Nella rivolta negra d'America da Malcom X in poi i bianchi sono stati presi contropiede dai negri proprio nei loro argomenti cruciali del nazionalismo e del razzismo: i movimenti rivoluzionari si sono costituiti non più per l'ennesimo tentativo riformistico di conquistare le posizioni bianche inaccessibili ai negri ma per I'affermazione di una « Nazione Negra », autonoma nella sfera d'azione della « Nazione Bianca », che risolvesse l' antica ambiguità per la quale gli uomini di colore sono considerati americani quando devono morire in guerra o vincere le Olimpiadi e invece sono considerati negri quando devono essere assunti negli impieghi o sedersi nei ristoranti dove è obbligatoria la cravatta. Naturalmente il jazz fu l'argomento chiave delle rivendicazioni per l'autonomia negra. Dalla solita ambiguità bianca secondo la quale il jazz non è negro ma americano, i rivoluzionari di colore si difesero costatando che a essere sicuramente americano e non negro è lo sfruttamento del talento negro: le compagnie discogra.fiche, i clubs notturni, i festivals, le riviste, le stazioni radio, perfino le agenzie di preno tazione dei posti ai concerti sono senza eccezione in mano dei bianchi (si sa che l'organizzatore dei concerti e della Nazionalismo negroerivoluzione nellamusica produzione discografica di Charlie Parker ha potuto raccogliere una collezione di quadri famosa nel mondo mentre Parker moriva in miseria da tossicomane disperato); e sicuramente americano e non negro è l'ininterrotto sabotaggio che ha negato sistematicamente riconoscimenti pubblici alle « stelle » negre (in tutta la storia della fondazione Guggenheim premi a jazzisti negri non ne sono mai stati dati tranne a Omette Coleman; in una escalation che raggiunse il suo culmine nel 1966 quando contro ogni aspettativa Duke Ellington non ricevette il Premio Pulitzer per la musica, in quello che dalla critica internazionale venne considerata un affronto al mondo musicale, culturale e negro d'America). Per la musica come per tante altre cose i negri sono stati e sono tuttora trattati come una specie di terzo mondo, una colonia sottosviluppata usata dalle metropoli bianche come un capitale che produca nuovo capitale, e usati a volontà nei movimenti del capitalismo industriale: per esempio durante la seconda guerra mondiale molti negri furono assunti nelle fabbriche (svuotate dal richiamo alle armi e d'altra parte impegnate nel boom della produzione bellica) e dunque gettati nel mulinello del consumismo, soprattutto discografico; ma intanto il razionamento del materiale discografico, per esempio della gomma lacca, produsse un razionamento della produzione dei dischi e per quattro o cinque anni gli artisti negri che stavano creando il nuovo stile detto poi bebop dovettero elaborarlo senza che fosse accessibile al pubblico consueto (vale a dire agli ascoltatori di dischi) e dunque tenendolo underground: alla fine della guerra furono in mo!- ti i reduci negri che « scoprirono » il bebop di Parker e di Gillespie, già trattato in una specie di culto superesoterico e considerato alla stregua di un « movimento» ma non ancora divulgato dai dischi. Questa sorte non toccò al cool jazz bianco. Con la Guerra Fredda (che va all'ingrosso dalla guerra di Corea al primo periodo della presidenza di Eisenhower) il romanticismo disinibito e le passioni denudate del bebop - dello hot jazz - di New York si smussarono e si smorzarono nell'introversione e nelle tensioni soffocate del cool jazz della California. Senza razionamenti di gomma lacca Chet Baker e Jerry Mulligan diventarono gli eroi del cool jazz, ed è con qualche orgoglio che i nazionalisti negri sostengono che appena i negri, dopo il capovolgimento economico che seguì la guerra in Corea, poterono rientrare nel mercato del jazz sia come creatori che come consumatori, il cool jazz, che a parte Miles Davis era eseguito e creato da bianchi, fu soffocato da una nuova ondata di musica negra che venne definita hardbop (e più tardi funky bop e ancora più tardi soul jazz) e si basava sul bebop dell'underground. Fu proprio Miles Davis a iniziare quello che ad alcuni parve un movimento musicale di ribellione negra con-
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