'Jazz a confronto' è il nome di una collana di diJchi interamente curata, in completa autonomia, da Aldo Sinesio. Questa collana, sia per gli stessi termini del confronto, sia per la sua unicità nel mercato discografico, è un elemento nuovo che va ad inserirni nel dibattito che dura ormai da molti anni sulla situazione del jazz in Italia. Un elemento che ih parte modifica e in parte conferma certe convinzioni comunemente accettate su questi argomenti. Da un lato conferma le difficoltà di ogni discorso basato sul jazz, emarginato dall'ostracismo dei canali ufficiali di diffusione della musica; dall'altro dimostra che con una corretta politica promozionale, si può andare avanti col jazz, si può sopravvivere a livello produzionale, e che in fin dei conti si potrebbe arrivare ad opporre efficacemente al mito imperante della canzonetta, una musica più qualificata e meno mistificatoria. ,~ Ma è lo stesso Sinesio a parlancene: « Oggi, essere arrivato al dodicesimo LP è per me già un successo notevole. Ora la collana ha una sua organicità, sta cominciando ad essere conosciuta un po' dovunque, e perfino dall'estero mi arrivano alcune richieste. Il discorso, comunque, anche se in via di espansione, continua a rimanere limitato, perché ci sono solo io a occuparmi di tutto, dall'incisione fino ai rapporti con i negozianti. E ovviamente, non ho i mezzi di un grosso gruppo discografico, per •imporre i dischi sul mercato. Tutto quello faccio è basato su rapporti personali ». Le grandi case, ovviamente, hanno a loro disposizione tre efficacissimi canali promozionali: la stampa la Rai TV e la pubblicità, con i quali possono decidere di imporre un certo prodotto. « Riguardo alla stampa è stata solo quella specializza46 ta ad occuparsi di me, perché fatta da persone qualificate che capiscono l'irnpprtanza del discorso. Per la Rai il problema è molto più delicato. La Rai, infatti, ha bisogno, per sopravvivere, delle case discografiche che fornendo il materiale (i dischi), evitano all'ente radiofonico dei pesantissimi oneri produttivi. Per controparte la Rai è divenuta il principale mezzo promozionale della musica leggera. E' ovvio, quindi, che un discorso non legato a grossi interessi economici viene accolto con diffidenza quando non è rifiutato a priori. Ora grazie a pochi ,intelligenti funzionari e ad alcuni giovani programmatori che capiscono certe esigenze, i miei dischi cominciano ad andare in alcuni programmi, e i risultati sono stati immediati ». Produrre jazz, comunque, rimane qualcosa di estremamente diverso dalla normale produzione musicale. « In realtà ci sono anche dei vantaggi, che contribuiscono alla riuscita di questa iniziativa. Innanzitutto un disco costa meno di un disco pop o rock, perché si lavora con gente preparatissima sul piano professionale e non servono giorni e giorni di sala d'incisione per ritoccare, per rifare e manipolare i risultati ottenuti. Inoltre, hb trovato la massima disponibilità da parte dei musicisti, anche se di grosso calibro, a venirmi incontro, per la fiducia e la completa libertà che io gli davo. Fiducia che non possono ottenere da una grande casa discografica che ragiona e programma le sue scelte in termini esclusivamente commerciali. Un altro vantaggio è proprio quello di dover diffondere un prodotto di indiscutibile valore, e anche se con difficoltà, si trovano dovunque persone disposte a collaborare. Le case discografiche, al contrario, mancano completamente di strutture adatte alla promozione di musica qualificata. A meno che non si tratti di grossi nomi di importazione ». Infatti uno dei discorsi più importanti che riguardano la collana 'Jazz a confronto' è che si tratta di un discorso interamente italiano. Infatti, anche se la collana comprende nomi stranieri come Johnny Griffin, Frank Rosolino, Teddy Wilson, e Irio De Paula, sono accompagnati da musicisti italiani, e, anzi, sono loro ad adeguarsi, in virtù del 'confronto' ricercato dalla collana, alla situazione italiana. « Proprio per questo, infatti, ho rifiutato l'acquisto di nastri stranieri per pubblicarli sotto la tnia etichetta. Il mio interesse principale è proprio quello di dare movimento e apertura alle possibilità di certi musicisti italiani, magari anche mettendoli 'a confronto' con alcune esperienze di musicisti stranieri. Il fatto più importante, comunque, è che con questo mio discorso contrariamente a tutte le previsioni, riesco ad essere attivo ». E questo è un'ulteriore conferma che il jazz in Italia sta crescendo, avviandosi a diventare un fatto popolare, e non più elitario. « E' certamente vero ed è un fatto eseremamente positivo perché io identifico certe scelte commerciali nella musica col fascismo culturale, e credo che diffondere una musica diversa, più valida a tutti i livelli, sia un fatto che ha anche degli importanti risvolti politici ». In questo contesto si potrebbe inserire anche il disco pubblicato da Sinesio fuori collana: 'Maracanà' di Irio De Paula. « Questo disco è fuori collana perché si tratta di un di5corso completamente diverso. Non si tratta precisamente di jazz, ma più genericamente di musica brasiliana, ed è stato fatto con l'intenzione di produrre della musica più immediata e facile mantenendo intatte certe premesse qualitative». Un discorso da continuare, quindi, e che potrebbe diventare un'occasione unica per la verifica della situazione del jazz in Italia e per un allargamento e un rilancio del discorso. Gino Castaldo
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