la periferia di Santiago oppressa dalla povertà e dall.\ miseria. « Maria lo vedi / non basta nascere, crescere, amare / per trovare la felicità / Il momento crudele è passate> / ora i tuoi occhi si riempiono di luce / e le tue mani di miele». (Victor Jara). • Ed è il momento della grande speranza e della grande illusione, il periodo di Venceremos, l'inno di Unidad Popular: « Dalle profonde viscere della patria / s'alza :J clamore popolare / già si annuncia la nuova alba / tutto il Cile comincia a cantar / Vinceremo Vinceremo / mille catene dovremo spezzar / Vinceremo Vinceremo / la miseria sapremo "incere ». Ed è il tempo per fare conoscere tutta la creatività repressa nei difficili anni democristiani. Juan Capra, torna in patI'ia con le sue can zoni ironiche e amare, con la sua trasci-nante musicalità e la contaminazione di anni di esilio. Il riferimento a Cuba, agli eroi dell'America latina si fa esplicito, si cant.1 di Simon Bolivar, di Camilo Torres, di Inti Peredo, del Che Guevara. Il popolo liberamente si riconosce in questa rifiorita creativita, negli antichi ritmi dei balli dimenticati. C'è il riconoscimento ufficiale, lo spazio reale, non più costretto ai limiti delle avanguar,die. Ed è soprattutto Victor Jara, forse il più forte, il più « pericoloso •, che si impone con la sua sensibilità che supera l'individualismo tipico di molti cantautori illuminati, con una precisa visione della realtà, nei suoi aspetti più duri e difficili, senza cedere un solo passo al trionfalismo facile e poco stimolante. Sono anche i Quilapayun con la loro incantevole interpretazione della cantata popolare di Luis Advis Santa Maria de lquique. Una casa discografica che si oppone veramen te alla musica di plastica dei servi della CIA, la Discoteca del Cantar Popular. Poi i figli di Violeta Parra, Angel e Isabel, gli Inti Illimani che ormai conosciamo cosi bene. ·« L'odio è rimasto dietro / non tornare mai, continua verso il mare I Il tuo canto è fiume, sole e vento / uccello che annuncia la pace » (Victor Jara). Poi la crisi, il boicottaggio della DC, le azioni terroristiche della destra, il tradimento da parte dell'esercito, la mano americana che taglia ogni possibilità di aiuto esterno e orchestra la fi. ne. L'll settembre, pazzesca conclusione, il golpe, l'ultimatum ad Allende, i bombardamenti e i rastreHamenti quartiere per quartiere. Quanti morti? Domanda inutile. Alcuni riescono a scappare e cominciano la loro azione di lotta e di propaganda in tutto il mondo. Altri scompaiono. Si sa di certo che Victor Jara è stato trucidato nello stadio di San tiago; l'hanno ucciso dopÒ aveI'gli tagliato le mani perché non usasse più la sua grande ar-ma, la chitarra. Ma questa è solo la storia di un assassinio fra la moltitudine di omicidi compiuti in questo lunghissimo anno. « Con la chitarra ti dico / terra cilena I vivano la luce la pace / muoia la pena!» (Juan Capra). E ora, chi in patria in clandestinità, chi in esilio come profugo, si continua la lotta, ricominciando dal niente: « Per fortuna ho una chitarra / per piangere il mio dolore / ho anche nove fratelli / oltre a quello arrestato / tutti e nove sono comunisti / grazie a Dio, sì... » (Violeta Parra). E la musica resta un momento di contratto, un profondo vincolo, la coscienza di essere popolo e la posSopra: gli Inti I/limarti -, Sotto: /sabei Parra sibilità di farsi capire da tutti i compagni del mondo, con la fantasia, la ragione, la speranza che si traducono in suoni che pur essen,à_o tipicamente ed esclusivamente cileni appartengono a tutti gli sfruttati e oppressi. « Grazie alla vita che mi ha dato tanto / mi ha dato il riso mi ha dato il pianto / così io distinguo lq. pena e la gioia I i due elementi che fanno il mio canto / che è il vostro canto, il mio proprio canto I è il canto di tutti, il mio stesso canto» (Violeta Parra). Paolo M. Ricci 37
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