coprire tutto il quadro della musica italiana. Abbiamo, inoltre, possibilità di buoni contatti con l'estero (Virgin, Charisma, gruppi tedeschi, e forse anche qualcosa con l'America). Questa base di partenza servirà per realizzare, inizialmente, 2 ipotesi di lavoro: 1) struttura di « servizio »: quando qualcuno (gruppo, sezione di partito, circolo culturale) vorrà organizzare un concerto potrà telefonarci, e noi, in base alJa disponibilità economica, al significato che dovrà assumere il concerto; ed in base ai vari elementi che ci verranno comunicati faremo da tramite tra chi vuole organizzare il concerto e i gruppi e cantanti. A questo punto sembrerebbe molto più logico e semplice fare un ciclostilato con tutti i dati dello schedario, e distribuirlo; ma a nostro avviso questo non risolverebbe nulla: per iniziare a costruire il circuito autogestito la scelta di ciascun artista per i vari concerti dovrà essere fatta in modo il più sistematico possibile, cercando di riunire più concerti in wne vicine, approfittando dei giorni liberi tra un concerto e l'altro del circuito normale, evitando che uno stesso artista si rechi spesso in una zona e diserti poi altre zone; 2) la seconda ipotesi sarà quella di organizzare « noi » (nel senso di « movimento ») concerti e tournées. Una ipotesi più impegnativa, dove le responsabilità che ci assumeremo nei riguardi del movimento saranno più grosse, e dove sarà indispensabile l' impegno di tutti i compagni realmente interessati alla creazione del circuito. Per attuare questa seconda ipotesi dovremo cercare di impostare in modo abbastanza chiaro il nostro rapporto sia con gli artisti, sia con chi va ad ascoltare la musica. Ci sono varie possibilità: rapporto privilegiato con due o tre artisti, dove noi ci impegneremo a far fare loro un certo numero di concerti al mese, e loro richiederanno un compenso ridotto (es. le 6 spese+ metà o un terzo del proprio cachet); oppure si potrà arrivare ad una forma di cooperativa tra vari artisti; oppure un accordo tacito per cui quando un artista fa un concerto per il nostro circuito richiede un compenso in ogni caso più basso di quello richiesto per il circuito normale. Per quanto riguarda il prezzo dei biglietti, pure qui varie ipotesi: offerta libera (che poi significa gratis), e questo si potrà attuare solo in casi molto particolari; inizialmente prezzi non molto più bassi dei normali (es. il 50% in meno), in quanto i soldi raccolti con i primi concerti serviranno per fare altri concerti; prezzi notevolmente bassi, dove vengono solamente coperte le spese: il che comporta notevoli rischi ed un notevole ritardo nella realizzazione del circuito; un'altra ipotesi potrebbe essere quella del tesseramento: lanciare una campagna nazionale di tesseramento per finanziare il circuito, ed ai concerti che si faranno potranno accedere solo coloro che hanno la tessera, pagando un biglietto a prezzo molto basso. Quando avremo un circuito funzionante su queste due ipotesi iniziali, noi siamo convinti che si potranno fare moltissime altre cose: incidere e meaere in circolazione dischi e cassette; ampliare il discorso al teatro, al cinema ed a qualsiasi altra forma di rappresentazione; recuperare e far conoscere il patrimonio musioale italiano. Ma sono tutte cose di cui è molto più logico parlare in seguito. Da questo momento, comunque, la storia del nostro circuito, il circuito del « movimento », è cominciata: lanciamo un appello a tutti i compagni interessati, a scriverci, telefonarci, venirci a trovare, servirsi di noi. Intervento del Partito Radicale. E' uscito su Muzak un articolo che invitava alla discussione al confronto, per la costruzione di un movimento alternativo in grado di rispondere alle più svariate esigenze che i giovani oggi (e non solo da oggi, ma ora con particolare intensità), esprimono. Un articolo che pur nella sua contraddittorietà ed ambiguità (più che dell'articolo quest'ultima di Muzak come rivista) era di per sé positivo, perché poneva le basi - teoriche - per un confronto-scontro tra realtà diverse che attualmente operano nel settore ed esprimono, bene o male, parte del movimento, in ogni caso occupano degli spazi precisi e soddisfano delle esigenze precise. Un articolo che presuppone anche un impegno più preciso da parte di Muzak, lo abbandono cioè di uno spazio ambiguo ed interclassista per occupare lo spazio che il movimento richiede ed offre. Già questo, di per sé, è positivo, significherebbe mettere uno strumento di dibattito-confronto e discussione al servizio del movimento per la costruzione di una alternativa a livello politico-culturale. Sembra, però, che una volta aperta la porta sulla strada i compagni di Muzak non abbiano saputo che strada prendere o peggio ancora abbiano imboccato il rettilineo. lo credo che siano rimasti sulla porta senza sapere da che parte andare. E' bene, una volta aperta questa porta, che ~ collettivo redazionale s1 chiarisca rispetto a quelle che sono le esigenze del movimento e non di Muzak ed imbocchi una strada precisa e la porti avanti. Non si può dare spazio a provocazioni, non si può se "ogliamo costruire vera: mente una alternativa accreditare su una rivista tu tre le cose che dice e serive Stampa Alternativa (o altri) c'è il dovere prima ancora di compagni che di giornalisti di verificare la veridicità di cene cose che si scrivono. QuelJo che S.A. ha scritto sull'ultimo numero di Muzak è lapanissianamente falso; basterà dire chhe Pino Masi non si è mai dimesso né tantomeno· è stato espulso dai C.O. e che nessuno - al di fuori della lotta di classe - ha mai imposto nulla a Lotta Continua o ai Circoli Ottobre. E' troppo facile gettare il sasso (MuzakSogno) e· poi « stare alla finestra » avvalorando, di fatto, tutte le più o meno puttanate che vengono dette o fatte, c'è l'obbligo se si crede in una alternativa sovrastrutturale strettamente legata alla struttura di imboccare una strada - stando attenti ai rettilinei che non ·rappresentano nessuna scelta - e fare delle scelte conseguenti. Da parte nostra da anni lavoriamo organizzando spettacoli, proiezioni, dibattiti, producendo films, audiovisivi, spettacoli teatrali ecc. non è nostra intenzione fare il resoconto dell'impegno che ha caratterizzato l'attività dei C.O. in questi ,anni, ma se solo guardiamo alla campagna per il divorzio, (segue a pag. 53) O{)
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