Muzak - anno II - n.12 - ottobre 1974

sua disponibilità nei confronti del pubblico e del!a sua potenza espressiva. Un disco a suo modo moderno, malgrado la formula sia più che nota, grazie anche alla presenza della sez·ione ritmica composta da Franco D'Andrea (Piano). Giovanni Tommaso (Basso) e Bruno Siriaco (batteria). che è ,poi •la medesima del 'Perigeo' e, forse, fa migliore sezione ritmica italiana. I tre non sono delile mediocri personaHtà che si sforzano, come spesso accade, di accompagnare il gigan-te straniero di turno. A·I contra,ro il dialogo risulta da pari a pari, e i tre, calandosi in un'atmosfera che poi 110n è ,per •loro la più congeniale, riescono non solo a sostenere egregiamente Griffin, ma anche a far sentire decisamente la loro voce. g. c. WEST BRUCE & LAING LivE 'N' Kickin' (Rso) Il gruppo, come è noto, non esiste più, i discografici, comunque, si divertono a produ,r- , re !l'inesistente. Musica dal vivo registrata circa un anno fa. Un d:s-co ohe non dice nulla, il mito dei Cream che cerca di fare ancora l'occhiolino ai vecchi innamorati del rock blues; il terribile Bruce che pontifica in tecnicismo e velocità dall' alto di montagne ,di amplificatori; il grasso West che gode ancora del suono necessariamente duro e secco nella speranza di scuotere U buon Jimi nella ,tomba; Laing, taciturno e arrancante, ·in secondo piano a zoppicare su ri,tmi arcinoti. Ma chi crede più in questa musica? I soliti timbri del glorioso passato, la forzata esal,tazione. la vibrazione tozza a tutti i costi. Quanto sono pesanti questi tre signori! Ma passi per i due Mountain, l'inaccettabile è vedere Bruce. si Jack Bruce, -ridotto in simili miserande condizioni. Tutto gratuito e vecchio e banale e scontato. Vi ricordate Politician? Con quel riff concitato e trascinante? Ci viene ripropos,ta n una versione che ci fa solo mettere in discussione i nostri gusti di un tempo. Ma forse bisognerebbe fare proprio questo. p. m. r. BLOOD, SWEAT & TEARS Mirror lmage (Columbia) Poche parole per questa ennesima fatica dei vecchi BST. Qualcuno ricorderà il jazz-rock di questo grup.po, sempre collegato alla musica dei Chicago, jazz-rock da non confonders•i con quello di Jan Carr e dei discendenti di Mhles Davis, jazz-rock strano e forzato, figlio di un'i,dea deM'eclettico Al Kooper, ten,tato daHa riscoperta di un jazz bandistico, ampio ed ellingtoniano, mentre ben altri fiori offrivano nuovi profumi nel giardino del jazz fine '60 indietro con ,i tempi allora i BST ora sono più che mai anacronistici anc·he perché il jazz-r-ock è diventato semplice rock con solo in più quell'aria da big band che, ti giuro cara, mi s,ta proprio qui. Ciò non toglie, mi ?are scontato, dei momenti di musica abbastanza baldanzosa e arzigogolata. Capitolo chiuso. p. m. r. AR SKLOFERIEN Folk Celtique (Vougue) Asso1lutamente sconosciuti in Italia gli Ar Skloferien godono di buona fama negli ambienti folk francesi. Si riallacciano alla tradizione bretone, alla mitologia celtica che già ha ispirato Stivell e i suoi Lyonnaise. I risultati, ::omunque, sono piuttosto diversi, diversa è if'ottica con cui si gua~da alla tradizione e al patrimonio popolare. L'operazione degli Ar Sk,lofeferien sa un tantino di neoclassicismo, anche per certi occhieggiamenti alla tradizione « cuHa » dei secoli .passati. Un recupero di stampo archeologico, neppure ri,spettoso, però, degli elementi fondamentali delila musica popolare, una contaminazione ,poco stimolante, una lettura in chiave bar·occa e country. Sì, un'americanizzazione del folk che suona un po' male, forzata e a volt,e, quando è maggiormente accentuata, fastidiosa. Soprattutto il banjo onnipresente rende monotona e spiacevole l'esecuzione di brani anche piuttosto interessanti e validi. Buoni in particolare i pezzi strumentali, non troppo curato il canto. p. m. r. LEON RUSSELL Stop ali that jazz (Shelter) Un drappello di famelici e hollywoodiani cannibali si stanno cucinando il terrorizzato Leone. Benediremmo l'antropofagia se davvero ci levasse di torno simili musicanti con rispettiva musica. Leone è un ottimo musicante, intendiamoci, però non ha capito niente. E' un ottimo intrattenitore, divertente, spigliato, grintoso quanto deve esserlo, senza mai esagerare, conscio dei limiti de! buon 'gusto borghese, della rispettabilità, ovvero non si sputtana mai troppo. Il bifido occhieggia a tutto e a tutti, potrebbe allietare anche il nonno sordo, oppure i convitati al banchetto in onore della prima comunione del figlio del conte. Beato lui che è cosi bravo e cosi eclettico capace di tulio: quello che quaolcuno ama chiamare un musicista completo. Ci impad roniamo del titolo di questo piacevol-issimo disco per dire basta a questa musica di cui facciamo volentieri a meno. Certo è meglio questa ultima fatica nei confronti del triplo Leon Live, ,per lo meno è più breve ... e buttatele via queste doti de 'sti tempi. Il trionfo della musica leggera, non una parola •di più. p. m. r. FAUSTO AMODEI L'ultima crociata (I dischi del sole) Abbiamo fina,!mente toccato il fondo! Certe cose le ho sempre pensate impossibili da realizzare. Cioè, i-I referendum è stata una cosa seria, non si può fare di tutto una pagliacciata, semmai con l'idea di fare invece dello spirito, dell'ironia, del sarcasmo. Questo tipo di parodia non può esistere più, è solo de- !eteria, allucinante. L'incredibile, poi, è farci addirittura un Lp; farlo uscire una setNmana dopo il referundum, poi, è il massimo. Capisco ancora un quarantacinque giri da distribuine gratuitamen,te nelle piazze, ma un Lp con tanto di copertina e di prezzo... Poi Amodei si ripete ormai da vari anni, con •le stesse rime, sempre uguali e scontate, con ques~o spirito che fa solo venire i nervi a chi è d',accordo con •lui e non tange neppure lontanamente chi dovrebbe essere « sconvolto » dalle sue frecciate. p. m. r. 31

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