piccole rivoluzioni, piccole società clandestine del suono puro vanno sciogliendo il gelo attorno alla creatività inglese, soprattutto con consapevolezza. Maurizio Baiata

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