Muzak - anno II - n.10-11 - agosto/settembre 1974

un P01 SULLdRICERCd (ìio1w1110 Marini coro perdeva un buon minuto a parlottare con gli altri, non capivo nemmeno di che. Allora, dopo un po·. irritatissima, per ri• sparmiare nastro, appem, finivano di cantare bloccavo il registratore col bottone del microfono. Dopo un anno giusto ho riascoltato quel materiale: ho ricordato tutta la scena: la sbronza finale, le danze con cui avevamo concluso la registrazione. il registratore che andava, ormai abbandonato. per conto suo. I miei inte• ressi erano cresciuti, più che la linea melodica mi interessavano le parole. il modo di cantare. e ho rimpianto amaranente quei blocchi di nastro che avevo fatto fra strofa e strofa. Infatti. riascoltando, mi ero aC• corta che quel parlottio altro non era se non l'esposizione in prosa dei versi che avrebbero seguito. esposizione che il capocoro faceva per rinfrescare il coro e anche per concordare il testo con gli 56 altri, visto che molte sono le varianti possibili a un testo, soprattutto quando è così lungo e così antico. Mi sono accorta anche. al riascolto, come avevo disturbato tutta la prima parte della registrazione, indirizzando il discorso verso gli argomenti che a quei tempi mi stavano più a cuore. arrivando fino a distorcere I'intero senso di un brano, in un modo evidente. Dal tipo di pressioni esercitate sui poveri cantori. attraverso do• mande, interruzioni, insistenze, mi sono ricordata. ascoltando quel nastro. quali erano i miei precisi interessi di allora, le mie fissazioni, i miei pallini. Poi il nastro ha incominciato a scorrere indisturbato. evidentmente io ero stanca. bevevo e dimenticavo, ed è apparsa finalmente la personalità del capocoro e degli altri cantori. Aneddoti, racconti, ricordi, il ritmo dei vari saltarelli suonati all'organetto mentre ballavamo, un dialogo splendido fra uno dei cantori e la moglie che era venuta a chiamarlo per la cena. E ho capito che la ricerca va fatta in un modo totalmente opposto. I nostri interessi, infatti. possono cambiare di giorno in giorno, di evento politifo in evento politico, e quindi. se ricerchiamo in base a questi nostri interessi opereremo sempre una deformazione. Importante, nella ricerca, è soprattutto mantenere intatto l'animo e il mqndo culturale di quelli che vengono intervistati. Noi ci precostituiamo un'idea precisa di quel che deve essere secondo noi la famosa cultura proletaria (contadina. operaia) e così non siamo più capaci di coglierla quando si esprime diversa• mente da come la avevamo pensata noi. Quando dopo molto tempo. anche anni, riascolto uno dei miei nastri, mi accorgo spesso dell'im• portanza di certe espressioni, forme, racconti, sui quali prima avrei glissato tranquillamente considerandoli "non cultura proletaria". E' difficile arrendersi e capire che (grazie al cielo) il proletariato è in continuo movimento. e così la sua culura che è molto più aderente della nostra ai fatti e ai mutamenti di ogni giorno. Quando i contadini cantano per quarte la cosa è senz'altro notevole e "altra". ma lo è anche se cantano per terze. infatti, diverso è il motivo per cui cantano per terze. diversa la tensione, diversa la rabbia. Ora registro lasciando il nastro "in libera". Ne vengono fuori dei casini tremendi. ma è molto più stimolante sentire un nastro così apparentemente confuso che quegli altri nastri mortuariamente ordinati: una delle cose buone della ricerca è proprio l'incontro. L'incontro con gente ricchissima è sempre mobilitane, e quindi il nastro è solo un modo per fissare questa ricchezza che mi serve proprio da alimento. Direi. al limite, che quando ci si accorge che il registratore ha più che altro una funzione di impedimnto, di freno, di presenza scomoda, è quasi meglio spegnerlo e affidarsi alla memoria e soprattutto al "senso" generale che viene fuori dall'incontro. E poi, bisogna anche pensare in che modo si inserisce oggi la ricerca. I mezzi di comunicazione di massa arrivano dappertutto, nasce una nuova forma di cultura proletaria e, soprattutto, di comunicazione. Per esempio, in Puglia, a Ostuni, incontro un falegname di grande talnto. Parla CO· me un poeta, e canta. Si chiama Tonino Zurlo. Ci incontriamo spes,o. parliamo. io lo registro sempre, alla fine facciamo degli spettacoli assieme, e allora lui, per la prima volta. sente il mio discorso e le mie canzoni. Un bel giorno mi dice: "Giovà, avrei bisogno di uno dei tuoi nastri di canzoni pugliesi. perché, sai, mi sono accorto, quando tu le canti e le spieghi. che mi stimolano molto. e compongo subito una poesia o una canzone". Dico: "Ma come, tu non le conosci. queste canzoni?''. ''No. io ho sempre sentito il juke-box. da quando sono nato, alle cose cam· pagnole non ci ho mai fatto caso". Rido e dico •"Va bene, un giorno te li farò sentire", ma so che lui non ha nessun bisogno di sentirle, perché sono già dentro di lui. Quelle canzoni. quei ter• mini, infatti, sono tutti presenti nelle sue composizioni, anche se sotto una forma diversa. • lo ho bisogno di studiare quei nastri. non lui. La ricerca è molto importante. e non solo per noi. ma anche per il ''portatore". è ,empre un fatto creativo. Quante volte ho visto il vecchie!· to che si riascolta s~uotendo la testa e dicendo "No, non è cosi, non va bene". e chiede di rican• tare lutto perché come l'ha fatto prima è sbagliato. Questo lo fanno dopo un po', quando improvvisamente si accorgono che non stanno lì solo per accontentare uno sfizio di un cittadino. ma per un ·operazione che in qualche modo qualifica il loro mondo culturale. Allora si sente proprio una tensione diversa. cercano di ricordare le parole esatte. correggono le melodie: alla seconda o terza volta che ci si incontra si presentano con dei foglietti dove si son segnati le canzoni per non scordarle, allora veramente la ricerca diventa creativa. Quando si rnggiunge quel livello ci si accorge che la ricerca non è finita con qualche canzone in più, m,1 con dei nuovi collaboratori. Maria Teresa Viarengo ha veramente lavorato con Gianni Bosio e Franco Coggiola (si tratta di una straordinaria portatrice di Asti, che ha fissato le pagine più belle e importani della narrativa epicoIirica piemontese) ed è diventata protagonista e punto di riferì• mento di quel mondo culturale. Lo stesso per Palma Facchetti, o per Dante Bartolini. Quando poi il cantore si associa alle cantate pubbliche, ai festival. agli spettacoli di cultura popolare. che promuoviamo in giro, incomincia una crescita formidabile, sia di capacità creativa che di coscie.nza politica, allora direi che la ricerca ha veramente assolto il proprio compito. Giovanna Marini

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==