il superamento dei confini, dei limiti e barriere st:- 1Jistici fra regioni, la nascita di un suono, insomma, nel quale fosse facile sen1Ji,l'si cora:lmen1e ed individualmente coinvolti. Nascevano così episodi co'1 •trastJanhi: «L'UOMO», quaJe opera prima riuscita, neJ.la sua veste composita, VM'ia e le sue maN:ate aperture al folldore, quel!,_, strano linguaggio jazz-rock ad affior,a,r,e di tanto in ,t,a,nto,, e le buone improvvisa2Jioni deL!a seconda par. te... quindi • un secondo album falsato dalla componente fumettlisrica del suo oaraHere di colonna sonora. E' proprio nelle righe di « PRELUDIO, TEMA, VARIAZIONI, CANZONA » da ricercare il vero volto del gruppo, pregi e manchevolezze, ambiziosità ingenue e puro spirito ritmico ad un tempo: ne usciva un insieme di idee poco amalgamabili, quanto buone all'origine, come nel caso della ritmica di base fortemente jazzistica, e la .funzione solistica degli strumenti, i saxes di Elio D'Anna e le tastiere di Massimo Guarino tra tutti, la preva,lenza, in alcuni tratti, di un piglio improvvisativo eccellente, accanto alla monotonia di altri passaggi apertamente «sinfonici». Sarebbe stato il momento di agguantare per la collottola il suono giusto, giacché il gioco andava sciogliendosi tra Napo! i ed il jazz deNa terra, suoni che si incontravano alla perfezione, soprattutto sulla scena, quando il gruppo riuniva se stesso attorno a ritmi duri e complessi, a frasi elaborate e coerenti, spegnendosi forse solo nei tentativi maggiormente melodici: D'Anna e compagni hanno invece scelto la via più difficile, quella del suono completamente ex-novo, senza comprendere che, da quelle basi, si sarebbe in futuro lavorato con migliori risultati e ... le opere a venire schematiche seppure ben costruite, l'ardore antico di suoni altamente viscerali un po' in sordina, tempi che, soprattutto, non aggiungevano nulla all'ipotetico futuro del gruppo, se non una certa cristallizzazione di fondo. Ma l'attenzione dell'ascoltatore è stata a lungo violentata, irretita dal linguaggio e •dalle vesti, dal portamento_ spettacolare del gruppo, più che dalla sua musica stessa: non sappiamo se in ciò sia possibile cogliere i segni di una maturazione avvenuta in direzioni espresse in senso umano-sociale più che meramente musicale, ma è certo che il gruppo ha da sempre avuto dalla sua la possibilità di recitare, di saltare, di dare visivamente la sensazione precisa della musica eseguita, fino a portarne il carattere allo s~ettacolo-dramma di « PALEPOLI », opera strettamente teatrale cui veniva concesso il mezzo di comunicare attraverso i suoni, ma dove ,le maschere, gli uomini ed i fatti erano tali e quali alla realtà, senza i simbolismi delle orjgini ed il forzato lato scenografico di ogni spettacolo. Gli Osanna riescono a comunicare attraverso parole semplici e lineari, ne fanno testimonianza il •lavoro degli Uno ed un ultimo album piacevole, tratti nei quali è facile identificare l'aperta rinuncia all'ironia spinta sino. al dramma e certa visione passiva della vita, per esprimere viceversa una qualch€, distensione, il giusto appoggiarsi ai motivi di ogni giorno anziché farsene fracassare le ossa attraverso la violenza e ,la pazzia... così molte composizioni e • la componente visiva hanno cambiato aspetto, e sono i caratteri di una musica priva di nevrosi e di saliscendi armonici, atmosfere dunque più compatte in cui larga parte è lasciata alla sezione elettronica ed ancora irruente l'uso dei fiati e della chitarra: si ha la sensazione di una drammaticità anc0ra non persa, ma più elementare e lineare, unita, in ultima analisi, a quella teatralità non persa, forse da rendere ancora più godibile e tagliente. Di una musica che era espressione popolare oltre che culturale e, lo ricordiamo, allargata al respiro di un possibile rock italiano, gli Osanna r,iescono a conservare gelosamente solo i1 l registro più superficiale e « materico » delle composizioni, mancando in loro la figura autentica, il soffio della terra, il suono che, un tempo, sgorgava dalle . viscere dell'uomo stesso, ed a cui il gruppo aveva dedicato i P,rimi anni di una ricerca scorrevole e vivace... •la scena può non perdere forme e contorni secondo semplici soluzioni; che si riapra l'articolazione jazzistica delle origini e che la genesi partenopea, così inte!ligentemenet filtrata fin qui non perda la propria {orza dialettica, quel vigore che le viene da un'inarrivabile poesia sociale. M. B. 55
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