Muzak - anno II - n.13 - novembre 1974

i a muzak L 1 e lottando per una società socialista. Riguardo però ad underground e circuiti alternativi sono piuttosto ignorante, forse perché all'epoca sogno a _j (continua da pag. 6) si analizzano gli strumenti predisposti dai C.O., il lavoro svolto al Sud con il Teatro Operaio, (una struttura m.)bile composta da 4 compagni, che in 34 giorni ha girato 31 paesi coinvolgendo 24.000 persone), ecc.; Si capisce che a noi non interessano le sterili polemiche, o le tesine sulla cultura, ma un discorso chiaro che risponda alle esigenze dei giovani, che analizzi cosa significa musica, droga, sesso ecc. e contemporaneamente cosa significa sfruttamento, apprendistato, lavoro minorile, 150 ore ecc. (,Rispetto a questi problemi noi scontiamo anni di ritardo e gli errori commessi, che non abbiamo problemi ad ammettere). Il problema è aver sempre presente le esigenze reali, aver presente cosa esprime la lotta di classe, aver presente cosa è mutato e cambiato dal '68 ad oggi. Solo se non ci fermiamo al '68 a congratularci o a scazzarci a vicenda, solo se si ha il coraggio di essere comunisti anche m questo, MuzakSogno, può, corregendosi per strada; ceneretizzarsi. SERGIO MARTIN dei Circoli Ottobre coordinamento nazionale Via Mameli 51 00153 ROMA Salve compagni del collettivo redazionale, (scusate se scrivo a macchina ma ho una pessima calligrafia e non vorrei farvi perdere del tempo inutile per decifrare quanto scritto) sono uno studente universitario (iscritto al primo anno di scienze poli tiche) di 19 anni, leggo « il Manifesto » e mi definisco marxista in base ad una cultura che mi sono fatto leggendo molti libri del boom dell'underground ero ancora giovane per avere una coscienza critica. Sta di fatto però che appena letto « Muzak sogno » mi è parso di capire (nella mia disinformazione) cos'è in pratica, senza tanti formalismi e teorizzazioni, un cricuito alternativo. Ho letto con interesse e attenzione il « Muzak sogno » e alla fine, al solo pensiero che una cosa simile (la cooperativa) possa realmente realizzarsi, mi ha entusiasmato, riempito di euforia e di buona volontà. Per questo vi scrivo: perché la volontà di fare una cosa è il primo passo verso la sua realizzazione. Ho subito preso contatti con compagni della mia città: alcuni di essi si sono dichiarati disposti a lavorare se c'è ne fosse bisogno; altri si sono dimostrati scett1c1, sono però convinto che se si comincia a fare qualche cosa di concreto anch'essi si impegneranno nel lavoro. Certo il progetto è molto ambizioso ed abbisogna di un impegno notevole però, come avete detto, bisogna pur cominciare. Ormai la situazione è divenuta insopportabile, il prezzo della cultura è impagabile per tanti proletari; concerti, dischi, libri, films ecc. costano troppo e troppo elevati sono i profitti degli speculatori. Ad ogni concerto centinaia di compagni rischiano la galera e di subire cariche della polizia ten tando di entrare senza pagare il biglietto. Ed allora cominciamo.' Troviamoci e parliamone assieme E' necessario però sapere sin dall'inizio a cosa si va incontro: grossi sacrifici, una dura lotta contro il capitale monopolistico e i grossi trust dell'industria discografica (che cercheranno in tutti i modi di metterci i bastoni tra le ruote), serietà e molta volontà. La cosa che mi preoccupa di più sono i soldi, ma sono ottimista e quindi spero che qualcuno sia disposto a fornirci i fondi necessari per iniziare. Bisogna comunque evitare di costruire un'« isola felice » all'interno del sistema capitalistico-borghese; successivamen te bisognerà allargare l'iniziativa ad altre cose (alimentari, case, trasporti ecc.) in modo da costruire la base e le strutture di una futura' società socialista. Bisogna innanzitutto evitare la diffusione della concezione di una rivoluzione giovanile; non esiste la rivoluzione giovanile essa è solo una mistificazione, esiste la Rivoluzione e basta. Il circuito alternativo nello ambito della società capitalista deve essere come il tumore nei tessuti di un corpo umano: deve corrodere continuamente e guadagnarsi sempre maggiori spazi sinché non si avrà la morte dell'ormai marcio corpo (lo Stato). A parlarne sembra tanto semplice, ma in realtà non è così; occorrono innanzitutto settori di intevento più ampi (fabbriche, scuole, esercito, quartieri, comunità agricole) e tutta una strategia rivoluzionaria che non sto qui ad esporre perché molto lunga e complessa e perché non ho ancora una preparazione adatta a farlo. E' quindi un processo molto lungo e che comporta una ben precisa strategia con collegamenti continui con organizzazioni che perseguono i nostri stessi obiettivi, se si vuole perciò vedere qualche risultato è necessario iniziare subito: per cui compagni rimbocchiamoci le maniche e ...... AVANTI POPOLO ........ ! Per eventuali contatti ecco ;l mio indirizzo: Crepaldi Paolo Via G. Stefani, 36 44100 FERRARA Sono una ragazza milanese segregata a Savona, perché stufa delle pressioni dei miei, sono scappata di casa (gesto almeno ora come lo rivedo, da castrarti!) ed ora mi ritrovo qui ..., sotto tutela di • mio padre ... e con una gran voglia di cambiare, nel mio piccolo, realmente qualcosa. ...Ho strabuzzato letteralmente gli occhi quando ho letto « Muzak Sogno » e mi sono sentita veramente bene, pensando che finalmente un giornale (venduto in edicolai mandi un appello per ,ma simile iniziativa! Ne ho parlato col mio ragazzo che già da tempo, cerca, a Milano, di portare avanti un certo tipo di discorso, concreto, tra gli amici di Quarto. Perché non si può cambiare qualcosa stando, solamente, tutto il giorno a « fumare », rimanendo con le mani aperte .aspettando che, nel frattempo, cambi la situazione. Mi pare abbastanza poco; il « tutto» andrebbe molto meglio se a questo si aggiungesse la lotta creativa vera e propria. Perché bisogna organizzarsi, riunirsi con tutti gli altri del quartiere, insomma fare un qualcosa di costruttivo. Discutendo Sì, ma passando soprattutto all'azione, per poi unire la sola forza del quartiere con quella degli altri quartieri. Creando un movimento tra tutti quei ragazzi che come noi stufi di stare ad aspettare e ad inseguire vecchi miti, tipo nonno Kerouac; è giunta l'ora di muoversi e se tutti si impegnano a fondo l'iniziativa non rimarrà solo un semplice sogno ma si tradurrà in realtà. Ricordandoci che basta una scintilla a creare il fuoco e noi dobbiamo essere quella scintilta ! FLAVIA V. Savona 53

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