IVAN DELLA MEA Ringhera (canzoni milanesi vecchie e nuove) (I dischi del sole) Periso, e spero, che Della Mea non abbia bisogno di presen,tazioni, ovvero do per scontato che tutti l'abbiano ascoltato almeno una vol,ta. Comunque, per quei fuori,dal-mondo che non l'avessero mai visto né senNto, -si può dire che Ivan Della Mea è... Della Mea è tarite cose, innanzitutto un ,compagno e- poi canta e fa canzoni, anche. Ha vissuto in modo viscerale, diretto e inteso la rinascita della canzone ,popolare e poli,tica, ma ha partecipa1o ancora di più ai fatti che hanno determinato questa rinascita. Cioè, vorrei dire che quel che DeHa Mea ,canta non è un qualcosa di letterario, ,uno stizio intellettuale, ma è innanzitutto la sua ,vita e ,la sua realtà, il suo rapporto diretto .di iritelleltuale con >la classe. Fin dal• la Ballata della piccola e grande violenza, ,c'è lo sforzo di non lasciarsi comprimer-e da cer!i ,p.udoni intel-lettualistici ,e anche la decisione di non lascarsi trascinare dalla facile retorica populistica di cui è piena la canzone poli,tica di tutto il mondo. Ivan Della Mea non è un irinologo, ovvero non scrive quelle canzon,i rare che muza vengono cantate sulle piazze (e anche quando ci prova, vedi Cara Moglie, si trova ·costretto a rinunciare a certe peculiarità tipiche del suo fare musica e quin.di a cedere a un compromesso indubbiamente limitante). Però molte delle s,ue canzoni sono entrate nella tradizione orale delle lotte degli operai e degli studenti, anche per questo loro essere in qualche modo più difficili di alitre, ma, come dire, più sentite. Delrla Mea si è imposto all'attenzione di tutti con un disco ormai storico, con quel /o so che un giorno che è tuttora una delle pagine più be,lle e stimolan1i di tutta la canzone poli,tica e non degli anni '60. So,npattutto la Ballata di Gic.,a:; che occupa tutta la seconda facciata mostra veramente -un modo nuovo di fare canzoni e di fare del proprio impegno ,un fa~to finalmente vivo ,e interessante anziché sclerotizzato schematico e paMoso. Le canzon•i della Ringhera sono state composte, neHa maggior parte, ,prima o contemporaneamente a /o so che un giorno e di quel perio.do presessantotto conservano certa freschezza e aggressivi•tà tipiche -di un periodo in cui si sente qualcosa di grosso nell' aria, una ,particolare creatività e voglia rdi vivere, ma ancora non ,si sa bene cosa possa essere. Cosi Della Mea ci ripropone vecchie ballate in milanese già uscile su disco ma quasi in,trovab•irli, ce le ripropone in versioni nuove che, per quanto si di,stacchino pocci dalla registrazione originale, mostrano una diversa maturità sia nell'interpretazione mus'ÌCa-· le che politica. Ovvero, chi canta è un personaggio più cosciente dopo le esperienze del '68, dopo Il Rosso è Diventato Giallo il cosiddetto « disco del casino» (disco al momento non troppo amato da Della Mea a causa delle passate esperienze non precisamente orto·dosse, ma che •invece noi riten,iamo per •lo meno, in parte, valido e bello), dopo la morte del grande amico Gian~i Bosio (i'I Gioan delle sue canzoni), dopo questo difficile e oggeaivo periodo di riflusso ,poHtico e creativo. Canzoni come El Me Gatt, La Canzon del Navi/i, La Cansun del Desperà, ecc. (canzoni spesso riprese da altri cantan~i come I Gufi, Giovanna Marini, Bruno Lauzi, Sandra Mantovani, ecc.) mostrano, ora, •urla vital-ità diversa, una capacità di esse-re attuaH, per quanto preci,samente ~oricizzate, inaspettata e veramente rara. Vi,cino a questa racc-oltà di canzoni del passato, Della Mea ha inserito due nuove ballate che trovano un punto di •incontro ,logico e non scontato con ,1e prime nell'uso del dia,Jetto milanese. Defla Mea s,tesso spiega, nelle note ,di coper~ina, che significato ha er lui usare ·:,1dialetto in questo momento, rimar-,diamo quindi a!,ie sud,detM note. Quel ohe ci preme, irwece, è segna,Jare una delle due nuove baJila,teperché ci pare di ritrovare 11eramente in essa una del-le cose migliori idi Della Mea. Parl-iamo di Mio Dio Teresa Tu Sei Bella, canzone che narra di un caso •di omioi•d•ioper eutanasia compiuto da un uomo, dal marito di Teresa. Una canzone non direttamente politi-ca, ma che appunto in questo esser !A.le in modo mediato trova la sua bellezza e I asua incisi,vità, nel ,presentare un amore che in qualche modo o per qualsiasi cosa risuHa sempre impossibile, un mondo di oppressi che ritorna senza che Della Mea lo voglia esplrioitamer1te -evocare. Eippoi il canto d'amor.e, cosi raro nella canzone poli•tica di marca intellettua•Je, finalmente si libera e per quanto, o forse proprio per questo, si trasformi in urlo e disperazione mantiene sempre una dignità e una coscienza che nulla hanno a vedere con la melodramatica del folk consumistico a noi tutti noto. Infine ila ballata nuova, di dodici minuti e trenta, Ringhera, sugli attentati fascis!i, la s1ora di questi anni vissuta da un uomo di Porta Ticinese (la ringhera è un'isti,tuzione architettonica tipica di certe vecchie case popolari milanesi), fino ai fatti di Brescia. Comunque non è tra le cose migliori di Della Mea, un po· monotona ed eccessi,vamente didascalica ed esplicità. JERRY GARCIA Garcia (Round Records) p. m. r. A dire ,il vero non ci aspettavamo ,mol4o di •diverso dopo le recenti prove ,del Mo~to Riconoscen·te. Ammettiamolo, ormai è fin troppo facile, anche Cap- •1ain Trip se ne è andato. Per ou,riosftà, dopo a11ereascoltato ques,to « incredibile» Garcia ho messo s,ul giradisohi Love Scene i•I pezzo composto e suonato da Jerry per la colonna ,sonora di Zabriskie Point di Antonioni. Cioè, due persone diverse, due morn:H diversi: non esiste ,che la stessa persona possa, ,in pochi anni, cambiare in questo modo. Ma accettiamo la realtà una vo14a per tutte, accettiamo ,la morte di questi miti putrefatti e anzi-ché costruirne altri, novellamente 27
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