Muzak - anno II - n.12 - ottobre 1974

Il fenomeno beatles esiste ancor priirna idei Beatles: è quel partiico1arissino fermento che scuole periodicamente tutto il mondo giovanile, so- .prattumo nei ,paesi a capita- ,Hsmo maturo, dagli anni del rock&roLI in poi. P,articolarmente miopi, o empiristi inteUet-tuali (« iio non l'ho capito: dunque non è esistito»), ci sembrano coloro che parlano di stas•i o vuoto fra il nirm::àitruhlirmentodeH'ultimo ,rock&robl e la .grande era Bealt!les. In reaJJ,tà ,i Bea,tles sono U1Jl caso fontunato della storia. I messia di una siruazione già vaigamente configurata in cerca della sua dir.ezione: iil bisogno d'una musica ohe fosse j,nsieme tantJe ailtre cose. E mito, anche. Ma .il bisogno di mità è una costante dei -gruppi sociailri:,scandalizzarsi o gridare ,aibl'empietà delile mode straccione non serve a nulla. Auspicare un mondo senza miti e pretesa per ora lontana e complessa. Ma qui si par,la di un mito tutto particolare: non l'uomo del destino, ma ciò che neHo stesso tempo in cui nasce si è già supera.te, è st,aito già ,~;uperato daUe cose e daLle pe11sone che ne hamno fatto un mito. In sintesi, ,se a volte (il più de]l}e volte) ili mito diviene moda, e ancora moda senza tempo e si riiproduce sempre uguale a se ,stesso (anzi: la costanza è una carat,ternstica fondata sul mito), nel caso nostro, nel caso dei Beatles svolta la fiun. zione catalizzante di un momento, •j,[ rmi-todecade, si trasforma in moda per i babbioni, cessa la sua funzione, corre ancora un po' per pura inerzia e poi cade. Ci pa20 re che questa parabola del mito abbia ,tutte le carte per riuscir credibile, ma abbia anche una conseguenza teorica interessante: i Beatles non sono mito •nel senso classico. E confondere i<Ifenomeno-beatiles (e le ,sue àmplica1Jioni sociaH) con il caso-beatles è come confondere l'intierruttore della luce con la corirenrte elettrica. C'era dunque una situazione, un humus su cui nasce iii fenomeno-beatles. In un articolo di terza pagina di Paese Sera, Gi,an- ~ranco Corsini, poneva come elemento d',anailisi iin vfa ipotet!ica alla base del fenomeno Beatiles ,]'apparizione e la richiesta di pamedpa1Jione deJ proletariiato urbano inglese e, contemporaneamente, la fondazione, da parte dei Beatles, di una nuova musica «popolare» (cioè che I1ifondasse in chiave rock alcuni sti,lemi oarattemstici deNa musica popolare inglese). Iu questo caso, crediamo, il fenomeno Beatles sarebbe per l'Inghi1l,terra ciò che che Ìll rock&roJ.I fu per gli Usa. Se almeno è vero, come tutta la cr.itica (non quella pseudo-crtltica che non riconosce dimensione sociale alla musica) ha abbondantemente riconosciuto, che il R&R è <la •risposta rabbiosa e non cosciente del proletariHo e sottoproletariiato urbano ghettizzato e depauperiZ1Jato sempre più in una società ,in eterno boom consumistico. Con questo di differenza: che in G. B. il fenomeno-beaitles mostra un proletlaruato iurbano estremamente complesso e sf.umato, usòto dagli schemi della cosiddetta delinquenza di borgata (eufemismo ;per ghetto), da,H'emulazione-odio per i borighesi, daUa risposta violenta a•lle Frustrazioni accumU'late: un proletariato, cioè, più cosciente e più proteso veriso un mondo liberato. Questa interipretaZJione, tuttavda, seppure fondamentalmente (o a,pparememente) com-etta, mostra alcune difficoltà. 1111 primo luogo la struttura del proletariato inglese non sembra così pronta a recepire fino in fondo Je istanze ,Hbertarie che gli si vogLiono attribuire. Poi, tanto meno, questo era vero ai primi deg,Ji anni '60. E ancora •sembra più reale l'ipotesi che questa massa di giovani inglesi avesse discriminanti di classe moHo meno nette. Frange consistentis,sime di piccola bo:rghesia, di bovghesia media e alta (in minor misu.a) sono più che present,i nel fenomeno-beatles in G. B. C'è da dire anche, per sov•rammercato, che le ripercussioni « iinternaziomllli» del fenomeno-beatles assumono caratteristiche via via cangianti. I,) che, con ogni buon senso, è possibile solo per un fenomeno culturale es•tremamente sfumato anche da un punto di vista socia-le. Cosi in Italia, per non fare che u.n accenno, la beatlesmania ha, in 1inea di massima, ca,ratteristiche di svecchiamento de}la cultura e della morale tradizionale, ma nul,la di più. Ma toriniamo fa G. B. ed è ~acile che ci rendiamo conto ohe ,in ,realtà il fenomenoBeatles irisponde a una nuova richiesta di vastissime masse giovani,lti: l'imporre cioè, ,ait~ravel'Soun elemento « nt,-utro » come ,la mus>ica, una vera e prop,ria teoria di nonme morabi e cUJtlurali. Nasce il pop, aiè, nel senso più pieno (e dll[lque ambiguo) della parola: come risposta a un mondo •totalmente !'eificato e mercificato, (Che poi anche i Beatles entrino iin questi meccanismi .non stup.isce e non vuol dir nuHa e, soprattutto, nulla toglie a,J,ta nascita a<lternativa del fenomeno). Basterebbero :i ,testi: tutti tesi a riproporre (,senza staccarsene con Ja violenza zappiana) un'dmmagine dei l!'apporti e della vita capovolta, nel senso di un Iiintracciamento di nuovi valori, utopisticamente veri, fisicamente vissuti. Una rispootia cioè aUa canzonetta imperante, con i suoi Amorii, Cuori e Abbandoni. Una raffinatezza mustlcale (<!i armonie e strumentazione, soprattutto) che si oppone contemporaneamente ai falsi sinfonismi e aHe semplùfioazioni umilianti del R&R. Ma ancora, come si diceva, iii fenomeno-Beatles è un momento unificainte di un'esplosione già covata, cosi come, a dtlffere'n-ti,ssimo live1'lo, i,l '68 fu solo <l'ultima coblettiva esplosione di una insofferenza da tempo esistente. E' ohiaro dunque ohe anche musicalmente e « .artisticamente» la novità dei Beatles sta tutta chiusa nell' aver trovMo una risposta soddisfacente a nuovi bisogni: il ballo non è ,più parte integrante, • ma •assume I' odierna funzione di libertà e riiscoperta del corpo; le .

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