Muzak - anno II - n.13 - novembre 1974

ne dei nostri bisogni più naturali. Penso che si possa allargare il discorso se non direttament11 alla funzione anacronistica delle Forze Armate, almeno indirizzato verso tutte quelle istituzioni se'Ciali e tradizionali e testamentarie ricevute dal medio Evo che mitigano e annebbiano il riostro spirito la rivoluzione quotidiana, il progresso e la nostra strada. Se non altro per ricordarsi di quegli amici che persero la vita a Capo TeU'lada (uno schiaccia,ta da un carro, uno sulla sedia a rotelle, uno Impazzito per il ribaltamento del carro) mortJ,i sulla branda dell'infermeria sputando sangue o con un cancro anale o pensando ali' amico di Frosinone che nevrastenico awicinava la sua branda alla mia la notte e piangeva (in una ,sua •!icenza chiese alla madre di dormire con lei nel suo lette). Ne saremo grati a tutti ciao. Un militare a Caserta BOAMM!!I Cari redattori, perché sie.te cosi presuntuosi? La vos•tra concezione di musica ed arte vuole essere progressista e liber-tatar,ia, ma in realtà è reazionaria come qualsiasi pretesa di indirizzare un attività artistica verso una determinata ideologia. Penché la musica dovrebbe essere uno strumento di lotta? Perché mai devrebbe essere un mezzo per prendere coscienza di certe real,tà sociali, e non di quatsiasi altra cosa? (tra l'altro non vedo come possa riuscirci) perché dovrebbe servire qualcosa o qualcuno? lasciate che sia 'invece un modo di comunicare, di esprimere, pensieri, emozioni, qualunque esse siano. Se è vern che l'industria cerca di strumentalizzare la musica, (e ci riesce abb3stanza bene) e pure vero che anche voi vorreste strumentalizzarla. Le equazioni alternative-buono Indifferente-reazionario-cattivo sono ridicole e puerili e le vos,tre teorie fanno acqua da •tutte le parti; se una persona vuele impegnarsi a far muovere le cose in una certa direzione, non vedo dawero come ipossa esser,gll di aiuto ascoltare Robert Wyatt o Gato Barbieri anziché i Genesis o· i Gentle Giant. Voi dite che la musica deve rivolgersi a tutti, ma poi quella da voi più esaltata si rivolge necessariamente ad un elite. L'artista non può non essere individualista, deve creare selo ciò che esprime quello che ha dentro, o qualsiasi cosa che sia parte di sé non deve condizionamenti morali, sociali, ideologici, materiali; non deve preocouparsi di quanti saranno a re- -cepire il suo messaggio, anche 62 se naturalmente si augura che siano il maggior numero possibile se pei oltre a questo lasua opera, riesce a essere rappresentativa anche delle aspirazioni e dei sentimenti di una generazione, di una classe sociale, di un popolo, tanto meglio, ma questo non aggiunge, né toglie niente al valore dell' opera. Una musica non può essere reazionaria di per sé, reazionario può essere l'use che se ne là an-::he se è owio che certa mus:ca si presta più di ogni altra ad essere usata in modo reazionario. L'opera di Wagner è una delle vette dell'arte di tutti i tempi, eppure è diven- . tata l'espressione ufficiale del na21ismo. Nell'URSS la critica ufficiale stronca ed avversa fe. rocemente quei musicisti le cui opere non si adeguino al cosidetto re2liomo socialista, (tra 'e vittime ci sono stati Prokoviev e Schostakovich) la vostra posizione non è del tutto dissimile. Affermate di non volervi porre come quelli che pretendono di pe;ssedere da soli la verità, ma poi stilate giudizi frettolosi e assoluti, distruggete con critiche impietose e senza appello, vi tricerate dietro dialettiche oscure. Chi è G. Pintor per etichettare Sibelius • insulso fi-no all'idiozia •, chi è M. Baia• ta per prenderci in giro con anemità tipo • Rumori Svinco- ,iati •, • Distensieni illegali •, • Suoni che si imburrano • etc. etc. Penché il critico deve sempre fare il critico andando avanti con i paraocchi, sparando stroncature secondo il prossimo capriccio, perché deve essere sempre nemico dell'arti· sta e non cerca mai di capirlo. Quale è la musica veramente che la maggior parte de·I popolo (o del proletariato se preferite) ama le canzonette e non il folk come la mettiamo? [Chi cerca di esprimere la sensibilità popolare finisce col rivolgersi a piccoli manipeli di intellettuali, chi insegue la comun1icazione universale o altre bellissime chimere suona in realtà una musica difficilmente accessibile: mentre al contrario sono proprio quelli che hanno col pubblico un rapporto di tipo aristooratice o divistico, a riscuotere i consensi più unanimi ma questo forse non c'entra comunque perché un'artista dovrebbe avere l'obbligo di essere popolare, invece di canta• re dolcemente gli affari suoi. Per concludere. cosa vuol dire • niprendiami,ci la musica? • è giuMo cercare di diffonderla perché è un patrimonio di tutta -l'umanità, ma pretendere di impa:lroninsene per metterla al proprio servizio è folle e disonesto. Per oggi basta. Saluti. Corrado Vitale S• Margherita Ligure POLEMICHE? Cari amici, pardon compagni, vorrei che mi spiegasse perché polemizzate sempre con Ciao 2001 e con Caffarelli, perché vi accanite sempre tanto contro di loro. (Siete un po' invidiosi o sbaglio) non pensate che per 500 lire per un giornale tipo Muzak siano un po' troppe? Perché fate sempre articoli per intellettualoidi incalliti tipo articolo sui King Crimson e Soft Machine dove non ci si capisce niente. Siete sicuri che il vostro giornale piaccia? A Rimini ne tornano indietro dei quinta1 i perché? Vi prego di rispondere a queste domande, se no peitrò pensare che anche Muzak ha una posta dei lettori Caffarelliana. Grazie. MacJrizio Fabbri Rimini [PO) E' TUTTA PASTA BUONA Al collettivo, ho letto quasi tutti i numeri di Muzak e mi ricordo anche che li leggevo, illuso, sperando di trovare un giornale nuovo, che non cedesse a commercialismi o cose varie. Sperai in un miglieramento, partecipai al referendum e continuai a comprare Muzak e a spendere 500 lire. Devo dire che ogni numero che passa peggiora: l'ingenuità con la decisione dei primi numeri si indebolisce sempre più e tra non molto si potrebbe anche arrivare a dire che il vostro è un Ciao 2001 progressista o quasi. Mi domando carne si faccia a prendere sul serio un giornale che, pur tenendo conto, almeno da quello che dice, delle difficoltà finanziarie dei giovani, contiene di fotografie (il conto l'ho fatto sul numero 10-11 e vi ho abbuonato la copertina) circa il 62%, restando così di parole solo il 38%. Gli articoli di Baiata che ha occupato il posto di Riccardo Bertoncellj sono poi di una povertà e di una magrezza lancinanti. Nell'articole su Cale neanche 4 colonne scritte su 12 disponibili, abituali e del tutto gratuiti discorsi, paroloni vuoti e senza senso, metafore che nelle sue intenzioni dovrebbero essere ardite e stupefacenti. (Sensualizzazione delle sue • idee •, sciarpe di velluto sapientemente avvoltolate dal sistema, dandysmo decadente, le vene elettrificate da generatori e paillettes per • preludi e sintetizzateri •, esotista, morbido incanto delle pillole, deliri uterini (!). boutade etc.). Questi articoli non dicono assolutamente nulla ed ogni numero aumentano sempre di più. Insomma, chi legge un articolo come quello appena citato, oltre a netare 23 file di puntini (ne può vedere 14 sulle anteprime e 22 nelle recensioni), capisce che Cale appartiene al rock e basta. E poi dite di non voler essere gli apostoli della cultura, e di non fa. re gli pseudo intellettuali.-E come se fosse possibile sopportare e comprendere una • concentrazione ritmica nell' ele-trtroacustica • e simili, con particolare predilizioni a frasi mirabolanti sui gruppi tedt1schi, anche le recensioni sono diventate magrissime e insodisfacenti al massimo grado. Una recensione come quella su Ossiach Live la posso benissimo fare io senza avere ascoltato il disco neppure una volta. Cc.me se ciò fosse poco, avete troppo gusto di dire male di un mostro sacro, tanto che Si potrebbe pensare che avete in mente di distruggere ma niente affatto di creare e che prendiate queste posizioni solo per principio e per appari• re anticonformisti. Se talvolta sono motivate intelligentemente e anche se discutibili in fondo non si può dar loro torto l'articolo su Santana ne è un esempio anche se non capisco cosa mai abbia fatto di male a Bertoncelli, che, disgrazia, non c'è più), volutamente forzati e ambigui sono quelli su ELP e sul rock decadente. Non pensate che a me questi nomi dicano qualcosa, anzi sono d'accordo sulla demitiz~azione degli idoli, ma pretendo che ques,to abbia un senso e non sia una posizione di comodo e di pseudo anticonformismo per contrapporsi a Ciao 2001 e a chi come loro. Per poi magari sentirsi dire • per favore distruggetemi anche Wakeman •. Eppoi Giaime Pintor [perché questo nome? la domanda è anche retorica) è sempre arrabbiato con tutto e con tutti e manca poco che giudichi fascista Riley perché se ne sta a • raccegliere camomil-le •. Pintor ha troppa rabbia e troppo poca riflessione per essere obiettivo. La musica, tutt'al più, dev'essere un ricostituente, non un coltello. V'immaginate di sentire in un pezzo di Debussy o di Coleman, tanto per fare due nomi a caso, dire •Abbasso i capitalisti e i commercializz,ateri dell'arte?•. Per fortuna non hanno bisogno che Muzak ne parli per essere grandi, eppure non mi pare che siano borghesi o passivi ricettatori della culrura dello Stato. Né ~ussy nella sua vita fece: timbri graffianti o cose del genere. Nè addirittura Stockhausen lo fa, anche se musicalmente ha cambiato parecchio. Perché la politica deve infiltrarsi sempre nell'arte? Leggetevi la lettera di Vittorini a Togliatti sul Politecnico del gennaio-marzo '47. E scusateml se forse sono stato troppo duro. Paolo Ragni Via del Pellegrino 24 50139 Firenze

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==