Muzak - anno III - n.01 - aprile 1975

successione mostra volutamente un passaggio, un superamento? R. Questa è l'idea. D. E nel prossimo disco ci sarà « Beyond beyond the seventh galaxy? » R. Vuoi dire come la serie « Frankestein », « Il figlio di Frankestein », « La moglie di Frankestein? » D. Scherzi a parte, intendo come superamento, come spinta in avanti. R. In un certo senso si. Facciamo una cosa diversa ma seguendo una stessa linea di sviluppo. Se prima la musica andava cosi =, adesso va cosi. >. E' più aperta. Da una parte è stato accentuato l'elemento ritmico, che ora è molto più « funky » per ballare. Dall'altra è più spaziale. Comunque, suoniamo anche strumenti acustici, e facciamo anche un pezzo spagnoleggiante. D. Con la tua musica riesci ad ottenere un impatto veramente forte, ma tu sei anche un musicista di sfumature, di passaggi sottili ed eleganti. Continuerai anche questo discorso? R. Sicuramente. Quando stabilisci un contatto col pubblico e comunichi con loro, allora puoi andare avanti, come hai detto, e fare cose più sottili più profonde. L'ultimo disco, almeno mi pare, è appunto più pieno di queste sfumature. D. Qualche anno fa, incidendo « Now he sings now he sobs » hai dimostrato ai critici scettici di essere un eccellente pianista. Probabilmente ora sei allo stesso livello con le altre tastiere. R. E' difficile dirlo dal mio punto di vista perché sono io che lo sto facendo. Alla base c'è sempre la stessa intenzione di creare cose di qualità, e sta a voi decidere. Io cerco di creare cose belle per comunicare, e voglio studiare ancora, specialmente il sint., per esprimermi agilmente, per parlare umanamente. D. Keith Jarrett ha criticato la tua musica. Perché questa polemica? R. Non me lo ha mai detto in faccia. 15 D. Forse sono i giornali che travisano. R. Io e Keith siamo molto amici. E' più questione di emotività che di musica. A me piace molto il suo modo di suonare e penso che se il suo atteggiamento verso la gente fosse più aperto, la sua musica sarebbe ancora migliore. D. Cosa ha significato per te l'esperienza con Miles Davis? R. E' stata una esperienza molto buona. Ho imparato molto da lui. E' pieno di capacità creative, e si impara molto vedendo come lavora, come crea. D. Hai imparato da lui come comunicare col pubblico? R. No, non questo. Da Miles Davis ho imparato. qualcosa sulla musica, ma non la comunicazione. Perché non è nelle sue intenzioni essere comunicativo. D. Oggi la situazione musica in America è molto confusa, quale pensi sia la causa principale? R. Sono successe molte cose importanti. Prima di tutto non esistono più i vecchi leaders: Armstrong, Ellington, Parker, Coltrane e infine Davis. Dopo Davis non esiste più questo tipo di figura che emerge e influenza gli altri come un maestro. In secondo luogo la musica commerciale e la cosiddetta musica seria, prima erano nettamente separate, mentre ora tendono a sovrapporsi, e questo per me è molto im_portante. Questa situazione si deve a dei musicisti che vogliono creare delle cose importanti, ma nello stesso tempo vogliono realizzarle a stretto contatto col pubblico. Tutto questo è molto stimolante. D. Prima hai parlato di « maestri » che non esistono più, ma molta gente pensa che tu ora sia un« maestro ». R. Questo mi da la responsabilità di dover fare delle cose molto buone. Ma l'importante è che adesso la musica commerciale non è sinonimo di disonestà. Contrariamente a quanto pensano molti. La gente comincia a fare e a volere questo, ed è una cosa positiva. Negli Stati Uniti questa trasformazione sta avvenendo velocemente; la possibilità, cioè, che la buona musica sia anche commerciale. Stevie Wonder, per esempio. A me piace molto la sua musica; la trovo molto bella e molto onesta, e nello stesso tempo comunica con chiunque. D. Cosa altro ti piace parlando di cose estremamente comunicative? R. Molte, ma non tanto quanto S. Wonder. Mi piacciono gli « Y es », la « Mahavishnu orchestra », i dischi di H. Hancock, Larry Coryell e mo!ti altri. Mi piacciono le cose « funky », quelle che ti mettono voglia di ballare. D. Pensi di fare cose acustiche come « Light as a feather » in futuro? R. Farò certamente cose acustiche, ma diverse da « Light as a feather ». Oramai « Return to forever » è un gruppo molto stabile, e ognuno può fore delle cose separatamente. Stanley Clarke, per esempio, ha fatto un disco veramente buono insieme a Jan Hammer, Bill Connors ed altri. lo ho molti progetti; farò dei dischi da solo con musica acustica ed elettrica; forse far6 qualcosa con una grande orchestra. D. Deve essere molto importante per te lavorare con dei compagni veramente eccezionali. R. Naturalmente. Il « feeling » che c'è ora è molto forte, e lavorare in gruppo è molto creativo, perché nei « Return to forever » non c'è un leader. Abbiamo tutti la stessa funzione. D. Come ultima domanda. Cosa pensi ci sia oltre la settima galassia? R. Immaginazione. Niente di serio e di profondo. E' un gioco di fantasia che ti fa immaginare una galassia molto bella e molto grande dove la gente si diverte molto. Gino Castaldo con l'aiuto di Serena e Pasqualino foto di Piero Togni

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